Aoc ha ragione: lei e Biden non sono dello stesso partito
Alexandria Ocasio-Cortez sostiene che in un sistema meno assurdo di quella statunitense lei e il candidato dell'establishment democratico non starebbero nella stessa squadra
Alexandria Ocasio-Cortez ha ragione. Lei, Bernie Sanders, e i milioni di uomini e donne della working class americana, pronti a combattere per la «rivoluzione politica», non dovrebbero stare nello stesso partito politico di Joe Biden. Il fatto che siano tutti Democratici rappresenta uno dei principali motivi di frustrazione della politica statunitense.
In una recente intervista al New York Magazine, Aoc (Alexandra Ocasio-Cortez) ha lasciato intendere che il pensiero di una presidenza di Joe Biden non la faceva particolarmente felice – per dirla in maniera educata. Secondo l’articolo, Aoc ha tirato un sospiro, per poi confessare: «Oddio. In qualsiasi altra nazione, Joe Biden e io non saremmo stati nello stesso partito, ma negli Stati uniti è così».
Ovviamente, i commenti di Ocasio-Cortez hanno alzato un polverone. Ben McAdams, il rappresentante dei Democratici nel quarto distretto dell’Utah, si è scagliato contro Aoc per essersi dimenticata, in teoria, che come Democratici «siamo tutti della stessa squadra». Fred Guttenberg, un importante sostenitore dell’uso sicuro delle armi, ha definito il suo intervento «disturbante e sbagliato». E molti liberali hanno formulato su Twitter variazioni sul tema del «Perché allora non entri in un altro partito?».
Ma siamo davvero tutti della stessa squadra? La distanza politica che separa Aoc e Bernie Sanders da un lato, e Joe Biden dall’altro, è scioccante. Non sono nella stessa squadra quando si parla delle rispettive visioni degli Stati uniti – e grazie al cielo.
Sul Medicare for All, l’assistenza sanitaria gratuita per tutte e tutti? Aoc e Sanders credono che la sanità sia un diritto, e che dovrebbe essere garantito a tutti dalla nascita alla morte da un intervento pubblico. Biden non è d’accordo, e appoggia il sistema di assicurazioni sanitarie private che manda in bancarotta milioni di persone ma riempie le tasche dei milionari.
Sull’ambiente? Aoc e Sanders propongono un Green New Deal multi-miliardario che trasformerà la nostra economia, spingendoci rapidamente verso il cento per cento di energie rinnovabili per scongiurare gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico. Dall’altro lato, come riporta diffusamente il Sunrise Movement nelle sue pagelle dei candidati, il piano di Biden è assolutamente inadeguato, sotto ogni aspetto, di fronte alla gravità della situazione. Il genere di transizione tiepida verso fonti rinnovabili che Biden caldeggia è talmente insufficiente da essere, per usare le parole di Aoc, «una forma di negazionismo».
Sull’incarcerazione di massa? Aoc e Sanders vogliono porre fine a questo fenomeno. Biden ha costruito la sua carriera spingendo Ronald Reagan da destra per alimentarlo.
Sulla previdenza sociale? Aoc e Sanders vogliono espanderla in maniera consistente. Biden ha ripetutamente tentato – prima negli anni Novanta e poi ancora nei primi anni Dieci – di ridurla fortemente.
Sul diritto all’aborto? Aoc e Sanders sono nettamente favorevoli. Biden è sempre stato ambiguo.
Sulla guerra? Aoc e Sanders si oppongono con forza alle azioni militari statunitensi all’estero. Biden ha votato a favore della guerra in Iraq ed è uno dei principali falchi di Washington da decenni.
Questi non sono candidati che partecipano alle elezioni sulla base di uno stesso programma politico o che sono fatti della stessa pasta. Aoc, Sanders, e altri socialisti democratici affrontano la campagna elettorale esclusivamente grazie al supporto dei volontari e dei sostenitori della working class. Al contrario, Biden (e Pete Buttigieg, Amy Klobuchar, e quasi tutti gli altri Democratici) si fanno finanziare le campagne elettorali da Wall Street e da altri grossi donatori, e le fanno gestire a consulenti mercenari.
La nostra disfunzionale coalizione di partito
In qualsiasi sistema politico ragionevole, agli elettori sarebbe presentata la scelta tra la visione promossa dai socialisti democratici come Aoc e Sanders e la visione – se così vogliamo chiamarla – dei politici di professione come Joe Biden. Un sistema del genere non è quello degli Stati uniti. O almeno, non ancora.
Ciò è dovuto in gran parte al peculiare ordinamento costituzionale della politica statunitense. Un sistema elettorale in cui chi vince si prende tutte le circoscrizioni è una grossa fetta del problema (un sistema basato su una rappresentanza proporzionale sarebbe infinitamente preferibile). Ma lo è anche l’ingombrante influenza delle elezioni presidenziali, che portano a campagne nazionali incredibilmente lunghe nelle quali i candidati di partiti terzi sono sempre accusati di far disperdere il voto – così come le leggi fortemente restrittive sul diritto di voto in molti stati.
In assenza di un sistema multipartitico, negli ultimi anni i candidati dissidenti hanno compiuto la maggior parte dei progressi concorrendo all’interno dei due principali partiti. Come risultato, il recinto che segna i confini delle idee politiche accettabili si è ampliato molto su entrambi i fronti.
Pochi al Congresso sembrano essere felici di questa nuova situazione. Come nota Aoc, «I Democratici rischiano di stare in un calderone troppo grande». Parlando da una prospettiva radicalmente differente, l’ex-speaker Repubblicano della Camera Paul Ryan ha rilasciato una dichiarazione simile a Politico – andando più vicino al nocciolo della questione – nel 2018: «Ryan [ha detto] che lo scorso autunno la frattura interna al Partito repubblicano aveva quasi reso impossibile governare. ‘In pratica guidiamo una coalizione di governo’, si era lamentato, ‘senza i vantaggi di un sistema parlamentare’».
Le idee politiche di Paul Ryan possono risultare odiose, ma in questo caso ha detto una cosa giusta. In qualsiasi altra nazione, il team di fanatici di destra di Trump, un Repubblicano auto-proclamatosi «rispettabile» e partigiano dell’austerity come Paul Ryan, la cerchia di social-liberali amici delle grandi imprese di Biden-Buttigieg-Clinton-Obama, e i socialisti democratici come Aoc e Sanders farebbero parte di quattro diversi partiti.
Questi quattro partiti si candiderebbero l’uno contro l’altro alle elezioni, presentando agli elettori quattro differenti visioni del futuro del paese. Con una media di circa settanta campagne elettorali congressuali, per esempio, che sono vinte con uno scarto di voti inferiore al dieci percento, lo scontro principale potrebbe verificarsi tra i sostenitori di Ryan e quelli di Biden. Nei restanti 365 seggi, negli attuali feudi Repubblicani i ballottaggi potrebbero coinvolgere Ryan e Trump, mentre nei feudi democratici Biden potrebbe trovarsi a sfidare Aoc.
Il risultato finale potrebbe somigliare all’attuale Congresso, senza un partito con la maggioranza assoluta. A quel punto potrebbero formarsi delle coalizioni, attraverso negoziazioni formali con accordi chiari stretti tra i vari partiti.
Ma il vantaggio principale in una situazione del genere sarebbe rappresentato dal testare la popolarità dei quattro programmi principali in una vasta porzione di elettorato.
Invece, negli Stati uniti queste battaglie vitali tra visioni molto diverse hanno luogo durante le primarie, elezioni con scarsa affluenza alle urne e pochi elettori che fanno pesare il loro voto. Ancora peggio, la lealtà politica dei candidati è di solito poco chiara, perché molti candidati hanno paura di alienarsi le simpatie di una fetta di elettorato. Come risultato, la maggior parte delle persone ha una comprensibile difficoltà, in cabina elettorale, a comprendere a quale fazione politica interna ai partiti esistenti appartenga un determinato candidato.
Questo è precisamente il problema che i partiti formali sono stati chiamati a risolvere. Non sorprende che vari partiti siano comparsi in quasi tutte le democrazie funzionanti. Identificare le decine di migliaia di politici che si candidano a ogni ciclo elettorale con un partito politico significa rendere più trasparenti le decisioni complicate. L’obiettivo è permettere a un elettore di scegliere facilmente il candidato più vicino alle proprie idee politiche.
Il sistema partitico guasto degli Stati uniti non svolge questa semplice ma essenziale funzione. I partiti statunitensi oggi sopravvivono come una caotica e solo lontanamente logica coalizione di tendenze politiche anche molto differenti. Un elettore che ha sempre votato Partito democratico potrebbe supportare un candidato favorevole alla guerra, ambiguo sull’aborto, contrario all’assistenza sanitaria gratuita e negazionista del cambiamento climatico – o un socialista democratico.
È necessario un cambiamento profondo. Come uscire da questo incubo democratico è la grande domanda degli anni Venti, anche se non ci sono soluzioni semplici. Ma quale che sia il luogo da cui proverrà il cambiamento, Aoc ha sicuramente ragione quando dice che il sistema partitico attuale negli Stati uniti è assurdo, la parodia di una democrazia. Lei e Biden non appartengono allo stesso partito. Nessun partito è grande abbastanza per entrambi.
*Neal Meyer è membro dei New York City Democratic Socialists of America e della Citywide Leadership Committee. Questo articolo è uscito su Jacobinmag.com. La traduzione è di Gaia Benzi.
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