
Da QAnon ai giustizieri
La paranoia cospirazionista che contagia la narrazione delle destre statunitensi spalleggia la retorica law-and-order che invita a sparare sui manifestanti antirazzisti
Il 19 agosto scorso, il presidente Donald Trump ha inviato un attestato di stima ai seguaci della teoria del complotto QAnon, che sostiene che il presidente sta segretamente combattendo per salvare il mondo da una rete pedofila satanica d’élite, definendoli «persone che amano il nostro paese».
Una settimana dopo, il 26 agosto, il conduttore di Fox News Tucker Carlson ha solidarizzato con Kyle Rittenhouse, un adolescente che ha ucciso due manifestanti di Black Lives Matter in Wisconsin e ne ha ferito un altro. Carlson ha sostenuto che Rittenhouse sentiva di «dover mantenere l’ordine quando nessun altro lo avrebbe fatto».
A prima vista, queste provocazioni potrebbero apparire slegate. Ma sono profondamente intrecciate. Nell’arco di una settimana, sia Trump che Carlson hanno dato il via libera a elementi estremisti di destra, teorici della cospirazione di QAnon da un lato e avventuristi armati pro-polizia dall’altro. Entrambi si muovono sulla base della stessa narrazione: che le strade degli Stati uniti – in particolare le città gestite dai democratici, ma nessun posto è sicuro – pullulano di agitatori anarchici senza legge che si fanno beffe dell’autorità, terrorizzano gli innocenti e minacciano la civiltà. In mezzo a un assedio del genere, l’estremismo di destra in una variante o nell’altra non è affatto estremo. È razionale, addirittura eroico e patriottico.
Trump ha fatto finta di niente su QAnon, anche se ovviamente sa di cosa parla. La maggior parte degli statunitensi che seguono le notizie ormai ne conoscono le linee generali e Trump segue le notizie più di chiunque altro, per non parlare del fatto che è affascinato da qualsiasi cosa abbia come protagonista lui stesso, come accade nel caso di QAnon. Anche se ha tentato di minimizzare sia la sua consapevolezza di cosa sia QAnon che la follia estrema che esso rappresenta, ha assecondato l’idea che lui e la sua amministrazione stiano difendendo il mondo dalla distruzione totale per mano di oscuri malfattori, cioè il cuore di QAnon.
Trump: Non so molto del movimento a parte il fatto che capisco che gli piaccio molto, cosa che apprezzo. Ma non so molto del movimento. Ho sentito che sta guadagnando popolarità…
Queste sono persone a cui non piace vedere cosa sta succedendo in posti come Portland o Chicago e New York e altre città e stati. E ho sentito che queste sono persone che amano il nostro paese e semplicemente non apprezzano quello che accade.
Non ne so altro oltre a al fatto che presumibilmente mi apprezzino, e vorrebbero anche che i problemi in queste aree, specialmente nelle aree di cui stiamo parlando, spariscano, perché i democratici non riescono ad amministrare una città, e se non ci riescono manderemo tutti gli agenti federali, che siano soldati o forze dell’ordine, qualunque cosa vogliano, li invieremo e risolveremo i loro problemi in ventiquattr’ore o meno.
Reporter: Il nocciolo della teoria è questa convinzione che lei stia segretamente salvando il mondo da questo culto satanico di pedofili e cannibali. Le sembra qualcosa a cui sta veramente dietro?
Trump: Be’, non lo sapevo. Ma dovrebbe essere una cosa buona o cattiva? Se posso aiutare a salvare il mondo dai problemi, sono disposto a farlo. Sono disposto a mettermi in gioco. E lo sono, in realtà. Stiamo salvando il mondo da una sinistra radicale che distruggerà questo paese. E quando questo paese se ne sarà andato, il resto del mondo lo seguirà.
Naturalmente, i sostenitori di QAnon non hanno interpretato queste osservazioni come un ripudio della loro visione del mondo, ma hanno invece preso come un incoraggiamento il fatto di essere sulla strada giusta. Incoraggiati, hanno tenuto manifestazioni – bollate come proteste innocue contro il «traffico di bambini», con i partecipanti che indossavano magliette «Child Lives Matter» – in dozzine di città in tutto il paese pochi giorni dopo le dichiarazioni di Trump.
Il conduttore di Fox News Tucker Carlson ha evitato con attenzione QAnon. Non sono nel suo stile. Ma ha promosso in modo aggressivo la narrazione sottostante sul caos nebuloso ma crescente, progettato da coloro che cercano consapevolmente di smantellare la società e portata avanti dai loro inconsapevoli soldati di fanteria liberal. Quando iniziò la seconda ondata di proteste di Black Lives Matter, Carlson ne parlò in termini minacciosi, descrivendoli come indiscriminatamente violenti e sostenendo che costituissero «una forma di tirannia» e rappresentassero «una minaccia per ogni americano». Questi commenti sono coerenti con il repertorio solito di Carlson, che fornisce l’impressione generale che orde di invasori nemici – dagli immigrati centroamericani agli studenti universitari politicamente corretti – stiano perennemente violando le mura del castello.
I commenti di Carlson su Rittenhouse, che ha attraversato i confini dello stato con un’arma d’assalto per aiutare la polizia nel reprimere la piazza e, come ha detto, «proteggere i cittadini», sono perfettamente indicativi della retorica di Carlson sul corso delle proteste. Come Trump, Carlson ha insinuato che la polizia avrebbe dovuto essere più aggressiva con le persone che protestavano contro il fatto che la polizia avesse sparato a Jacob Blake a Kenosha, in Wisconsin:
A Kenosha c’è l’anarchia perché le autorità locali hanno abbandonato il campo. Le persone elette, dal governatore in giù, si sono rifiutate di far rispettare la legge. Si sono tirate indietro e hanno visto Kenosha bruciare. Quindi siamo davvero sorpresi che saccheggi e incendi dolosi abbiano accelerato l’omicidio? Ci colpisce tanto che diciassettenni armati di fucili abbiano deciso che dovevano mantenere l’ordine quando nessun altro lo avrebbe fatto?
La polizia era già aggressiva: ha usato grandi quantità di lacrimogeni sui manifestanti e ha persino accolto con favore l’assistenza di civili armati che ha percepito dalla propria parte. L’accusa del capo della polizia di Kenosha ai manifestanti per le azioni di Rittenhouse e le dichiarazioni dello sceriffo di Kenosha nel 2018 in cui raccomanda di rinchiudere i taccheggiatori neri e altri «spazzini» in «magazzini» finché non «muoiano» e «scompaiano del tutto» non suggerisce affatto che il vertice delle forze dell’ordine abbia deciso di accogliere i manifestanti di Black Lives Matter. Ma l’immagine che Carlson vuole ritrarre è quella di un’amministrazione maliziosamente negligente che non fa nulla per proteggere persone innocenti mentre il mondo si dissolve.
Milioni di persone hanno ascoltato per anni le opinioni di Carlson e compagnia che enfatizzano minacce come questa. Molti di loro sono stati indotti da commenti come il suo e dalla mitologia che implicano a rovistare la rete con paura e rabbia. Alcuni di essi si sono fatti strada nel mondo delle teorie della cospirazione e dell’estremismo reazionario.
Dopo un po’ di tempo passato a cuocere nel proprio odio e orrore, nel senso che la realtà si deforma e si logora, un certo numero di persone alla fine decide di prendere in mano la situazione. Alcuni inseguono civili a caso che scambiano per rapitori pedofili con le loro auto o escogitano complotti per fare irruzione nelle case affidatarie. Altri pattugliano le proteste contro l’ingiustizia razziale con fucili AR-15 – non limitandosi a esternare ma, nella loro mente, identifcandosi personalmente nella «sottile linea blu» che separa la civiltà dal caos.
Sciogliersi nell’aria
Queste idee sono pericolose. Nel caso di Rittenhouse, hanno provocato due morti. Per combatterli, dobbiamo capire perché stanno raccogliendo consensi.
La verità è che il mondo si sta disgregando. Per decenni, la stabilità nella vita di molti statunitensi è stata minata da politiche e processi che aumentano i profitti per una manciata di persone ricche e le proteggono dal pagamento delle tasse. La costante trasformazione sociale è endemica del capitalismo. Ma questo processo è accelerato e intensificato dal neoliberismo, che incontra una debole opposizione nell’alimentare austerità e privatizzazione, rimuovendo così senza molti ostacoli le fonti di stabilità per sostituirle con qualsiasi altra cosa.
L’ultimo mezzo secolo ha prodotto crescente precarietà e alienazione, una sensazione quasi universale di spaesamento. Gli appartenenti alla working class sopportano il peso dei processi materiali che mettono in moto questo tipo di disintegrazione sociale. Ma tutti convivono in questa situazione e tutti, non importa quanto ricchi o poveri, in queste condizioni sono suscettibili di sentirsi liberi e paranoici. Aiutato dalla rapida espansione dei mezzi rivoluzionari di comunicazione digitale e accesso alle informazioni, questo reciproco senso di confusione e sospetto – l’uno dell’altro, e nei confronti del futuro – si manifesta in modi sempre più strani.
La pandemia di Coronavirus e il lockdown sono la summa di questa fase storica. Milioni di persone sono disoccupate, quasi duecentomila sono morte negli Usa e la vita normale, che all’inizio non sembrava molto normale, ha subito una battuta d’arresto. Tutto sembra particolarmente surreale e sinistro, e in nessun momento a memoria d’uomo la realtà stessa è stata messa così in discussione. Quindi non c’è da meravigliarsi che la teoria della cospirazione QAnon abbia iniziato a radicalizzare rapidamente le persone (e ottenere vittorie politiche) durante questa fase. Basta prendere il caso di Alpalus Slyman, che ha incontrato per la prima volta QAnon quest’estate e nel giro di poche settimane stava trasmettendo in diretta un inseguimento ad alta velocità della polizia con sua moglie e i suoi figli in macchina, implorando Trump e Q di intervenire per suo conto.
Allo stesso modo, non sorprende che questa ondata di protesta di Black Lives Matter rispetto all’ultima abbia causato l’azione di vigilantes, inclusa la presenza di Boogaloo Boys, che si trovano a metà strada tra QAnon e Rittenhouse, in parte cospirazionisti apocalittici dagli occhi selvaggi e in parte sopravvissuti di destra pesantemente armati. Nel frattempo, Rittenhouse è ora apertamente celebrato dai neonazisti digitali – alcuni mortalmente seri, altri principalmente interessati a «scatenare i libtard» (altro hobby di Rittenhouse), e molti sospesi a metà – i cui ranghi si stanno gonfiando in questa epoca di confusione.
La situazione instabile e surreale propria della pandemia sta accelerando una sorta di psicosi collettiva in un pezzo della destra statunitense. Questo disfacimento è attivamente incoraggiato dai principali leader di destra, che come infermieri con la sindrome di Munchausen per procura stanno facendo ammalare i loro pazienti per tenerli vicini.
Di conseguenza, un contingente di persone piccolo ma in rapida crescita crede che Trump stia combattendo una cabala del deep state-satanista-pedofilo-ebraico-cannibale-Illuminato. Nel frattempo, un numero molto maggiore di persone crede a una versione disinfettata di questa storia in cui le forze dell’ordine stanno tenendo a bada quelle dell’oscurità Blm-antifa-democratico-immigrata-transgender-marxista. O meglio, stanno tentando di farlo, ma hanno bisogno del contributo che alcuni valorosi e coraggiosi saranno lieti di dare.
Niente di tutto questo è inevitabile. Questi deliri di massa sono contingenti e radicati nei processi economici, politici e culturali. E poiché sono legati a questo contesto, possono essere attenuati se mettiamo in moto nuovi processi, quelli che invogliano la stabilità e la solidarietà invece della volatilità e della violenza.
Ma è più facile a dirsi che a farsi. Perché la destra, al momento, non deve affrontare una seria opposizione da parte della sinistra, ma solo quella di un centro sfortunato che non ha una vera visione politica alternativa su cui costruire l’egemonia, e la cui strategia per il dominio elettorale è assorbire passivamente i transfughi di una destra sempre più scollata.
Fino a quando non emergerà una vera opposizione di sinistra per affrontare la destra, Carlson e Trump, chiunque emergerà sulla loro scia continuerà a far credere che ci troviamo di fronte all’apocalisse e che c’è bisogno di morire per fermarla, sognando la gloria e uccidendo per ottenerla.
*Meagan Day è staff writer a JacobinMag. Ha scritto Bigger than Bernie: How We Go from the Sanders Campaign to Democratic Socialism. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.
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