Nere, queer e leaderful
Le pratiche intersezionali di resistenza e mutuo soccorso di Black Lives Matter. Ce le racconta un'attivista texana del movimento
Black Lives Matter Austin è uno dei «chapters», i capitoli, del movimento nazionale Black Lives Matter (Blm), nato nel 2013 in seguito all’assoluzione dell’agente Zimmerman, responsabile dell’uccisione del diciassettenne afroamericano Travor Martin. L’hashtag #BlackLivesMatter venne lanciato da tre attiviste comunitarie afroamericane per denunciare le violenze e gli abusi della polizia ai danni delle persone nere.
Blm Austin è uno dei pochi nodi presenti in Texas, uno Stato «rosso», Repubblicano, dove si eseguono una buona parte delle condanne a morte del Paese e dove gli afroamericani rappresentano solo il 12% della popolazione. Ho avuto la fortuna di poter partecipare a un loro incontro, tenutosi nella sala di una chiesa afroamericana nella zona est della capitale texana. East Austin è l’area urbana dove le minoranze etniche sono state marginalizzate nel corso degli anni e dove oggi vengono minacciate dalla speculazione immobiliare e dai processi di gentrificazione. Vicino alla chiesa ci sono murales di attivisti neri, ristoranti con cucina soul food e barbieri afroamericani. A condurre l’incontro, invece, c’è Margaret X, attivista afroamericana di Blm. Insieme a lei c’è un membro storico della Naacp, la National Association for the Advancement of Colored People, una delle prime organizzazioni per i diritti delle persone di colore degli Stati uniti.
Iniziamo la riunione leggendo ad alta voce una citazione di Martin Luther King: «se non puoi volare, corri. Se non puoi camminare, striscia. Ma cerca in tutti i modi di continuare a muoverti». Subito dopo Margaret legge i nomi di alcune vittime della violenza razzista e facciamo un minuto di silenzio.
Sul foglio che ci hanno distribuito, con il programma dell’incontro, c’è un codice qr-code che Margaret ci chiede di scansionare con il nostro telefono per accedere a un link. Nella pagina web che si apre ci sono i principali casi che Blm seguirà nel 2020, tra cui quelli di persone nere che si sono suicidate in carcere in seguito ai pestaggi delle guardie carcerarie, chi è stato ucciso prima di testimoniare contro un agente di polizia, chi è finito nel braccio della morte, chi in carcere minorile, chi è stato ucciso dalla polizia e chi, come Crystal Mason, è stata arrestata per aver votato mentre stava scontando un periodo di libertà vigilata. Ci sono casi inquietanti come quello di Jennifer Jeffley, prelevata dalla polizia quando aveva 15 anni per un sospetto caso di omicidio e finita in un carcere texano dove sta scontando l’ergastolo, o il caso di Margaret Haule, 16 anni, costretta a prostituirsi dalla madre e finita in carcere con una condanna a vent’anni per rapina mentre la sua sex-trafficker dovrà scontarne solo 15.
Un ulteriore qr-code ci guida alla lettura di un’altra lista in cui vengono menzionati i libri fondamentali da leggere sulla discriminazione del sistema penale, i film da vedere, altri casi di suicidi in carcere, omicidi a sfondo razziale o perpetrati dalla polizia, i testimoni chiave, i consulenti legali, i report e le statistiche. Dopo una ricca discussione sui bias creati dai precedenti penali durante i processi e sull’influenza che le elezioni possono avere sul sistema giudiziario e quindi sulla discriminazione razziale, l’incontro finisce con il motto «non abbiamo niente da perdere se non le nostre catene» e un saluto in lingua Swahili. Prima di congedarci Margaret X accetta di rispondere ad alcune domande.
Una delle caratteristiche più interessanti di Black Lives Matter è la sua struttura organizzativa orizzontale e la capacità di esprimere leadership intersezionali, come si declina qui ad Austin questa peculiarità?
Noi ci ispiriamo a Ella Baker [attivista del Civil Rights Movement, ndr] che ha inventato una forma di organizzarsi leaderful, piena di leader. Credeva che tutte noi fossimo chiamate a essere leader. Lei ha visto molti capitoli del movimento morire, scomparire improvvisamente perché la loro leader moriva, si ritirava, si trasferiva o andava in burn-out per il troppo lavoro, così ha sentito l’esigenza di promuovere una leadership collettiva, di modo che tutte noi fossimo leader. I capitoli di Black Lives Matter sono guidati da donne nere e queer, questa scelta è motivata dal voler superare le sfide ereditate dal Civil Rights Movement, dove le voci delle persone queer e delle donne venivano silenziate o ignorate. È importante che tutte noi possediamo una formazione politica minima, così che ci sia sempre qualcuna che può prendere le redini del comando se un’altra persona non è disponibile. D’altra parte, c’è da dire che, a volte, la decentralizzazione porta a una mancanza di strutture organizzative ed efficienza, perché le persone che partecipano nel movimento arrivano con differenti livelli di competenza. Il nostro capitolo è stato creato con una prospettiva olistica, perché quando bisogna affrontare i traumi, come la violenza della polizia, ci sono un sacco di necessità che solitamente non sono considerate. Molte famiglie vengono devastate dalla morte di una persona che era responsabile della cura della famiglia, o di chi si occupava di provvedere economicamente al nucleo familiare, o di chi gestiva l’ambiente domestico. Quindi sorgono problematiche del tipo: chi si prenderà cura delle spese del funerale? Il nostro capitolo è stato creato con l’intenzione di affrontare anche queste problematiche. Il sistema giudiziario resta l’obiettivo principale ma cerchiamo di prestare attenzione all’intersezionalità della questione abitativa, del trasporto, del lavoro. Non sei riuscita a presenziare all’udienza davanti alla corte? Bene, il giudice ti manderà un avviso per informarti che finirai in arresto. Queste situazioni possono essere evitate con il supporto del movimento. Un altro problema può essere che il tuo caregiver primario venga ucciso dalla polizia e tu rischi di perdere anche la tua casa, di finire sotto sgombero. Riassumendo, le cinque questioni fondamentali che cerchiamo di affrontare sono: il sistema giudiziario penale, l’alloggio, il trasporto, l’educazione e la salute, tutti questi fattori giocano un ruolo fondamentale nel generare violenza contro le nostre comunità.
Quali sono le specificità di Blm in uno Stato come il Texas dove si trova la più grande popolazione carceraria del Paese?
Austin è una città prevalentemente Bianca. La popolazione nera sta scomparendo, siamo calati fino a rappresentare oggi circa il 6% della cittadinanza. Questo comporta delle dinamiche differenti rispetto alle città dove vive un’ampia percentuale di popolazione nera. A volte, quando si è in poche persone nere, si finisce con l’avere un grosso carico di lavoro. Molte attiviste finiscono con il sovraccaricarsi di lavoro e questo può portare al burn-out. Austin è anche una delle metropoli con il più alto tasso di crescita della nazione. Di conseguenza i dati demografici stanno cambiando continuamente a causa dei flussi di persone che si trasferiscono in città. Le grandi metropoli come Houston, San Antonio, Dallas hanno le proprie problematiche razziali, ma almeno nelle città puoi avere accesso a un avvocato pubblico, o ad esempio una corte può chiamare dei legali d’ufficio per assistere chi non ha abbastanza risorse per rivolgersi a un avvocato privato. Nelle zone rurali se vieni arrestato potresti dover aspettare giorni prima di vedere il magistrato, perché c’è di mezzo il weekend o magari dei giorni di festa, e quindi rischi di rimanere in carcere per molto tempo in attesa di un’udienza. Le persone che vivono nelle zone rurali non hanno accesso agli avvocati d’ufficio, ai consulenti legali pubblici, alla consulenza e all’aiuto offerto dai legali delle organizzazioni no profit. La maggioranza delle persone prestano attenzione a quello che succede ad Austin, Dallas, Houston ma bisogna guardare alle zone di provincia come Fanin County, Denton Texas, Fedor Texas, tutte quelle piccole città dove le persone vengono arrestate per crimini di minore gravità: come per esempio le infrazioni stradali. Questo contribuisce parecchio a far sì che una grande quantità di persone finisca in arresto ed entri nel sistema giuridico criminale. In ogni caso, il fatto di essere in una città non significa che tu sia al corrente delle opzioni legali a tua disposizione. Un esempio classico è il Pre-Trial Diversion Program della contea di Travis. A Travis County, l’ufficio del procuratore distrettuale può usare questo programma per evitare che durante il tuo periodo di arresto, in attesa che il processo confermi o smentisca la tua colpevolezza, il crimine di cui sei accusato non appaia sulla tua fedina penale. Più del 90% dei destinatari di questo programma erano bianchi, anche se gli afroamericani sono quelli che vengono arrestati molto più frequentemente. È, quindi, anche un problema di accessibilità a quelle risorse che già esistono. È un discorso complicato con diversi livelli: quello del procuratore distrettuale, il giudice di area, lo status economico delle persone accusate, il programma pre-processuale, la cauzione, le incarcerazioni per debiti non saldati, tutti questi fattori giocano un ruolo nel sistema di discriminazioni.
Camminando per la città non si vede molta presenza di forze dell’ordine come in Italia o in altre parti del mondo, viene quindi spontaneo chiedersi quali siano le situazioni dove la popolazione afroamericana si trova a contatto con la violenza della polizia.
Qualsiasi tipo di contatto con la polizia può creare situazioni di violenza. Se tu hai bisogno di aiuto e chiami la polizia per esempio, chiami il 911, e oltre all’ambulanza arrivano i pompieri e la polizia, questa cosa succede anche nelle scuole. Per questo abbiamo adottato il termine School-to-Prison Pipeline (il condotto scuola-prigione), per denunciare come un bambino afroamericano che viene sospeso abbia buone probabilità di finire in prigione. Per i minori afroamericani essere sospesi o avere qualsiasi tipo di problema disciplinare può significare finire intrappolato nel sistema penale. Un esempio emblematico è il caso di Robert Chody, un ufficiale che ha soffocato un adolescente nero vicino alla sua scuola. Chody ha patteggiato con la vittima fuori dal processo, e ora è lo sceriffo della contea di Williamson, la stessa dove è avvenuta l’aggressione. Questo tipo di episodi non fanno altro che aumentare la criminalizzazione dei bambini e delle bambine. Un buon resoconto da leggere su questo tema è il Black Girls Matter Report, secondo il quale i giovani neri sono più facilmente sottoposti a sanzioni disciplinari nelle scuole rispetto ai loro coetanei bianchi per lo stesso tipo di infrazioni, e le ragazze nere sono quelle che più subiscono provvedimenti in assoluto rispetto ai loro pari che commettono le stesse azioni. Le sanzioni per le ragazze nere risultano spesso sproporzionate rispetto alle loro condotte. Quindi possiamo dire che la violenza del sistema penale inizia durante l’infanzia o la giovinezza. È un modo criminale di rispondere alle richieste d’aiuto della comunità afroamericana. Io vedo diverse comunità nere, o di persone di colore, dove i singoli non chiamano le autorità se hanno bisogno di aiuto. Questo è uno dei motivi per cui le persone afroamericane muoiono molto più spesso a causa di malattie che si sarebbero potute curare o prevenire. Il tempo che le persone nere spendono per decidersi a chiamare il 911 le porta a finire al pronto soccorso con uno stadio avanzato della malattia, facendo così diminuire drasticamente le possibilità di sopravvivenza. Per ogni caso di violenza della polizia che avviene tramite controlli stradali ci sono una quantità di casi dove le persone chiedono aiuto e finiscono per subire la violenza delle autorità. [Esistono diversi casi in cui un familiare chiama l’ambulanza per chiedere aiuto rispetto ai problemi mentali di un membro della famiglia e l’intervento della polizia risulta letale per il paziente, ndr]. Io direi che le situazioni dove si verificano la maggior parte delle violenze sono le richieste d’aiuto e le attività quotidiane, come la scuola e il lavoro.
In che modo la situazione politica elettorale a livello nazionale influisce sulla vostra lotta?
Noi cerchiamo di lavorare fuori dal sistema politico elettorale, o intorno a esso. Dipendere dal governo per apportare dei cambiamenti a volte richiede una strategia a lungo termine, mentre invece cercare delle strade alternative e immediate è stato un modo più efficace di agire per il nostro movimento. Ovviamente quando Trump è stato eletto è stata un’esperienza molto forte, drammatica per molte persone. Molti cittadini sono scesi in strada, erano sconvolti. Un fattore sicuramente importante della vittoria di Trump è stato il mettere allo scoperto un sacco di problematiche legate al razzismo, che hanno reso le persone molto più consapevoli, molte persone vogliono darsi da fare e noi cerchiamo di intercettare questa voglia di cambiamento. Una delle nostre attività consiste nell’organizzare camminate per il quartiere e campagne porta-a-porta per l’iniziativa Know Your Rights e informare sulle alternative al chiamare la polizia, qualunque sia il tuo status migratorio, o l’etnia di appartenenza. In ogni caso ci concentriamo sulle comunità nere, ci sono poche aree di Austin che sono prevalentemente nere o conosciute come «black pockets» [i tipici quartieri statunitensi «a cul de sac» in questo caso abitati da afroamericani, ndr], e noi ci concentriamo proprio su queste aree. Un’altra risorsa riguarda le richieste di aiuto rispetto alla salute mentale, esiste per esempio una linea d’emergenza che tu puoi chiamare e digitando un codice ti mette in contatto con il centro medico della contea di Travis. Invece che criminalizzare una persona che chiede aiuto, l’Integral Care di Travis promuove alternative che portano più benefici alla comunità. Per quanto riguarda invece l’abuso di droghe e alcol, stiamo promuovendo il centro di disintossicazione di Austin. Se vieni arrestato dalla polizia per abuso di droga o alcol, e chiedi di metterti in contatto con la Sober House di Austin, gli agenti ti porteranno lì invece che mandarti in galera e criminalizzarti.
Quali scenari vedete come movimento nel prossimo futuro, considerando anche le ormai vicine elezioni presidenziali?
Per quanto riguarda le prossime elezioni nazionali noi speriamo che succeda il meglio ma ci prepariamo per il peggio. C’è un detto che dice «la recessione dell’uomo bianco è la depressione dell’uomo nero», quindi noi siamo pronte a sopravvivere a dispetto di chi sarà il prossimo presidente eletto; e invitiamo tutte le persone a continuare a lottare per un cambiamento, sperando che si possa portare la lotta a un livello globale.
*Gianpaolo Contestabile, psicologo, operatore sociale e ricercatore indipendente, si occupa di comunicazione collaborando con collettivi politici e media comunitari tra l’Italia e l’America Latina. Trascrizioni e consulenza linguistica di questa intervista sono a cura di Parisa Valverde.
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