
Un futuro green per New York City
La crisi del Covid ha messo in ulteriore evidenza i limiti dello sviluppo urbano basato su speculazione immobiliare e finanza. Un'occasione per ripensare la città da sinistra
L’enormità di appartamenti e uffici vuoti, camere d’albergo inutilizzate, ristoranti e luoghi di intrattenimento chiusi, vetrine di negozi al dettaglio sbarrate: tutti i segnali della situazione economica di New York minano alle radici lo scintillante boom economico della città degli ultimi due decenni.
Tuttavia, come spiegato dal defunto urbanista radicale Robert Fitch e altri, sono tutte conseguenze dell’economia Fire [Finance, Insurance, Real Estate, Ndt], incentrata sui settori finanziario, assicurativo e immobiliare che hanno dominato la città dalla metà degli anni Settanta. Quegli stessi interessi hanno spinto l’ascesa della gentrificazione, del turismo e delle varie industrie culturali che hanno contribuito a creare una «città di lusso» che si rivolge alle classi medie e alte.
Sulla scia delle passate crisi economiche, compreso il crack fiscale del 1975 e l’11 settembre, l’élite del Fire si è mobilitata accanto al suo candidato a sindaco preferito. Nel 1977 quella figura era Ed Koch, e durante i suoi tre mandati ha contribuito a mettere in atto il nuovo progetto, a partire da Midtown Manhattan. Membro di quella stessa élite, durante i suoi tre mandati, Mike Bloomberg ha poi portato quel progetto a Brooklyn e nel Queens, modificando le aree di produzione nel lungomare dell’East River per far posto alle torri condominiali.
Bill de Blasio nel 2013 ha fatto della lotta alle disuguaglianze prodotte dalla città di lusso di Bloomberg il tema centrale della campagna, ma non ha in alcun modo modificato l’agenda del Fire. De Blasio e i suoi alleati sindacali hanno cercato di ottenere miglioramenti per la classe operaia della città – ad esempio, giorni di malattia retribuiti, asili – che non mettessero in discussione la preminenza di Wall Street o dei grandi investitori. Nella crisi attuale, De Blasio si limita a lottare per mantenere il bilancio della città in attivo.
Mentre la campagna elettorale per l’elezione del sindaco del prossimo anno prende forma, gli investitori alleati di Bloomberg stanno cercando il loro nuovo candidato di riferimento. A differenza del 1977 o del 2001, la corsa attuale presenta una differenza significativa: la sinistra ribelle guidata dai Democratic Socialists of America (Dsa). Anche se attualmente non c’è un candidato sindaco di sinistra in gara, ci sono molte opportunità per gli attivisti di base per contribuire a definire l’agenda della prossima amministrazione.
Sebbene i Dsa attualmente non stiano sostenendo un candidato a sindaco, questa settimana la senatrice dello stato di Brooklyn Julia Salazar, aderente all’organizzazione, ha sostenuto il capo dell’ufficio fiscale della città Scott Stringer. Nel 2013, il Working Families Party (Wfp) ha sostenuto Stringer nella sua riuscita corsa in città per il ruolo di comptroller (chief financial officer della città).
Stringer, un fuoriclasse, corre a sinistra del compagno sfidante Eric Adams, presidente del distretto di Brooklyn. Sia Stringer che Adams hanno fatto avanzare le loro carriere politiche nell’era Fure, con ampio sostegno da parte dei grandi investitori.
Il prossimo anno vedrà l’introduzione a New York City del voto classificato [si possono indicare diverse preferenze specificando l’ordine di gradimento, Ndt] il che significa che l’ingresso di diversi candidati Dsa e/o sostenuti dal Wfp nelle gare del consiglio influenzerà anche il modo in cui la campagna per il sindaco si svolgerà in quegli stessi distretti. A differenza delle elezioni passate, i candidati a sindaco dovranno fare di più che appellarsi alle loro basi. L’importanza dei conteggi del secondo e del terzo posto significa che ora cercheranno sostegno in molti distretti in cui corrono i candidati della sinistra.
Prima delle primarie democratiche del prossimo giugno, sia i Dsa che il Working Families Party hanno distribuito questionari ai potenziali candidati al consiglio comunale, che saranno seguiti da interviste e conferme. A causa dei limiti di mandato negli uffici comunali, trentacinque dei cinquantuno seggi del consiglio saranno aperti. La sinistra ha anche recentemente dimostrato la sua capacità di eliminare gli eletti in carica, sebbene la maggior parte di essi siano stati titolari di seggi da lungo tempo nella legislatura statale (che non ha limiti di mandato).
Ciò significa che i Dsa e il Pam possono aiutare a spostare a sinistra il dibattito nella corsa a sindaco. I programmi proposti da entrambi i gruppi prevedono una città fondata sull’uguaglianza, non sul lusso.
Sebbene i due gruppi condividano posizioni quasi identiche riguardo alla riforma della polizia e ai diritti dei lavoratori, i Dsa hanno presentato un progetto molto più coerente per riorientare l’economia della città. Piuttosto che una città guidata dalla speculazione immobiliare, i Dsa immaginano New York come il centro dell’ecosocialismo.
Tra le molte componenti interconnesse in questa prospettiva ci sono un impegno per il Green New Deal, energia rinnovabile al 100% entro il 2030, trasporto pubblico gratuito, controllo pubblico dell’energia e l’espansione delle fattorie urbane. Costruire un futuro sostenibile richiede anche ammodernamenti energetici che possano stimolare la produzione locale.
Tutte queste proposte verranno blandite dal settore immobiliare e dall’imponente apparato di pubbliche relazioni di cui dispone, grazie al quale ha convinto due generazioni di politici e opinionisti a riconoscere negli investimenti privati su larga scala l’unica direzione percorribile per la crescita futura. Nonostante l’attuale abbondanza di uffici e spazi commerciali, vari membri del consiglio comunale stanno attualmente ripetendo a pappagallo le affermazioni di uno speculatore privato secondo cui è necessario riposizionare Industry City nel Sunset Park di Brooklyn per costruire ancora spazi di questo tipo.
Negli ultimi anni, Uprose, storica organizzazione locale della comunità portoricana di lunga data, ha mappato un piano alternativo per il lungomare di Sunset Park che chiama Green Resilient Industrial District (Grid). Nel tracciare un futuro per il lungomare che enfatizzi la produzione verde piuttosto che la vendita al dettaglio, il piano Grid consentirebbe di creare migliaia di posti di lavoro ben retribuiti.
La sezione di South Brooklyn dei Dsa si è recentemente unita allo sforzo di fermare il progetto Industry City, disegnando un piano simile al Grid. Il consiglio comunale voterà per decidere se Industry City da qui a novembre può andare avanti. È la prima battaglia della campagna del 2021 e l’inizio del tentativo della sinistra di costruire una base nuova e sostenibile per il futuro di New York City.
*Theodore Hamm dirige la cattedra di giornalismo e studi sui nuovi media al St Joseph’s College di Clinton Hill, Brooklyn. Il suo libro Bernie’s Brooklyn: How Growing Up in the New Deal City Shaped Bernie Sanders’ Politics è uscito per O/R Books. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.
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