Allarme primarie per Joe Biden
ll numero delle schede bianche nel Michigan ha superato le aspettative: è l'effetto della protesta organizzata dalla base dem contro la brutale guerra di Israele a Gaza
Nei giorni precedenti le primarie democratiche nel Michigan, secondo quanto trapela, la Casa Bianca e lo staff della campagna per la rielezione del presidente Joe Biden stavano «impazzendo» per la spinta popolare di protesta contro la sua gestione del conflitto Israele-Gaza, che spingeva gli elettori a votare scheda bianca. Con i voti ora espressi e conteggiati, è facile capire perché. Le schede bianche sono arrivate seconde alle primarie del Michigan con il 13%, per un totale di poco meno di 101.000 voti individuali, il che è un segnale straordinario nei confronti di un presidente in carica da parte degli elettori destinati a essere i suoi sostenitori più coinvolti.
La campagna, durata tre settimane, ha superato il traguardo prefissato di diecimila voti in poche ore. I critici, non senza ragioni, hanno detto che era stato fissato un obiettivo basso per superare le aspettative. Eppure, alla fine della serata, il totale finale era più che decuplicato. Si tratta di una percentuale più alta e di circa cinque volte il totale delle schede bianche contro Barack Obama nelle primarie statali del 2012. Quello fu un anno in cui le possibilità di rielezione di Obama furono considerate a rischio, a causa del calo dell’indice di gradimento dell’allora presidente, che era tuttavia ancora superiore di sette punti rispetto all’attuale consenso di Biden, ai minimi storici.
Le schede bianche sono state molto maggiori di quelle delle primarie repubblicane del Michigan quattro anni fa, quando il probabile avversario di Biden, Donald Trump, era l’impopolare presidente in carica in lotta per la rielezione, ma vedeva solo il 4,2% (28.485) degli elettori del suo stesso partito metterlo in guardia allo stesso modo. Si tratta dunque sia di un risultato organizzativo mozzafiato che di una testimonianza del malcontento quasi senza precedenti degli elettori democratici nei confronti del proprio presidente.
La campagna Listen to Michigan, organizzata da un ampio gruppo di attivisti che comprende, tra gli altri, giovani elettori, arabi e musulmani americani, democratici locali e organizzazioni di sinistra come i Democratic socialists of America (Dsa), è riuscita a raggiungere questo obiettivo in sole tre settimane di lavoro e con pochi soldi. Il sostegno di più alto profilo è stato quello della deputata e membro dei Dsa Rashida Tlaib, duramente attaccata dai media per aver sostenuto questa campagna, e dell’ex deputato Beto O’Rourke. Tutto ciò avviene nel mezzo di una competizione per le primarie democratiche che è stata appositamente modellata per soffocare l’opposizione a Biden e agevolare la sua strada verso le elezioni generali, dalla riorganizzazione senza senso del programma delle primarie per favorire il presidente, all’annullamento dei dibattiti e alla privazione dei pochi sfidanti sia degli spazi di comunicazione che dell’accesso al voto.
Ancora più inquietante per Biden è il segnale che questo risultato da sulle sue possibilità di vincere lo Stato chiave del campo di battaglia a novembre. Il margine di vittoria di Biden lì quattro anni fa era di circa 155.000 voti, non molto più del numero delle schede bianche. E ciò è avvenuto in condizioni storicamente favorevoli, quando Biden aveva molto più consenso, e come risultato di una determinata campagna condotta da molti degli stessi gruppi e singoli individui ora coinvolti nell’invito a votare scheda bianca.
Forse ancora più significativo è il margine di vittoria di undicimila voti avuto da Trump nel 2016, quando l’affluenza democratica alle urne è stata depressa dalla mancanza di entusiasmo, stessa cifra che la campagna Listen to Michigan aveva scelto come obiettivo da raggiungere per le schede bianche. Come ha detto il sindaco di Dearborn Abdullah Hammoud: «Non siamo abbastanza forti da far vincere un candidato. Ma siamo abbastanza farne perdere uno».
Come previsto, ieri sera le schede bianche hanno battuto il presidente di sedici punti nel Dearborn, fortemente arabo e musulmano, dove Biden aveva vinto nel 2020 con il 74% dei voti. Allo stesso modo, la contea di Washtenaw, sede di college statali tra cui l’Università del Michigan, ha visto le schede bianche portare a casa il 17% dei voti, segno della disapprovazione dei giovani elettori per il sostegno incondizionato di Biden alla guerra. Entrambi i gruppi sono stati elementi chiave della coalizione vincente di Biden su Trump nel 2020, non solo nel Michigan ma a livello nazionale.
Tutto ciò equivale a un messaggio clamorosamente chiaro a Biden su Gaza da parte della base democratica, un messaggio che il presidente sta cominciando a capire. Alla vigilia del voto, Biden ha detto ai giornalisti in una rara apparizione televisiva che la sua «speranza» è quella di ottenere un cessate il fuoco entro lunedì prossimo. Il rappresentante della California Ro Khanna – che ha visitato il Michigan e ha esortato Biden dietro le quinte a cambiare rotta su Gaza per paura che potesse costargli le elezioni – ha detto che l’annuncio di Biden non è stato una coincidenza. L’ex segretario alla Difesa Mark Esper ha detto alla Cnn che i funzionari israeliani con cui ha parlato sono rimasti «sorpresi» dall’affermazione di Biden, aggiungendo che «un cinico potrebbe dire che il presidente Biden ha detto questo perché siamo alla vigilia dell’ultima notte delle primarie del Michigan, dove una cosa del genere avrebbe avuto una buona risonanza tra gli arabi e i musulmani americani».
Ciò che non è chiaro è se Biden abbia davvero intenzione di arrivare fino in fondo. Nella stessa intervista, Esper ha rivelato che i funzionari israeliani erano confusi dalle parole di Biden, poiché ciò che volevano era la richiesta di una «pausa» o di un «cessate il fuoco temporaneo». La notizia più recente è che l’amministrazione ha dato tempo a Israele fino alla metà di marzo per mettere per iscritto che lascerà entrare gli aiuti umanitari a Gaza e che non violerà il diritto internazionale se prenderà armi americane, cosa che il Dipartimento di Stato certificherà entro la fine del mese. Ciò lascia pensare che se un cessate il fuoco non arriverà entro lunedì, Biden concederà a Israele almeno un altro mese per condurre la sua guerra prima di considerare lo stop al rifornimento di armi.
Anche se un cessate il fuoco dovesse arrivare, non è chiaro se assumerà la forma permanente richiesta dagli attivisti di Listen to Michigan, o se si avvicinerà a ciò che i funzionari israeliani stanno immaginando. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di portare avanti l’assalto israeliano a Rafah – dove 1,4 milioni di abitanti di Gaza sono stati rinchiusi con la falsa pretesa che sarebbe una «zona sicura» – dopo una pausa che durerà al massimo due mesi, che potrebbe rendere il cessate il fuoco funzionalmente privo di significato.
Sebbene alcuni elettori delusi, come gli organizzatori della piccola campagna Abandon Biden, considerino il loro obiettivo convincere gli elettori a saltare le elezioni presidenziali e infliggere una sconfitta politica a Biden, i sostenitori di Listen to Michigan hanno esplicitamente inquadrato il loro sforzo come un modo per scuotere la Casa Bianca e dare a Biden la possibilità di riconquistare i propri voti. Resta da vedere se ascolterà: secondo Politico, «lo staff presidenziale continua a credere che chi ha votato oggi scheda bianca voterà Biden a novembre quando avranno di fronte una scelta difficile».
Si tratta di un rischio enorme, soprattutto per lo stesso presidente. Biden ha scommesso sul restare nella memoria come colui che ha sconfitto Trump nel 2020 ed è entrato in carica con l’ambizione di diventare un leader storico e consequenziale. A lungo risentito per la tendenza del team di Obama a guardarlo dall’alto in basso, Biden ha amato la narrazione crescente all’inizio della sua presidenza secondo cui era un leader più audace del suo ex capo.
Ignorando le richieste degli elettori a favore del cessate il fuoco – che ora rappresentano la stragrande maggioranza non solo del suo stesso partito ma praticamente di ogni gruppo demografico negli Stati uniti – Biden rischia di essere ricordato come un disastroso presidente durato un solo mandato che ha diviso il suo stesso partito e e ha portato al potere una presidenza Trump molto più virulenta e radicale, tutto grazie a una determinazione ostinata e sempre più inspiegabile a sostenere la guerra impopolare e atroce di un governo straniero.
Secondo quanto si apprende, lo staff del presidente lo ha «tenuto in una bolla» riguardo all’insoddisfazione degli elettori per la sua politica sul conflitto di Israele a Gaza. Se questo risultato del Michigan non la fa scoppiare, dovrebbero intervenire e farlo loro stessi.
*Branko Marcetic è collaboratore di JacobinMag, dove è uscito questo articolo. Ha scritto Yesterday’s Man: The Case Against Joe Biden. La traduzione è a cura della redazione.
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