
Il Doge di Musk e Trump serve solo a loro
David Dayen, direttore di The American Prospect, analizza gli equilibri del potere trumpiano nella gestione del bilancio pubblico e dell’utilizzo in chiave elitaria del nuovo dipartimento del proprietario di X
Giornalista e autore, David Dayen è dal 2019 direttore esecutivo di The American Prospect. Il suo lavoro è apparso su varie testate tra cui The Los Angeles Times, The Intercept, The Washington Post. Già vincitore di un premio giornalistico nel 2016 con il libro Chain of Title: How Three Ordinary Americans Uncovered Wall Street’s Great Foreclosure, nel 2021 l’Hillman Foundation, che dal 1950 conferisce riconoscimenti a «giornalisti, scrittori e figure pubbliche che perseguono giustizia sociale e politiche pubbliche per il bene comune» gli ha assegnato il premio per la categoria Magazine Journalism. Fraud e Monopolized: Life in the Age of Corporate Power (2020) è il suo ultimo libro.
Oggi gli Stati uniti sembrano essersi resi conto dell’esistenza di un’oligarchia al potere grazie al gemellaggio tra Trump e Musk. Che cosa caratterizza questa sintonia e siamo davvero di fronte a un’oligarchia sconosciuta?
Come evidenziato dal Project 2025, Trump aveva le sue belle preoccupazioni su molte questioni tra cui l’immigrazione, l’energia, il Dei (Diversity Equity Inclusion), il processo di integrazione ambientale. Ma anche Musk aveva le sue preoccupazioni su tematiche simili, in particolare su tutto quello che attiene alla wokeness. Ne è derivata un’unione che molti considerano una novità, quasi che il paese fosse venuto improvvisamente a conoscenza di che cosa vuol dire lavorare per una Private Equity Firm [un’azienda privata e quotata]. Ma questa specie di guerra lampo sferrata da Trump e Musk per tentare di demolire la forza lavoro federale e usare il potere esecutivo per realizzare la propria volontà non è diversa da quello che Musk e altri titani delle corporation hanno già fatto nel settore privato. Resta da vedere fino a dove si arriverà questa volta.
Pensi che il Doge, il Department of Government Efficiency a cui Trump ha messo a capo Musk, che sta operando in modo così veloce e travolgente, esisterebbe se non ci fosse stato l’incontro tra queste due personalità così particolari e per certi versi geniali, almeno per quanto riguarda le doti ingegneristiche di Musk?
Innanzitutto ho qualche dubbio sulla premessa che Musk sia un genio. Molte delle cose in cui è stato coinvolto in realtà sono state messe insieme da altri e lui ci ha capitalizzato sopra. Può darsi che questa sia di per sé una forma di genialità in termini di competenza scientifica e tecnica. Quanto alla tua domanda se il Doge esisterebbe senza l’incontro di Trump e Musk, non penso ci sia modo di rispondere. Una cosa certa però è che gli architetti di Project 2025, il più visibile dei quali adesso è il nuovo direttore del Budget della Casa Bianca Russell Vought, ambivano a un uso estremo del potere presidenziale per controllare l’autorità che gestisce le spese federali, visto che a Trump non piaceva che questa funzione fosse di pertinenza del Congresso. Gran parte di quello che sta facendo il Doge riguarda proprio questa assunzione del potere del portafoglio, che in qualche modo era già stata programmata, nel senso che si presupponeva che una seconda presidenza di Trump avrebbe sfidato il potere congressuale in termini di bilancio.Ciò che definirei diverso è il modo in cui il Doge sta sferrando l’attacco, attraverso la requisizione dei sistemi di pagamento che di fatto assemblano le varie modalità in cui la gente viene pagata attraverso l’operato governativo. E nelle azioni messe in atto affinché il ramo esecutivo si impadronisca del controllo e lo centralizzi, il Doge è decisamente molto più aggressivo di quanto si immaginasse sarebbe accaduto. Rispetto al Project 2025, il modo in cui Musk sta usando i sistemi di pagamento per cercare di cancellare unilateralmente i pagamenti o semplicemente per smantellare, attraverso un’autorità che non appartiene all’esecutivo, agenzie approvate dal Congresso, come quelle per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) e per la Protezione Finanziaria dei Consumatori (Cfpb), è sicuramente molto più brutale, ma le funzioni e i propositi sono gli stessi.
In un recente articolo su The American Prospect intitolato Government by Malicious Autopilot, hai messo in guardia dai pericoli di software «scorretti» e «maligni» di Intelligenza artificiale utilizzati per acquisire il controllo dei sistemi federali di tecnologia informatica. Software che in molti casi sono programmati per arrivare a conclusioni più o meno prestabilite. Vuoi approfondire questo concetto?
Fa certamente parte del piano del Doge la volontà di non esaminare il budget federale manualmente, ossia programma per programma, per individuare quelli che presentano sprechi e frodi, ma piuttosto di intervenire su programmi già preventivamente non graditi. Invece di procedere manualmente, credo che l’idea sia quella di usare delle scorciatoie attraverso l’Intelligenza artificiale, o qualcosa del genere, per scorrere i molteplici programmi ai quali il Doge ha già avuto accesso impossessandosi dei sistemi di informazione tecnologica, per poi stilare una lista di quelli che secondo loro devono essere colpiti. Ci sono diversi modi in cui la procedura può essere completamente deviata. Il primo si avvale di una prassi che nel linguaggio della tecnologia informatica si chiama garbage in, garbage-out o Gigo. Se tu hai già in mente un’idea di quello che vuoi far emergere, puoi scrivere il codice sotto una forma maligna, in modo che si trovino cose che confermano i tuoi presupposti. In pratica il modo in cui si effettua la ricerca ne determina il risultato. Il secondo riguarda le «allucinazioni» che l’Intelligenza artificiale può produrre, vale a dire trovare cose che in effetti non esistono. In Internet abbiamo visto esempi di come, utilizzando modalità già rese pubbliche con ricerche sulle spese federali, si possano trovare risultati incomprensibili o che presumono significare tutt’altro rispetto a quello che in effetti significano. Un caso esemplare è la presunta spesa di decine di milioni di dollari in preservativi che l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) avrebbe inviato a Gaza, cosa che è assolutamente falsa se per Gaza si intende la Striscia, come avviene comunemente. Invece la Gaza di quel particolare programma è di fatto una regione del Mozambico e i preservativi erano destinati alla prevenzione dell’Hiv in Africa. È un perfetto esempio di come l’Intelligenza artificiale possa estrapolare parole o espressioni particolari per condurre ricerche che facilmente finiscono per produrre le cosiddette allucinazioni. Un terzo punto da considerare è che l’AI può creare delle security back doors, delle vulnerabilità, vale a dire dei modi di bypassare i sistemi di sicurezza cosicché tutti i dati trovati vengono poi esposti, come ad esempio la natura dei contratti e tutte le informazioni personali a essi connesse. Gli incidenti di sicurezza informatica che ne derivano sono tali che alcune agenzie del Governo Federale hanno definito l’intero operato del Doge come una minaccia interna, e io aggiungerei anche un pericolo concreto.
Nella recente conferenza stampa che Trump, Elon Musk e il suo bambino di quattro anni hanno tenuto nell’ufficio ovale, il presidente ha parlato dei milioni e milioni di dollari di sprechi e frodi che il Doge avrebbe già fatto risparmiare ai contribuenti americani in queste prime fasi del suo lavoro. Che cosa c’è di vero?
I programmi che il Doge ha identificato come luoghi di presumibile sperpero di denaro pubblico rappresentano una frazione veramente minima delle spese complessive federali. Negli Usa il budget federale annuale è concentrato soprattutto in tre o quattro aree: la spesa per la Social Security, che è sostanzialmente la pensione mensile per gli anziani, quella per il Medicare e il Medicaid, ovvero i programmi sanitari [Medicare per over 65 e persone con disabilità; Medicaid per persone e famiglie con redditi molto bassi Ndr] e quella per la difesa che è di quasi un triliardo di dollari. Se si escludono questi ambiti, è difficile mettere insieme altri settori di spesa che siano rilevanti per il taglio del budget federale annuale, che ammonta a circa 6.75 trilioni di dollari. Questa è la realtà. E se si guarda alle cose specifiche che il Doge ha colpito finora, come per esempio le sottoscrizioni per il magazine Politico Pro, si capisce che si tratta solo di piccoli arrotondamenti rispetto alla spesa generale annuale. Il fatto è che guardano nei luoghi sbagliati, quelli che non intaccano il profitto delle élite. Gli sprechi di molti programmi sanitari per esempio sono dovuti alle grosse somme di denaro che passano attraverso compagnie molto rilevanti, intermediari e lobbisti. Un altro esempio riguarda il modo in cui il codice fiscale favorisce persone molto ricche che evadono le tasse, penalizzando i comuni cittadini. E relativamente al budget per la Difesa, i regali agli appaltatori dell’industria delle armi sono enormi. Quindi, se si volesse veramente ridurre la spesa in modo significativo, e parlo di almeno uno o due trilioni di dollari, si potrebbe farlo analizzando tutti i modi in cui il budget federale è colluso con le élite. Poiché Elon Musk è uno dei più grossi appaltatori degli Stati uniti non solo nel settore della Difesa ma in generale, oltre a essere uno dei massimi evasori fiscali, non ha certo intenzione di toccare gli elementi chiave che fanno lievitare il budget federale.
Per il momento non si parla di sospendere Medicaid e Medicare, anche se il Doge è entrato nei loro sistemi informatici. Qual è la situazione del Medicare e del Medicaid rispetto a Musk e al Congresso?
C’è un processo legislativo in Congresso che probabilmente cercherà di tagliare Medicare e Medicaid, anche se non è detto che ci riesca, poiché le persone che stanno all’interno del parlamento sanno esattamente dove va finire la maggior parte delle spese. Quello che si cercherà di fare sarà tagliare cibo, medicine, aiuti e assistenze di vario tipo per i poveri, in modo da estendere i tagli fiscali per i ricchi. Questo è il piano repubblicano che non ha ancora preso il via. Quanto al Doge, che, ribadisco, non è un’agenzia federale che controlla le spese governative bensì una divisione dell’ufficio esecutivo del presidente, quello che sta esaminando, evidenziando e promuovendo non ha niente a che fare con le fonti reali della maggior parte delle enormi spese federali.
Nella giungla di acronimi delle agenzie federali prese di mira dal Doge, vorrei tornare sul Cfpb (Consumer Financial Protection Bureau) e sulla Us Agency for International Development (Usaid). Se il Cfpb è generalmente considerato positivamente per la protezione che offre ai consumatori, i giudizi sulla trasparenza di Usaid non sono unanimi, come Glenn Greenwald ha fatto notare in più occasioni. Qual è la tua opinione?
Prima di tutto vorrei precisare che qualsiasi agenzia sia stata istituita dal Congresso può essere abolita solo dal Congresso. Io non faccio distinzioni tra agenzie i cui scopi possono o non possono piacermi, attenendomi al principio secondo cui è illegale, non autorizzato e incostituzionale il fatto che il presidente, o un miliardario non eletto al servizio del presidente, sopprima un’agenzia federale che il Congresso ha istituito e non ha mai sciolto. In virtù di questo principio non mi interessa quindi quello che Usaid o Cfpb fanno. Detto questo, io ho una maggiore familiarità con il Consumer Financial Protection Bureau che è stato istituito nel 2010 a seguito della crisi finanziaria, quando ci fu il collasso dei mutui e la conseguente enorme regressione economica. Quello che constatammo fu che le leggi a protezione di consumatori, in particolare sulle transazioni finanziarie, erano distribuite su diverse agenzie, nessuna delle quali diede priorità alla tutela dei consumatori. Così l’obiettivo fu di istituire una sola agenzia, investirla di tutto il potere necessario per controllare e verificare quelle particolari leggi e renderla totalmente dedita alla missione di proteggere i consumatori. Dal 2010 il Cfpb ha restituito 21 miliardi di dollari a persone che erano state oggetto di imbrogli finanziari e violazioni delle leggi. Inoltre ha aggiunto ulteriori regole e protezioni per consumatori individuali, ha verificato le procedure delle banche, ha cambiato le modalità attraverso cui operano le banche. I successi conseguiti sono enormi, poiché il Cfpb è finalmente intervenuto come un poliziotto su transazioni finanziarie rilevanti per i cittadini come l’acquisto di una macchina o di una casa o l’ottenimento di un prestito. Quindi è un’agenzia estremamente importante. E siccome Elon Musk vuole creare, attraverso il suo social network X, una specie di applicazione tuttofare con un sistema di pagamento incluso nell’applicazione, non vuole alcun controllo da parte del Cfpb riguardo a questo provider di servizi finanziari al consumatore che intende sviluppare. Ecco perché si è mosso per chiuderlo, cosa che è completamente illegale.
Relativamente al processo legislativo, come si può essere ottimisti sul fatto che un Congresso governato dai Repubblicani possa opporre resistenza a questo esecutivo, o che la Corte Federale con sei giudici conservatori su nove, di cui tre nominati da Trump, possa eventualmente ostacolare il Doge nel caso in cui le cause arrivassero al suo vaglio?
È quello che scopriremo. Scopriremo se agli altri due rami equivalenti del governo statunitense è rimasto un minimo di rispetto di sé tale da prevenire una sorta di Stato dittatoriale dove il potere è affidato esclusivamente all’esecutivo. Finora direi che il Congresso è venuto meno alle sue responsabilità. Ha fatto ben poco, se non nulla, per contrastare Donald Trump nell’appropriarsi dell’autorità riguardo a spesa e agenzie federali. Ma i Repubblicani sanno anche che sarebbe una cosa impopolare e che probabilmente non avrebbero neppure i voti sufficienti se tentassero di passare dal Congresso. Quindi per loro è molto più conveniente lasciare mano libera a Trump e restarsene da parte mentre i poteri del governo vengono tolti al ramo legislativo e dati a quello esecutivo. Per quanto riguarda il potere giudiziario, rispetto alle oltre cinquanta cause intentate contro Trump nel primo mese del suo secondo mandato, diverse corti hanno stroncato molte di quelle azioni. Nessuna causa ha raggiunto il livello della Corte Suprema. Quindi da questo punto di vista non abbiamo ancora delle prove. Ma è indiscutibile che prima o poi arriveranno due grossi test. Primo: la Corte Suprema conservatrice terrà a freno gli impulsi di Trump verso un potere dittatoriale autoritario? Secondo: se la Corte Suprema terrà a freno quegli impulsi, Donald Trump accetterà le decisioni? O sfiderà il potere giudiziario? Sarà allora che si presenterà una vera crisi costituzionale, anche se alcuni sostengono che sia già in atto.
In un’intervista del luglio 2016, la rettrice emerita della facoltà di Filosofia della Rutger University e scrittrice marxista Nancy Holmstrom ha detto che «Trump era un Berlusconi con le armi nucleari». Anche tu hai fatto paragoni con Berlusconi, riferiti però a Elon Musk.
Ovviamente Berlusconi è stato eletto e Musk no, ma dal punto di vista funzionale tutti e due occupano ruoli simili nel detenere il potere governativo e tutti e due posseggono megafoni mediatici. Inoltre entrambi hanno enormi fortune che vogliono spendere nella politica e penso che Musk, essendo contemporaneamente sia fuori sia dentro il governo, abbia la capacità esclusiva di punire deputati e politici che non stanno ai suoi ordini semplicemente minacciandoli di estrometterli dalle loro cariche. Quindi credo che la mancanza di opposizione da parte dei Repubblicani si basi sulla paura. Temono che, se parlassero apertamente, Trump e Musk porrebbero fine alle loro carriere. Inoltre penso che ci siano molti mega-ricchi che hanno intenzione di entrare direttamente in politica in questo modo. Conosciamo bene il modo indiretto in cui i super-ricchi sono coinvolti attraverso il finanziamento dei politici, ma adesso tutto è molto più diretto ed è per questo che ho preso Berlusconi come esempio.
*Elisabetta Raimondi è stata docente di inglese nella scuola pubblica. È attiva in ambito teatrale ed artistico, redattrice della rivista Vorrei.org per la quale segue dal 2016 la Political Revolution di Bernie Sanders.
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