Un altro fisco è possibile
Per ricostruire davvero la Gran Bretagna, il Labour dovrebbe tassare i ricchi. L'argomento non è più tabù presso la maggioranza degli elettori. Ecco alcune misure adatte ai tempi
«Dite una cosa, il Labour la tasserà», ha twittato Rishi Sunak, appena due giorni prima di portare i conservatori a una sconfitta monumentale. Era un tema frequente nel suo partito. Il problema, tuttavia, non è che i piani fiscali e di spesa del Labour siano troppo estremi, è che non lo sono abbastanza.
La Gran Bretagna ha un disperato bisogno del «decennio di rinnovamento nazionale» promesso da Keir Starmer, ma l’ostacolo più grande è ciò che il Labour promette di non fare: riformare integralmente il sistema fiscale per finanziare un programma finalizzato a proteggere e ricostruire la Gran Bretagna.
Le crisi di sanità, criminalità e alloggi possono essere attribuite direttamente all’aumento senza precedenti della povertà e della disuguaglianza dopo la crisi finanziaria globale. I tetti delle scuole si stanno letteralmente sgretolando, il nostro sistema di trasporti è costoso e inaffidabile, le società private che gestiscono l’acqua sono di fatto in bancarotta e la stragrande maggioranza dei comuni avrà bisogno di essere salvata in questa legislatura. Fondamentalmente, i mancati investimenti impongono costi enormi ai servizi e al paese nel suo insieme.
E per investire, il governo ha un disperato bisogno di aumentare le entrate.
Il cambiamento
Il rifiuto da parte del Labour di tassare e spendere sembra essere motivato da secolari attacchi per aver storicamente sostenuto aliquote di imposta sul reddito sempre leggermente più elevate rispetto ai Tories. Tuttavia, la Gran Bretagna ora è completamente diversa rispetto al paese del 1992 e, in effetti, nel 2019. La necessità di aumentare le tasse e tassare coloro che possono permetterselo ora è popolare.
Conta il fatto che il Labour abbia perso circa mezzo milione di voti nel 2019 e abbia guadagnato solo l’1,8% della quota di voti nel 2024. La prossima volta, avranno bisogno di una generazione di sostenitori che vedano un valore reale nel voto laburista per resistere ai partiti di destra che sicuramente non consentirà nuovamente una votazione per parti separate. Hanno cinque anni per dimostrare di poter aumentare le entrate per sostenere la stragrande maggioranza dei cittadini britannici che hanno un disperato bisogno di investimenti.
Il tentativo delle scuole private e dei loro genitori di utilizzare i conservatori e una stampa sempre più disperata contro la rimozione dello status di ente di beneficenza è stato nettamente respinto, con il 57% della popolazione che sostiene la questa misura e solo il 16% si oppone. In passato, gli elettori potevano immaginare di avere, in un ipotetico futuro, risorse sufficienti per pagare la scuola privata dei propri figli. Ma ora sembra proprio che gli elettori stiano pagando affinché un gruppo sempre più piccolo di persone ottenga un vantaggio ingiusto sui propri figli.
Questa è stata la prima elezione da quando i baby boomer hanno raggiunto l’età adulta, in cui una netta maggioranza di loro non ha visto il proprio partito preferito al governo. Per chi ha meno di cinquant’anni, l’affermazione secondo cui «Il Labour ci riporterà agli anni Settanta» suona come una buona cosa. Francamente, le cose sono molto peggiori ora rispetto ad allora, e l’aumento delle tasse per finanziare proprio le cose che abbiamo perso negli ultimi quattro decenni – infrastrutture nazionalizzate e settori sanitari, assistenziali e industriali funzionanti – è allettante. Oltre al settore manifatturiero, abbiamo bisogno di produzione, compresa l’energia verde, e di servizi, compresa l’assistenza sociale.
La realtà è che gli elettori vedono sempre più le tasse come uno strumento fondamentale per migliorare la nostra vita. Il 57% della popolazione ritiene che il governo dovrebbe dare priorità al finanziamento dei servizi pubblici, rispetto al solo 27% che è favorevole a una riduzione delle tasse. Anni di riduzione delle aliquote fiscali sulle imprese non sono riusciti a far fronte alla disuguaglianza territoriale e alla scarsa produttività. Abbiamo invece bisogno di una nuova economia che indirizzi gli investimenti dove sono più necessari.
In termini storici, l’imposta sul reddito nel Regno Unito è un’aberrazione relativa, con l’introduzione permanente solo nel 1842 e l’applicazione solo ai redditi più alti fino alla prima metà del XX secolo. Non dovremmo più credere che la revisione delle aliquote marginali dell’imposta sul reddito associata al lavoro retribuito sia lo strumento chiave per finanziare la riforma. Non lo è, e non può esserlo, perché il valore relativo della retribuzione lavorativa negli ultimi decenni si è ridotto di parecchio. Aumenti netti significativi in tutte le aliquote marginali, tranne quelle più elevate, sono di conseguenza impopolari e politicamente irrealizzabili.
I cambiamenti chiave di cui abbiamo bisogno sono quelli incentrati sulla ricchezza. La distribuzione ineguale delle attività illiquide [nel linguaggio finanziario si tratta di beni o attività non immediatamente disponibili in quanto immobilizzati o vincolati a lunga scadenza, Ndt] è di gran lunga più importante che affrontare la disuguaglianza dei redditi da lavoro dipendente – per quanto importante sia – ed è al centro di molti aspetti della crisi del costo della vita. Coloro che possiedono una casa a titolo definitivo sono protetti dal rapido aumento dei costi dei mutui a causa dei tassi di interesse alle stelle. In Act Now: A Vision for a Better Future and New Social Contract, il Common Sense Policy Group ha disegnato un progetto per venirne a capo.
Aumentare le entrate
In primo luogo, bisogna colmare il divario di equità e pareggiare le aliquote fiscali per i redditi derivanti da dividendi e altre forme passive di attività con quelle da lavoro dipendente. Insieme, l’abolizione dei contributi previdenziali dei dipendenti e la loro sostituzione con l’imposta sul reddito e la perequazione delle aliquote dell’imposta sul reddito per i redditi derivanti dai dividendi genererebbero entrate aggiuntive per 58,1 miliardi di sterline all’anno.
In secondo luogo, abbiamo bisogno di un’imposta annuale proporzionale e progressiva sui livelli di ricchezza delle famiglie superiori a 2 milioni di sterline, con aliquote marginali del 2% fino a 5 milioni di sterline a salire. Tenendo conto dell’evasione, stimiamo che ciò consentirebbe di raccogliere circa 43 miliardi di sterline all’anno. La soglia dei 2 milioni di sterline si pone al di sopra di ogni possibile situazione in cui qualcuno dipenda da quel livello di ricchezza soltanto per vivere. Per far fronte alla possibilità di fuga di capitali e di delocalizzazione della ricchezza, che ha avuto un impatto distorsivo e dannoso sull’economia, raccomandiamo l’imposizione di una tassa sulle grandi transazioni finanziarie alle stesse aliquote.
In terzo luogo, seguiamo la raccomandazione del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment di tassare la produzione di carbonio e combustibili fossili a circa 55-60 sterline per tonnellata nel 2024, con un aumento a 75 sterline per tonnellata nel 2030. Ciò dovrebbe consentire di raccogliere circa 6 miliardi di sterline all’anno a tariffe correnti. Raccomandiamo inoltre un extratassazione permanente sulle società produttrici di combustibili fossili e un reindirizzamento degli attuali sussidi ai produttori di combustibili fossili, come indicato in una recente ricerca di Oxfam. Ciò consentirebbe di raccogliere poco meno di 7 miliardi di sterline all’anno. Quei soldi aumentano il gettito fiscale e creano incentivi per ridurre le emissioni di carbonio, intervenendo sulla crisi climatica.
Infine, forse la riforma più semplice consiste nell’eliminare quaranta dei principali sgravi fiscali non necessari o mal gestiti che consentono ai ricchi di evitare di pagare le tasse attraverso schemi di elusione. Un esempio del genere è lo sgravio agricolo, che è essenzialmente una scappatoia in materia di imposta di successione. Questi sgravi fiscali fanno sì che il paese perda ogni anno centinaia di miliardi che dovrebbero essere spesi per ricostruire la Gran Bretagna. Secondo le statistiche dell’Hmrc, l’abolizione di soli quaranta sgravi e indennità che non servono altro che all’evasione fiscale comporterebbe un guadagno di poco meno di 74 miliardi di sterline.
Nel complesso, le riforme che abbiamo proposto comporterebbero un aumento delle entrate fiscali di poco meno di 340 miliardi di sterline, che è più che sufficiente per finanziare un vero decennio di rinnovamento nazionale.
Nel nostro sondaggio per il rapporto, abbiamo riscontrato un livello medio di sostegno alla nuova economia del 69,2% tra gli elettori del Muro Rosso, con il 60,2% tra i conservatori e l’80,5% tra gli elettori laburisti del 2019. A livello nazionale, l’approvazione è stata del 72,6%, con il 48,6% tra coloro che intendevano votare conservatori, il 76% tra coloro che intendevano votare laburisti e il 66% tra gli elettori indecisi.
In effetti, la nuova economia rifletterebbe semplicemente la retorica dei politici di tutto lo spettro: premiare il lavoro, investire nella nazione come si farebbe con un’impresa ed eliminare gran parte della burocrazia attualmente coinvolta nel sistema fiscale.
Il governo laburista può realizzare un decennio di rinnovamento solo se si impegna a realizzare il tipo di cambiamenti che proponiamo. E deve agire adesso.
*Elliott Johnson è un ricercatore senior in politiche pubbliche alla Northumbria University. Howard Reed è direttore di Landman Economics. Matthew Johnson è professore di politiche pubbliche alla Northumbria University. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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