
Eddie Murphy merita di più
Ne «Il principe cerca figlio» compaiono anche star di Nollywood e sta sfondando nei cinema africani. Ma il suo protagonista ha dimostrato di saper fare molto meglio
Il principe cerca figlio non è un bel film, e nemmeno finge di esserlo. Un sequel del film di successo del 1988, Il principe cerca moglie, sciatto, scritto male, spudoratamente nostalgico e rattoppato dalle gag del vecchio film e persino da pezzi del vecchio film.
Tuttavia la gente vuole vederlo, perché desideriamo ardentemente un film con cui rilassarci, che ci ricordi i tempi in cui ci divertivamo al cinema. Personalmente, pagherei 30 dollari per vedere una buona commedia nuova, davvero buona, con risate scintillanti a crepapelle. Diavolo, anche 40 dollari, per guardarlo diverse sere di seguito, e ancora per tutto il resto dell’anno. Non posso permettermelo, ma ne varrebbe comunque la pena.
E magari per vedere questa commedia dopo la pandemia, in una sala piena di gente, dove ridere tutti insieme in quel modo fa sembrare le parti divertenti ancora più divertenti? Per quello arriverei a pagare 50 dollari.
Il principe cerca figlio non è sicuramente quel genere di commedia, ma ha già avuto molto successo (Anche se non può eguagliare lo stupefacente status di mega hit del primo film, che incassò quasi 300 milioni di dollari in tutto il mondo).
Chi ha visto Il principe cerca moglie da giovane, in particolare le famiglie allargate che hanno scoperto di poter ridere tutti insieme, raccontano storie commoventi delle loro nonne, padri e fratelli che citano battute, rifanno intere scene con dialoghi prolungati. È stato un film particolarmente apprezzato dal pubblico nero.
Ambientato in un regno africano fantastico, prospero e autosufficiente che anticipava la Wakanda di Black Panther, il film presentava un cast quasi completamente nero, al di là dei ruoli da protagonista di Eddie Murphy nella parte del principe Akeem e di Arsenio Hall in quella di suo amico e attendente Semmi. Il film praticamente traboccava talento nero. Non solo, Murphy e Hall interpretavano più ruoli, a volte irriconoscibili dietro una pesante mano di trucco: il leggendario attore James Earl Jones interpretava il re Jaffe Joffer di Zamunda, il brusco padre del principe Akeem; Madge Sinclair (Radici, Il Re Leone) recitava la parte della madre di Akeem, la saggia regina Aolean; John Amos (Radici, The Mary Tyler Moore Show) era Cleo McDowell, il padre della principessa scelta da Akeem, Lisa (Shari Headley), e orgoglioso proprietario di McDowell’s, il locale di hamburger con «archi d’oro» davanti che serve «Big Micks» e che non è in alcun modo correlato a McDonald’s.
Molte parti minori erano affidate ad attori notevoli come Frankie Faison (The Wire) nel ruolo del padrone di casa di Akeem e Semmi, Samuel L. Jackson era il rapinatore arrabbiato, Vondie Curtis-Hall (Chicago Hospital, Daredevil) il venditore che cade in ginocchio nel Queens davanti al principe sotto copertura Akeem, e Cuba Gooding Jr. (Boyz in the Hood, Jerry Maguire, Selma) era il ragazzo sulla sedia da barbiere.
Era un progetto di Eddie Murphy. La sua società lo aveva prodotto, aveva avuto l’idea della storia, aveva creato i personaggi e recitato, ai tempi in cui era la star più pagata in assoluto. Il principe Akeem Joffer è un ruolo insolitamente contenuto per Murphy, che consente a molti altri talenti comici di brillare. Il suo principe Akeem è un naif dal temperamento dolce che non conosce altro che coccole reali e belle giovani donne che spargono petali di rosa davanti a lui ovunque vada.
Alla ricerca di una futura regina che sia una persona completa invece di una splendida nullità, va a cercarla nel Queens, a New York, accompagnato e talvolta ostacolato da Semmi. In tempi più veraci e pre-gentrification, Murphy nei panni di Akeem suscita risate gettandosi con tutto il cuore in quella che considera la vita tipicamente statunitense, entusiasta del suo appartamento infestato dai topi e del suo lavoro di pulizie da McDowell.
Il sequel fatica a contenere tutti i personaggi preferiti e gli elementi della trama del primo film, al punto che ha fatto notizia che Jackson non sarebbe tornato a fare il rapinatore o ha suscitato tristezza generale che la defunta Madge Sinclair non poteva tornare a interpretare la regina. Ma quasi tutti gli altri attori sono tornati e sono stati scritti ruoli aggiuntivi per accogliere nuovi talenti e la nuova trama.
La salute del re Jaffe Joffer sta peggiorando, il che significa che il principe Akeem presto governerà il regno e inizia a preoccuparsi di avere tre figlie in una nazione in cui solo un erede maschio può salire legalmente al trono. La figlia maggiore, la principessa Meeka (Kiki Layne di Se la strada potesse parlare), avendo passato tutta la vita a prepararsi a succedere a suo padre, non è molto contenta. Il signore della guerra sovrano di un paese vicino, il generale Izzi (interpretato con generoso entusiasmo da Wesley Snipes), è disposto a mantenere relazioni pacifiche solo nel caso sua figlia sposi un figlio del principe Akeem. Così, naturalmente, Akeem deve tornare nel Queens ora gentrificato per individuare il cosiddetto figlio illegittimo, Lavelle Junson (Jermaine Fowler), nato da un breve incontro – col principe Akeem drogato e privo di sensi – con Mary Junson (Leslie Jones).
Il riferimento a così tante vicende del film del 1988 mette in luce le situazioni spigolose, le caricature generali e l’umorismo maleducato che erano comuni nelle commedie tradizionali allora e sono sorprendenti ora. Ad esempio, quando Akeem e Semmi tornano nel Queens, scoprono che tutto è cambiato tranne il My-T-Sharp Barber Shop, che è fatiscente e coperto di graffiti come sempre, e gli stessi quattro vecchi – ora decrepiti – stanno ancora da quelle parti. I barbieri di Gabby, il signor Clarence (Murphy) e Morse (Hall) e Sweets (Clint Smith), più il cliente perpetuo Saul (ancora Murphy), salutano i visitatori di Zamundan con grida di benvenuto come «Ehi, ci sono Kunta Kinte e Ebola!», «Pestilenza e Blood Diamond!» e «Nelson Mandela e Winnie!».
Ci sono anche attori e artisti provenienti da paesi africani. Nomzamo Mbatha, un importante attore sudafricano, interpreta l’hairstylist reale, uno dei ruoli principali, e Marembe, che è legato Lavelle, e il cantautore e produttore afro-pop nigeriano-americano Davido compaiono in un cameo. Fanno parte della strategia generale che garantisce la popolarità internazionale del film:
A livello globale, Amazon Studios ha collaborato con distributori locali nigeriani e sudafricani, distribuendo il film in entrambi i paesi. Il film è attualmente il più visto in Nigeria e Africa occidentale e rappresenta il debutto più visto tra quelli usciti nel 2021 in Nigeria e Africa occidentale.
Ci sono tanti personaggi – non ho menzionato Tracy Morgan, Morgan Freeman, Gladys Knight, En Vogue e Salt-N-Pepa – al punto che Eddie Murphy non si dà molto da fare, ed è sorprendente quanto si allontani sullo sfondo per lunghe sequenze, a scapito del film.
Recedere è quello che ha fatto negli ultimi vent’anni della sua strana carriera. Ogni volta che si esibisce in una grande performance che sembra annunciare il suo ritorno in grande stile, scompare di nuovo in sequel di vecchie commedie, doppiaggi di film animati, registrazioni di parti musicali che nessuno vuole sentire, o nel possibile ritiro.
Ero sicura, dopo aver visto Murphy oscurare tutti nel cast di Dreamgirls nel ruolo di James Thunder nel 2006, che si sarebbe lanciato in una nuova carriera come attore drammatico. La stessa cosa aveva fatto nella memorabile parte di Rudy Rae Moore in Dolemite is My Name del 2019, diretto da Craig Brewer, lo stesso regista che ci ha regalato questo sequel disordinato. Nel 2020, l’abbagliante ritorno di Murphy vincitore di un Emmy al Saturday Night Live ha fatto impazzire tutti pensando a quello che avrebbe fatto dopo.
In una recente intervista, Murphy ha attribuito un’assenza di sei anni ai Razzie Awards [l’Oscar per il peggiore film dell’anno, Ndt]. Lo ha vinto per Norbit (2002), Pluto Nash (2007) e Piacere Dave (2008). Poi, nel 2010, ha ottenuto un Razzie Award cumulativo come peggior attore del decennio e ha deciso che farsi prendere in giro «non è divertente».
Stavo per prendermi una pausa solo per un anno, poi all’improvviso, sai, sono passati sei anni – ha detto Murphy a [Marc] Maron [del podcast Wtf] – Sono seduto sul divano e penso, ehi, sai, potrei stare seduto su questo divano ed evitare di alzarmi. Ma non voglio ritirarmi dopo aver fatto soltanto cazzate.
Ma finora le cose non sono migliorate quando Murphy è stato coinvolto in progetti più ambiziosi. Il suo prossimo film in programma è Beverly Hills Cop 4.
*Eileen Jones si occupa di critica cinematografica per Jacobin Usa. Ha scritto il libro Filmsuck Usa. Insegna alla University of California, Berkeley. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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