I ricchi sono ridicoli (e inferiori)
Lo storico disegnatore per bambini Syd Hoff era comunista. Negli anni Trenta produsse (sotto pseudonimo) alcune vignette per testate di sinistra che raffigurano padroni opulenti, noiosi e fuori dal mondo
In una lettera dell’agosto 2000 a Philip Nel, studioso di libri e fumetti per bambini, il fumettista Syd Hoff ha raccontato il suo rapporto con la sinistra. Stava lavorando a un libro su Crockett Johnson, il fumettista che ha creato personaggi storici come Barnaby e Harold. Negli anni Trenta, Johnson era stato direttore artistico di New Masses, una rivista di sinistra alla quale Hoff aveva contribuito con alcune strisce.
Hoff, collaboratore di lunga data del New Yorker e autore del libro per bambini Danny and the Dinosaur, lo aveva fatto con uno pseudonimo. Nel suo lavoro per New Masses, aveva usato il nome A. Redfield. Stando al racconto di Hoff, Clarence Hathaway coniò lo pseudonimo quando lo assunse come fumettista per la testata che dirigeva, il Daily Worker. Hathaway era un membro del Partito comunista, cresciuto nell’organizzazione insieme al segretario generale Earl Browder, e il Daily Worker era l’organo del partito. Gli pseudonimi non erano insoliti tra i contributors: con la minaccia sempre presente della paura rossa, diversi artisti tenevano nascosti i loro legami con la sinistra.
Quella scelta si sarebbe rivelata saggia. L’Fbi convocò Hoff negli anni Cinquanta. In una dichiarazione all’ufficio di presidenza nel 1952, Hoff minimizzò la vicenda delle vignette che aveva disegnato come A. Redfield, così come la sua posizione al Daily Worker.
«La mia associazione con il Daily Worker e NewMasses, la Lega dei giovani comunisti e la Lega americana contro la guerra e il fascismo era fondata tutta… sulla mancanza di informazioni o esperienza su ciò che effettivamente rappresentavano», scrisse, insistendo sul fatto che non riusciva a ricordare i nomi delle persone che conosceva all’epoca (tranne quello di Hathaway e Russell Limbach, altro membro della testata operaia il cui nome era già noto all’Fbi). «Non ho mai sposato la dottrina del comunismo per come la conosco ora», assicurò.
La paura non è mai passata del tutto a molti di coloro che l’avevano vissuta. Ancora nel 2000 Hoff scrisse a Nel: «Queste cose non dovrebbero essere stampate: mi distruggerebbero come ‘autore per bambini!’ Per favore evitalo!».
Nel racconta la realtà dell’appartenenza di Hoff alla sinistra nella sua introduzione alla ristampa della New York Review Books di The Ruling Clawss (Hathaway ha inventato anche quel titolo), una raccolta di vignette di Hoff per il Daily Worker dal 1933 al 1935. La verità era che Hoff, nato nel Bronx, dopo aver abbandonato la scuola all’età di quindici anni e aver lavorato per un periodo dipingendo cartelloni pubblicitari, andò alla National Academy of Design su sollecitazione del fratello tassista. Lì, un compagno di classe lo introdusse al movimento comunista.
Nel periodo della Depressione, Hoff si avvicinò alla sinistra. Durante un picchetto della Cartoonists Guild, fu arrestato: «Nelle nostre celle abbiamo cantato ‘Solidarity Forever’». Aderì al John Reed Club, organizzazione di comunisti e compagni, e frequentò Camp Unity, un centro estivo (razzialmente integrato) affiliato al Partito comunista degli Stati uniti. Qui incontrò Abel Meeropol, poeta e cantautore che avrebbe poi composto «Strange Fruit». Nel 1933 entrò a far parte della redazione del Daily Worker.
Il lavoro che ha prodotto risente appena dei suoi novant’anni. Se non fosse per l’abbigliamento in cui sono vestiti i goffi rappresentanti della classe dirigente di Hoff – smoking abbondanti e abiti castigati per le donne – e per la sua propensione a disegnare i ricchi quasi sempre sovrappeso, le illustrazioni potrebbero parlare degli Stati uniti di oggi. Del resto la nostra epoca ha molto in comune con quella di «A. Redfield’s»: disuguaglianze strabilianti, senzatetto dilaganti e brutalità della polizia, razzismo e molti capitani d’industria pomposi e idioti.
I ricchi di Hoff sono patetici. «Bene! Come va oggi il Gigante di Wall Street?», chiede un personal trainer fisicamente imponente al suo cliente mingherlino in una vignetta. «Bene, tesoro, credo che il fascismo stia arrivando», dice un uomo a sua moglie in un’altra vignetta, leggendo il giornale. «Oh mio Dio! – risponde – E questa è la serata libera della cameriera!».
Ancora un’altra, con un giovane borghese in smoking che si lamenta con bicchiere di champagne in mano: «Papà dice che se sarò espulso da un altro college sarò costretto a occuparmi di una delle sue fabbriche». In un’altra, un vecchio capitalista si agghinda con acqua di colonia e un fiore all’occhiello, solo perché la sua cameriera, l’oggetto del suo desiderio, gli passi accanto, inosservata.
Mentre queste persone si vedono come figure paternalistiche per la loro legione di lavoratori, non assomigliano a nient’altro che a bambini giganti. Anche questi titani del settore sono vendicativi e avari, ma ciò che hanno non è stato guadagnato. Spesso hanno semplicemente ereditato la loro ricchezza.
Un ragazzino rimprovera un maggiordomo: «Quante volte devo suonare per chiamarti!». Un padrone sale sul palco davanti a una sala di lavoratori a una manifestazione sindacale. Continua a parlare di «noi che facciamo girare le ruote dell’industria» e i suoi dipendenti lo fissano, con la faccia di pietra. Una donna, drappeggiata di perle e seduta su un divano, dice all’altra: «Sono contro i sussidi di disoccupazione: renderebbero la gente pigra».
Questi capitalisti fanno parte di una classe che vive un’illusione. Sono separati dal mondo grazie a una serie di protezioni: palazzi, guardie, servitori. «Non ho paura di niente!» dice un generale all’altro: figuriamoci, non è uno di quei soldati che dovranno rischiare la vita in guerra.
I ricchi di Hoff sono selvaggiamente fuori dal mondo; sarebbero figure pietose se non fossero responsabili di tanta sofferenza. Le donne si preoccupano principalmente dei loro animali domestici o dei loro guardaroba. «Non vedo l’ora che arrivi la nuova guerra – dice una delle sue amiche davanti alle mappe – È stato così divertente l’ultima volta lavorare a maglia calze e avvolgere bende». «Non essere ridicolo! – dice una signora a un mendicante – Lo sanno tutti che la depressione è finita!»
Tutto suona come reale: quando incontro i ricchi, parlano sempre di sé stessi, anche nelle rare occasioni in cui sembrano parlare di qualcosa di più grande. Quando, raramente, il mondo disturba la tua sfera domestica, i tuoi interessi tendono a contrarsi fino a te stesso.
Tutto ciò crea un ambiente molto noioso. Non vogliamo fare della fatica un feticcio, ma coloro le cui tribolazioni sono state attutite da enormi quantità di denaro tendono a non essere molto interessanti; non hanno niente da dire perché hanno vissuto poco.
Hoff disegna una giovane coppia borghese che passeggia in un parco e che incontra un senzatetto che dorme su una panchina. «Vorrei che mia madre mi lasciasse vivere così per sei mesi in modo da poter scrivere un romanzo», dice l’uomo.
Nella sua introduzione originale del 1935 a The Ruling Clawss, l’autore del Daily Worker Robert Forsythe (pseudonimo di Kyle Crichton) scrisse che invece di essere alimentato dall’odio per «le donne panciute» e i loro mariti capitalisti raffigurati nei cartoni animati, Hoff era guidato da qualcos’altro.
«Per un uomo dall’apparente buon senso come Redfield, sarebbe estremamente sciocco sprecare della sana rabbia su persone fondamentalmente stronze come queste – scrive – Ciò che lo stimola, ovviamente, è un sentimento di sollievo, gratitudine e superiorità. In gran parte superiorità».
Questa superiorità, o arroganza, da parte della classe operaia, scrive Forsythe, «è sempre fonte di grande preoccupazione per le classi dominanti». E continua: «Presi dal presupposto che la loro eminenza nella vita costituisca una condizione di cui il resto del mondo dovrebbe essere invidioso, sono perennemente sconcertati nello scoprire che gli operai, e in particolare gli artisti rivoluzionari, li considerano non oggetti di invidia ma soggetti di grande importanza comica».
Nessuna somma di denaro può rendere cool una persona: la vita di Elon Musk ne è la prova. È chiaro che anche Hoff vedeva i ricchi in questo modo. Sì, erano il nemico di classe e hanno inflitto gravi danni alla classe operaia e al pianeta, ma erano fondamentalmente inferiori a lui e ai suoi compagni di lavoro, non degni di odio. Novant’anni dopo, la buffoneria di artisti del calibro di Musk e delle sue numerose controparti ricche ha contribuito a ripristinare questa visione dei ricchi. Se devo ringraziare queste persone, è per questo. Syd Hoff sarà anche morto da tempo, ma lo spirito di A. Redfield dovrebbe continuare a vivere.
* Alex N. Press è staff-witer di JacobinMag. I suoi scritti sono apparsi, tra gli altri, sul New York Times, il Washington Post, The Nation e n+1. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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