
Il Labour di Starmer sceglie l’austerity
Per frenare l’inflazione nel Regno Unito senza imporre costi insopportabili ai lavoratori occorrerebbe tassare i profitti e la ricchezza. Cioè esattamente quello che il nuovo Partito laburista si rifiuta di fare
Le cose si sono fatte così pesanti per l’economia del Regno Unito che quasi nessuno è in disaccordo sul fatto che sia giunto il momento di un cambiamento radicale. Nelle rare occasioni in cui il dibattito pubblico si concentra su questioni di economia politica, non si sente quasi mai la domanda: «Ma come lo pagheremo?».
Proprio come i medici nella maggior parte degli ospedali privati visitano la vittima di arma da fuoco prima di passare alla questione del pagamento, è necessaria un’azione immediata per invertire le orrende fortune economiche del Regno Unito. «Pagare» è diventata una considerazione secondaria.
Ma questo messaggio deve ancora raggiungere Keir Starmer e Rachel Reeves, che sembrano intenzionati a resuscitare una politica di austerità dichiarata morta niente meno che da Boris Johnson. I due sono assolutamente convinti che l’opposizione non possa annunciare nuovi impegni di spesa a meno che non abbiano interamente la copertura economica.

I problemi più evidenti di questa politica furono delineati da Keynes quasi un secolo fa: quando la spesa privata e gli investimenti diminuiscono, la conseguente riduzione della domanda può auto-rafforzarsi. Solo lo Stato ha il potere di intervenire e arrestare il ciclo di calo della fiducia economica investendo laddove gli attori privati non lo faranno.
Si potrebbe rispondere sottolineando il fatto che, sebbene gli investimenti privati siano deboli e i redditi siano limitati, l’inflazione rimane elevata. La spesa pubblica deve quindi allinearsi alla politica monetaria nel limitare la domanda al fine di mantenere bassa l’inflazione. Ma l’inflazione, come ho sostenuto molte volte, è un fenomeno politico. Non basta conoscere il livello dell’inflazione, bisogna anche vedere quali prezzi salgono e a spese di chi.
Come hanno dimostrato diversi studi, la pressione inflazionistica che stiamo vivendo oggi è in gran parte il risultato dell’avidità aziendale piuttosto che dell’eccessiva spesa pubblica o dei consumatori. Le grandi aziende stanno usando artificialmente il loro potere di mercato per gonfiare i prezzi, con il clima inflazionistico che funge da comoda scusa. Dopotutto, il consumatore non sa in quale misura l’aumento del prezzo del pane sia legato all’aumento dei prezzi dei cereali e in che misura sia invece causato dall’aumento dei prezzi nei supermercati. L’unico modo per poterlo fare è guardare i profitti aziendali – e i profitti sono stati straordinariamente alti durante quello che la maggior parte delle persone sta vivendo come un periodo economico estremamente difficile.
Le grandi compagnie petrolifere hanno realizzato profitti record nel 2022. Chevron, Exxon Mobil, Shell, Bp e Total hanno incassato profitti per 195 miliardi di dollari nel 2022, in crescita del 120% rispetto al 2021, quando anche i profitti erano nettamente superiori rispetto all’anno precedente. Exxon Mobil – una società famosa per aver nascosto le prime prove del collasso climatico, sponsorizzato il negazionismo climatico e fatto pressioni contro la decarbonizzazione – ha registrato il maggiore aumento dei suoi profitti, registrando profitti per un valore di 56 miliardi di dollari nel 2022, il più alto nell’intera storia dell’azienda. Il 2023 sembra destinato a essere altrettanto redditizio per le grandi compagnie petrolifere. Nel primo trimestre di quest’anno, Exxon ha riportato profitti doppi rispetto a quelli del primo trimestre del 2022.
Le aziende che forniscono energia stanno facendo altrettanto bene. Centrica, la società madre di British Gas, ha registrato profitti record di 3,3 miliardi di sterline, in aumento rispetto ai soli 948 milioni di sterline dell’anno scorso. Nel complesso, i fornitori di energia del Regno Unito sono destinati a ricavare 1,74 miliardi di sterline di sovraprofitti dai consumatori in difficoltà nel corso dei prossimi dodici mesi.
Un altro settore estrattivo, quello finanziario, continua a trarre profitto a scapito dei lavoratori e delle lavoratrici. Le principali banche del Regno Unito hanno realizzato profitti per 29 miliardi di sterline nella prima metà del 2023, con un aumento dell’80% rispetto allo stesso periodo del 2021. Hsbc, famosa per aver facilitato l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro, ha registrato profitti di 16,9 miliardi di sterline nella prima metà di quest’anno.
Forse la cosa più grottesca è che le società di outsourcing pagate per fornire servizi governativi sembrano destinate ad aumentare i loro profitti sulla scia della demonizzazione dei migranti e dei richiedenti asilo da parte del governo. Serco – accusata di perpetuare una cultura di «abuso istituzionale» nei centri di detenzione come Yarl’s Wood – si aspetta profitti più alti del normale per il 2023 a causa dei contratti di servizi di immigrazione.
Mentre i profitti sono stati più limitati nei settori più competitivi, l’economia del Regno Unito è dominata da oligopoli che operano in mercati altamente non competitivi e sono in grado di estrarre ricchezza dai lavoratori, dai cittadini e dall’ambiente. Queste società utilizzano l’inflazione come scusa per aumentare i prezzi e i profitti, la maggior parte dei quali vengono distribuiti agli azionisti o utilizzati per riacquistare azioni.
Questa è la risposta all’enigma su come la crescita e gli investimenti possano essere così bassi mentre l’inflazione rimane elevata. I monopolisti stanno sostenendo i prezzi e non riescono a investire in altro che nell’aumento della propria ricchezza e del proprio potere.
In questo contesto, l’unico modo per frenare l’inflazione senza imporre costi insopportabili ai lavoratori è tassare i profitti aziendali, la ricchezza e i redditi derivanti da tali profitti. I rendimenti potrebbero così essere investiti in iniziative di decarbonizzazione che trasformino la nostra infrastruttura energetica piuttosto che imporre costi agli utenti di energia. Eppure Rachel Reeves ha dichiarato apertamente che non sosterrà alcun aumento dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito e ha escluso qualsiasi aumento delle imposte sulle plusvalenze o l’introduzione di nuove tasse sul patrimonio. Ciò si aggiunge ai precedenti annunci secondo cui il nuovo governo laburista non toccherà l’aliquota massima dell’imposta sulle società.
Questa posizione non è solo economicamente folle. È anche l’opposto del sentimento sociale prevalente. Le persone sanno che le grandi aziende traggono profitto dalla crisi del costo della vita a loro spese. E sostengono misure per far pagare queste imprese, come la tassa sulle imprese energetiche. Si potrebbe criticare i precedenti leader laburisti come Ed Miliband per aver seguito l’opinione pubblica invece di tentare di guidarla su questioni relative alla spesa pubblica – per essere stato una banderuola piuttosto che un segnale. Ma la nuova leadership laburista non può nemmeno essere accusata di soffiare ovunque la porti il vento. Sembra invece intenzionata a promuovere politiche economiche conservatrici anche quando l’opinione pubblica sostiene quelle molto più radicali.
Naturalmente c’è una ragione molto chiara per tutto questo. Sotto la guida di Jeremy Corbyn, l’opinione pubblica sulle questioni economiche è cambiata così profondamente da terrorizzare la classe dirigente, anche senza una vittoria elettorale. In quanto «squadra B del capitale», è compito di Keir Starmer e Rachel Reeves mantenere il sostegno allo status quo. Sono sicuro che il gruppo di consiglieri e lobbisti che circondano l’attuale leadership laburista li abbia convinti che il loro approccio li fa sembrare «responsabili» e «credibili».
In realtà, ciò non fa altro che rafforzare la sensazione diffusa presso molti elettori che tutti i politici siano uguali e che nulla possa cambiare, indipendentemente da chi votino. Quando questi atteggiamenti prevalgono, le persone iniziano a credere che l’unica opzione sia quella di dare il proprio sostegno agli estremisti di estrema destra che promettono di far saltare l’intero sistema. Non sorprendetevi se l’ascesa dell’estrema destra sarà l’unica vera eredità dello starmerismo.
*Grace Blakeley, scrive per Tribune ed è autrice di Stolen: How to Save the World from Financialisation (Repeater, 2019). Questo articolo, uscito originariamente su Tribune, è stato pubblicato anche da JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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