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I 10 articoli più letti del 2022 su Jacobinitalia.it

31 Dicembre 2022

Le femministe russe contro la guerra, i tormenti intorno al voto alle elezioni politiche, l'intervista ritrovata a Luciano Gallino e lo smontaggio dei miti più tossici dell'attuale epoca neoliberale. Ecco il nostro 2022 giacobino

Quelli qui sotto sono, in ordine, i dieci articoli più letti sul nostro sito nel 2022.

In un anno come quello appena trascorso, tra gli articoli più gettonati non potevano mancare due pezzi usciti nei giorni immediatamente successivi all’invasione russa dell’Ucraina: l’analisi della strategia di Putin e l’appello delle femministe russe contro la guerra affidato a livello internazionale proprio alle pagine di Jacobin. Così come non potevano mancare i tormenti intorno alla scelta del voto alle politiche nel mondo della sinistra radicale italiana e l’amara constatazione, dopo il risultato elettorale, su chi ha arato il terreno che ha portato l’estrema destra fino alle più alte cariche istituzionali.

Nella top ten troviamo poi una delle pochissime approfondite analisi della riforma del precariato universitario, il racconto del poco noto impegno socialista della celebre «Signora in giallo» scomparsa lo scorso ottobre, e una preziosissima (e inedita) intervista ritrovata a Luciano Gallino su come la sinistra postcomunista è diventata neoliberista e sulla «lotta di classe dopo la lotta di classe».

Infine, tra i più letti in assoluto ci sono tre articoli che smontano alcuni dei miti più tossici dell’attuale epoca neoliberale: «tutto ciò che è positivo è apolitico» (come prova goffamente a veicolare Jovanotti nei suoi Jova Beach); «è il merito a creare ricchezza» (convinzione sempre in voga ma paradossalmente smascherata dall’incredibile truffa della falsa ereditiera tedesca Anna Delvey); «sarà la buona morale che ci salverà» (idea che ha sfondato anche a sinistra producendo un linguaggio politico sempre più individualizzante e incapace di cambiare i rapporti di forza).

La cadenza quotidiana degli approfondimenti del sito e i tempi larghi della rivista cartacea trimestrale si intrecciano e completano a vicenda. Abbonarsi a Jacobin Italia significa sostenere anche il nostro sito.

Il 2022 è stato un anno difficile politicamente, con la guerra a livello internazionale e l’arrivo in Italia della reazione al potere. È stato difficile anche per la crisi economica ed energetica che ha mostrato i suoi effetti, a partire dall’inflazione. Per il nostro lavoro ha pesato tantissimo l’aumento del costo della carta, cresciuto progressivamente nel corso dell’anno fino ad arrivare al 33% per la stampa dei nostri numeri cartacei, a cui si aggiunge il 10% di aumento delle spese di spedizione con corriere.

Uno degli ingredienti che ha reso Jacobin Italia un piccolo caso editoriale nel suo genere, capace di arrivare a un pubblico ampio grazie al sostegno di alcune migliaia di abbonate e abbonati, è anche il prezzo accessibile del cartaceo insieme all’assoluta gratuità degli articoli scritti per l’online. Per poter far fronte ai nuovi costi purtroppo da lunedì 9 gennaio 2023 siamo costretti a un piccolo aumento del prezzo, pari al tasso di inflazione dell’8%: i singoli numeri passeranno da 12 a 13 euro, l’abbonamento annuale cartaceo da 36 a 39 euro e quello annuale digitale da 24 a 26 euro.

Vi proponiamo però un patto di mutuo soccorso: per i nostri abbonati storici che scelgono il meccanismo di rinnovo automatico, quello che garantisce di più la necessaria continuità del nostro lavoro, il prezzo dell’abbonamento rimarrà bloccato a 36 euro per il cartaceo e 24 per il digitale. Chiunque si abbona entro l’8 gennaio, se paga con paypal o carta di credito accedendo così al servizio di rinnovo annuale automatico, avrà il prezzo bloccato anche per il futuro.

Ecco dieci motivi per farlo subito costruendo insieme un 2023 giacobino.

1. Libertà per Anna Delvey! di Liza Featherstone 

La vicenda realmente accaduta della protagonista della serie Netflix «Inventing Anna», artista della truffa e «falsa ereditiera tedesca», mette in luce le ipocrisie del capitalismo: chi sono i veri profittatori?

2. Il realismo spietato di Putin di Nicola Melloni

Il comportamento sanguinario e illegittimo della Russia non è dettato da irrazionalità: corrisponde alla razionalità delle grandi potenze. Una dimensione che ha poco a che fare con le categorie di etica e democrazia

3. Fermare l’aggressione di Putin di Resistenza femminista contro la guerra

Il movimento femminista russo, uno dei pochi a non essere stato devastato dalla repressione statale, invita a diffondere questo appello all’azione per contrastare l’occupazione dell’Ucraina

4. L’«happywashing» del Jova Beach di Niccolò Bertuzzi

Il problema non è Jovanotti in sé (tantomeno il suo pubblico) ma l’idea di impegno minimo e individuale che veicola, basata su accoppiate vincenti per difendere il liberismo: grande=bello, positivo=apolitico, critico=fastidioso

5. Come il neoliberismo arrivò in Italia di Dario Colombo, Luciano Gallino ed Enrico Gargiulo

Un’attualissima (e inedita) intervista ritrovata a Luciano Gallino: su come la sinistra postcomunista è divenuta neoliberista e sulla «lotta di classe dopo la lotta di classe»

6. Mi manda Veltroni di Christian Raimo

Nel suo primo discorso da presidente del Senato Ignazio La Russa ha raccontato la storia del postfascismo aggirando colpe e responsabilità. Un dispositivo creato in questi anni anche da personaggi provenienti da sinistra

7. Il collo di bottiglia di Lorenzo Zamponi

Entra in vigore la riforma del precariato universitario. Ma senza finanziamenti e fondi per la ricerca ogni buona intenzione è destinata a naufragare

8. L’incognita del voto a sinistra di Salvatore Cannavò

Le elezioni politiche italiane nella crisi sistemica non sembrano coinvolgere potenzialità positive per chi cerca di migliorare qui e ora la propria condizione

9. La buona morale non ci salverà di Giulio Calella

La scrittura «engagée», dai social network alla letteratura, adotta un linguaggio sempre più individualizzante e rivolto a rassicurare la propria «bolla». Occorre invece un vocabolario in grado «dov’era l’io di fare il noi»

10. La signora in rosso di Eileen Jones

Angela Lansbury si diceva «orgogliosamente socialista». Il cinema non l’ha valorizzata come meritava: ai più è nota nella parte della nonnina detective della tv ma ha interpretato donne ciniche e inquietanti con sensibilità rara

La rivoluzione non si fa a parole. Serve la partecipazione collettiva. Anche la tua.

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