L’Ucraina tra Mosca e Washington
La tensione tra Russia e Nato non dovrebbe spingersi fino ad un aperto conflitto militare ma non promette nulla di buono. Schierarsi con una delle due potenze sarebbe un errore analitico prima ancora che politico
L’articolo che proponiamo fornisce un quadro generale di quanto sta succedendo nel gioco pericoloso tra Putin e Biden riguardo l’Ucraina. I due presidenti stanno giocando una partita pericolosa con le loro dichiarazioni arroganti finalizzate a mostrare un’immagine di fermezza e aggressività, necessarie sia per recuperare credibilità e legittimità rispetto ai propri cittadini che per forzare la mano ai propri alleati.
Una partita che non dovrebbe spingersi fino a un aperto conflitto militare sul territorio ucraino ma che non promette nulla di buono. Come spesso succede nella politica internazionale, l’errore peggiore sarebbe quello di «prendere campo» e schierarsi con una delle due potenze che si fronteggiano. Sarebbe un errore sul piano analitico prima ancora che politico e di vicinanza alle popolazioni coinvolte.
Le ragioni politiche del conflitto in Ucraina passano in secondo piano di fronte allo scontro tra Stati uniti e Russia – uno scontro che non sembra particolarmente gradito dai paesi europei che, come sempre in ordine sparso, cercano di non arrivare a una rottura con Putin ma allo stesso tempo restano vincolati all’alleanza occidentale.
In questa situazione risalta ancora una volta un’assenza pesante, quella di un movimento contro la guerra e di solidarietà transnazionale capace di far pesare l’opposizione a qualsiasi avventura militare, limitata o ad ampio raggio, e di saldare relazioni solidali con quella parte delle popolazioni coinvolte che rifiuta di omologarsi allo sciovinismo contrapposto.
Mosca sta ammassando 100 mila soldati al confine con l’Ucraina, il cui governo tenta di appoggiarsi alla Nato per contrastare Putin. Se pure l’intervento militare russo è fondamentale per la difesa di quel paese, si tratta di una scelta molto rischiosa. Siamo a un passo dalla guerra?
Da diverse settimane le speculazioni sulle intenzioni della Russia sull’Ucraina proliferano. Mosca ha accumulato decine di migliaia di soldati e enormi quantità di equipaggiamento militare sul confine tra Russia e Ucraina e le relazioni tra i due paesi continuano a deteriorarsi. Alcuni analisti stimano in 100.000 il numero delle truppe russe al confine. La scorsa primavera, una forza militare analoga è stata radunata per un’«esercitazione», ma questa volta la situazione sembra essere abbastanza diversa.
Per capirlo, è necessario prima cogliere l’importanza dell’Ucraina per la Russia, e soprattutto per la difesa della Russia. Come sintetizza George Friedman, rinomato esperto di affari internazionali:
Bielorussia e Ucraina rappresentano il cuore delle paure russe. Il confine ucraino è a poche centinaia di miglia da Mosca ed è quindi una grave minaccia quando finisce in mano ai nemici. La distanza non logorerebbe un nemico che si trovasse ad attaccare da lì. Dal punto di vista russo, la riluttanza degli Stati uniti a riconoscere queste paure radicate suggerisce che gli Usa abbiano progetti aggressivi e pericolosi. Bielorussia e Ucraina sono utili agli Stati uniti per costringere la Russia a cedere su tutte le questioni critiche, se non vuole rischiare una vera e propria invasione. Laddove gli Stati uniti non hanno motivi di interesse preponderanti, la Russia ha interessi che hanno a che fare con la sua stessa esistenza.
In altre parole, la posizione dell’Ucraina nei confronti della Russia non è questione di poco conto per Mosca. È diventata ancora più cruciale dopo il 2014 e il cosiddetto movimento Euromaidan, che ha fatto cadere il governo di Viktor Yanukovich, che era considerato «filo-russo» (sebbene la questione fosse più complessa) e lo ha sostituito con governi filo-occidentali. In seguito, la Russia ha annesso la Crimea e ha sostenuto più o meno apertamente le milizie «filo-russe» nel Donbas, a volte composte da militanti di estrema destra. Ciò ha a sua volta rafforzato i sentimenti pro-Nato tra la popolazione ucraina, rinvigorendo anche le organizzazioni nazionaliste ucraine di estrema destra.
Da allora, la Russia ha dovuto adattarsi a una nuova realtà in cui ha perso il controllo di gran parte di questo paese così centrale nella sua strategia di difesa, soprattutto di fronte alla potenziale aggressione delle principali potenze imperialiste europee. Ma Mosca non se ne è stata a guardare; ha cercato di ottenere un certo potere contrattuale contro le potenze occidentali intervenendo direttamente nella guerra civile siriana a fianco di Bashar al-Assad e contro gli alleati degli Stati uniti. Questo intervento, insieme ad altri in Africa (in particolare, ma non solo, in Libia), è stato motivato in parte dall’obiettivo di esercitare pressioni sulle potenze occidentali sulla questione ucraina.
Determinare esattamente perché Putin abbia deciso di mostrare i suoi muscoli contro l’Ucraina e i suoi sostenitori europei e, soprattutto, statunitensi è difficile. Indubbiamente, un altro fattore locale è l’uso da parte del governo ucraino di droni turchi contro le forze ribelli nel Donbas lo scorso ottobre. Bisogna tenere presente che i droni turchi sono stati determinanti nella vittoria dell’Azerbaigian sull’Armenia nel conflitto dello scorso anno sul Nagorno-Karabakh. Per il regime russo questa azione non è stata solo una «provocazione» ma una minaccia diretta, perché potrebbe cambiare gli equilibri di potere in un’area che per il Cremlino costituisce una «linea rossa».
Ci sono, tuttavia, altre ragioni internazionali che potrebbero spiegare l’attuale atteggiamento della Russia. Uno è il fatto che gli Stati uniti sono nel bel mezzo di uno spostamento geopolitico verso l’Indo-Pacifico come parte dei loro sforzi per contrastare la Cina. In questo contesto, non è un segreto che Washington stia cercando di evitare tutto ciò che aiuta a portare avanti un «accordo» tra Cina e Russia; inoltre, molti analisti e consulenti hanno affermato che gli Stati uniti potrebbero costruire un rapporto migliore con la Russia per isolare Pechino. Ci sono prove che testimoniano questa dinamica di riavvicinamento difensivo tra Cina e Russia. Putin, tuttavia, potrebbe provare a giocare con questa situazione in modo da ottenere alcune concessioni dall’imperialismo statunitense.
L’aumento del prezzo del gas è un altro elemento che favorisce la Russia, ma in questo caso ai danni dell’Unione europea. Mosca è in attesa del via libera dagli europei per gestire il sistema di gasdotti Nord Stream 2, che offre un vantaggio sia commerciale che geopolitico contro l’Ucraina. Come riportato dal Financial Times,
Putin ha affermato che i prezzi del gas si sarebbero stabilizzati una volta che l’autorità di regolamentazione tedesca avesse consentito le forniture all’Europa occidentale tramite il gasdotto Nord Stream 2, che corre sotto il Baltico e bypassa l’Ucraina. Kiev attualmente riceve i dazi di transito per il gas russo che passa attraverso il suo territorio.
Cosa vuole esattamente, allora, la Russia dall’Ucraina? In Foreign Affairs, Dmitri Trenin – direttore del Carnegie Moscow Center – cita una proposta di trattato presentata dalle autorità russe agli Stati initi «quando il 2021 volgeva al termine»:
La Russia ha presentato agli Stati uniti un elenco di richieste che riteneva necessarie per scongiurare la possibilità di un conflitto militare su larga scala in Ucraina. In una bozza di trattato consegnata a un diplomatico statunitense a Mosca, il governo russo ha chiesto la sospensione formale dell’allargamento orientale della Nato, il blocco permanente dell’ulteriore espansione delle infrastrutture militari dell’alleanza (come basi e sistemi d’arma) nell’ex territorio sovietico, la fine dell’assistenza militare occidentale all’Ucraina e il divieto di missili a medio raggio in Europa. Il messaggio era inequivocabile: se queste minacce non possono essere affrontate diplomaticamente, il Cremlino dovrà ricorrere all’azione militare.
Per dirla chiaramente, la Russia non vuole annettere l’Ucraina, ma almeno vuole assicurarsi la sua neutralità e la garanzia delle potenze occidentali che non entrerà a far parte della Nato (una prospettiva che oggi sembra abbastanza remota). Non vi è alcuna garanzia, tuttavia, che l’Occidente accetterà facilmente le richieste della Russia, a meno che non abbia qualcosa di importante da perdere o da guadagnare. Cedere ora alla Russia significherebbe perdere un’importante influenza su Mosca.
Se la Russia manterrà la sua posizione «dura», tuttavia, la Nato dovrà affrontare le proprie contraddizioni su questo tema. Come dice Dmitri Trenin, proseguendo nel suo pezzo sugli affari esteri,
Se il presidente russo Vladimir Putin si comporta come se avesse il sopravvento in questa situazione di stallo, è perché agisce… Gli Stati uniti e altri paesi della Nato hanno condannato le mosse della Russia, ma contemporaneamente hanno suggerito che non difenderanno l’Ucraina, che non è un membro della Nato, e hanno limitato le loro minacce di ritorsione alle sanzioni.
Ciò non significa che la Nato non stia tenendo d’occhio questo atteggiamento provocatorio da un punto di vista militare. Armi, missioni di addestramento ed esercitazioni militari nel Mar Nero sono aumentate negli ultimi mesi. Tutto ciò significa che un’invasione russa è imminente? No – o, almeno, tutte le indicazioni sembrano dire che la Russia lo farebbe solo se alcune linee rosse fossero state superate, come un’offensiva di Kiev contro le forze del Donbas. Molto probabilmente, la Russia sta usando la sua mobilitazione militare come mezzo principale per fare pressione sull’imperialismo occidentale per ottenere concessioni, lasciando la porta aperta per ulteriori colloqui, senza lanciare un vero ultimatum.
In effetti, la decisione di attaccare l’Ucraina è molto rischiosa per la Russia. Ci sono ostacoli logistici, materiali e finanziari all’invasione, ma gli ostacoli più importanti sono di carattere politico e geopolitico. Invadere un paese non è mai un compito facile. Anche se all’inizio le vittorie militari possono essere ottenute in modo relativamente semplice, la questione è il mantenimento del potere e la durata di un regime favorevole a Mosca. La resistenza della popolazione locale può diventare un problema serio, che richiederebbe un devastante dispendio di energie da parte delle forze di occupazione. Il sentimento nazionale potrebbe spingere milioni di ucraini a resistere. E come con le invasioni imperialiste in Medio Oriente, la Russia potrebbe trovarsi completamente impantanata in un’Ucraina ostile.
Ma c’è un’altra questione politica, questa volta relativa alla Russia: la popolazione russa è pronta e favorevole a una guerra contro l’Ucraina? A questo proposito, il giornalista russo Andrei Kolesnikov scrive:
Il russo medio è stanco di prendersi in giro da solo e di convincersi che se una guerra dovesse accadere, non avrebbe alcun impatto sulla sua vita o su quella della sua famiglia. I conformisti russi sono, ovviamente, persone tradizionalmente bellicose, ma si tratta della bellicosità dei talk show televisivi di propaganda, o del linguaggio dell’odio online. Nessun conformista vuole una guerra su larga scala: la coscrizione non fa parte del contratto sociale, soprattutto in un momento di accelerazione dell’inflazione e di stagnazione economica… Quest’anno, la paura di una guerra mondiale è aumentata drammaticamente, raggiungendo un solido secondo posto nella classifica dei principali temi che preoccupano i russi. Parallelamente alla paura della guerra è aumentata quella di un regime politico sempre più duro, di una repressione di massa e di un governo senza regole: l’aumento del tasso di autoritarismo del regime politico russo non è passata inosservata.
Infine, da un punto di vista geopolitico, il regime russo ha molto più da perdere dell’Occidente in caso di sconfitta in una possibile guerra in Ucraina. Ciò non significa che la Russia non possa impegnarsi in attacchi parziali, bombardamenti aerei o a sostegno dei combattenti ucraini nel Donbas; un’invasione totale non è ovviamente l’unica possibilità.
Ad ogni modo, la questione dell’Ucraina è troppo seria perché il regime di Putin possa bluffare su una possibile invasione o attacco. Ciò non significa che la guerra sia imminente, ma resta chiaramente una possibilità. Si attiverà solo se Putin non ha alternative o se vede una possibilità di guadagno politico abbastanza grande da correre il rischio.
È più che chiaro che in questa situazione pericolosa per il popolo e per la classe operaia, nessuna delle due parti rappresenta una sorta di alternativa progressista. Le potenze imperialiste occidentali usano un linguaggio ipocrita sulla sovranità ucraina di fronte all’arroganza russa, ma non hanno alcuna intenzione di forzare quella sovranità. Sia l’Occidente che Putin vedono l’Ucraina solo come una pedina nella loro competizione internazionale. Quanto al regime di Putin, non c’è niente di antimperialista: difende gli interessi del capitalismo russo, anche se ciò comporta la necessità di soggiogare altri popoli.
Una posizione internazionalista richiede la totale opposizione a queste provocazioni e minacce di guerra e la difesa incondizionata del diritto dell’Ucraina all’autodeterminazione in totale fraternità con i lavoratori e il popolo russo.
*Philippe Alcoy è membro dei consigli editoriali del sito francese RevolutionPermanente.fr, dal quale è tratto questo testo, e della piattaforma internazionalista LeftEast. Svolge ricerche e scrive regolarmente di cronaca e di storia dei Balcani e dell’Est Europa. Recentemente ha pubblicato Hongrie 1956: les jours où les travailleurs ont défié le stalinisme sulla Rivoluzione del 1956 in Ungheria. La traduzione è a cura della redazione
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