
La guerra in Ucraina è una guerra sull’Europa
Putin ha violato il diritto internazionale invadendo l'Ucraina, allo stesso tempo i fragili Stati uniti tentano di mantenere la propria posizione di supremazia sul vecchio continente
La guerra in Ucraina non è una semplice guerra. Non è una guerra solo tra due vicini per una disputa di confine, per esempio. È una guerra complessa, non solo tra Russia e Ucraina ma che coinvolge gli Stati uniti e la Nato (il cavallo di Troia degli Stati uniti). Il campo di battaglia è l’Ucraina, ma non è solo l’Ucraina. Il campo di battaglia, infatti, è tutta l’Europa.
L’Europa come alleato subordinato degli Usa
Alla fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati uniti hanno esteso il loro potere militare attraverso una serie di accordi di sicurezza collettiva – dal Patto di Rio del 1947 al Patto di Baghdad del 1955. Uno di questi era l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (Nato), formata nel 1949. Lo scopo della Nato, fin dall’inizio, era quello di fornire all’esercito degli Stati uniti la capacità di espandere il suo braccio fuori dal proprio territorio nazionale. Gli Stati uniti costruirono basi in Europa e le forze armate statunitensi si addestrarono insieme a quelle europee per creare quella che più tardi sarebbe stata chiamata «interoperabilità» (o dove altri militari sarebbero stati addestrati per coordinare le lotte con il Comando europeo degli Stati uniti, istituito nel 1952). Il tentativo europeo di costruire una politica estera e di sicurezza comune (Pesc), come nei piani Fouchet del 1961 e 1962, fu affossato. La struttura di comando della Nato ha sopraffatto l’indipendenza europea da Washington.
Quando l’Urss crollò, gli Stati uniti confermarono la permanenza della Nato per assicurare che Washington avesse un modo per gestire la politica estera dell’Europa. L’Europa ha tentato di sviluppare la sua Pesc attraverso il Trattato di Maastricht (1993) e il Trattato di Amsterdam (1997), ma gli Stati uniti sono stati in grado di aggirare questi tentativi durante la guerra da loro guidata per dividere la Jugoslavia (1999). Le ambizioni tedesche furono tenute sotto controllo e la politica europea legata al quartier generale della Nato. Usando l’articolo 5 della Carta della Nato, gli Stati uniti sono stati in grado di attirare la Nato nella sua Guerra Globale al Terrore (2001), che include la guerra in Afghanistan. Il frazionamento ha incontrato l’insistenza degli Stati uniti nell’attaccare l’Iraq nel 2003, che ha portato a un altro tentativo di Francia e Germania di sviluppare una politica estera indipendente; questa volta lo strumento è stato il trattato di Lisbona (2007), che ha creato l’Alto rappresentante per la Pesc, un ruolo che ha assunto importanza come parte del tentativo degli Stati uniti di soffocare l’Iran nei negoziati nucleari.
Dal 2006, gli Stati uniti hanno spinto la Nato a sviluppare una postura globale, che ha attirato i paesi della Nato nelle avventure degli Usa, per tenere a bada sia la Cina che la Russia dalle esercitazioni navali congiunte nel Mar Baltico e nel Mar Cinese meridionale. I recenti documenti della Nato – Nato 2030 (2021) e nel Concetto Strategico (2022) – chiariscono che la Nato globale sarà posizionata per essere un alleato nella campagna di pressione imposta dagli Stati uniti contro «le sfide di Russia e Cina all’ordine internazionale basato sulle regole». È importante notare che l’idea di «ordine internazionale basato sulle regole» è semplicemente l’interpretazione imposta dagli Stati uniti dell’ordine mondiale, non l’ordine basato sulla Carta delle Nazioni Unite (1945).
L’Europa si inclina verso l’Eurasia
Dal 1991, le ex repubbliche dell’Urss, compresa la Russia, e gli stati dell’Europa orientale hanno iniziato un processo di integrazione con l’Europa. Ciò includeva che molti di loro cercassero di diventare membri del sistema commerciale europeo – inclusa l’Unione europea – e che alcuni di loro entrassero nella Nato. La Russia ha aderito al programma di partenariato per la pace della Nato nel 1994, mentre sette stati dell’Europa orientale – compresi due che confinano con la Russia (Estonia e Lettonia) – sono entrati nella Nato nel 2004. Mosca, durante le presidenze di Boris Eltsin (1991-1999) e Vladimir Putin (dal 1999), non si è opposta a questi sviluppi fino alla crisi finanziaria mondiale del 2006-07. Si presumeva che l’Europa centrale e orientale, compresa la Russia, avrebbe aderito al Progetto Nord Atlantico, con la Russia che si è persino unita al G7 (diventando il G8) nel 1997.
Durante la crisi finanziaria mondiale, è diventato evidente che l’integrazione nel progetto europeo non sarebbe stata pienamente possibile a causa delle vulnerabilità in Europa. Inevitabilmente, tuttavia, l’Europa ha iniziato un processo di collegamento con la Russia e la Cina. Attraverso le sanzioni imposte dagli Stati uniti all’Iran (approfondite nel dicembre 2006) e la guerra Usa-Nato alla Libia (2011), l’Europa ha perso due delle sue principali fonti di energia e ha iniziato a dipendere sempre più dal gas naturale e dal petrolio russo. Dal 2011, divenne chiaro che le future forniture di gas naturale della Germania avrebbero dovuto provenire dal gasdotto NordStream 2 che attraversava il Mar Baltico. Inoltre, l’Europa centrale e orientale ha inteso il proprio futuro nella Belt and Road Initiative (Bri) guidata dalla Cina, e persino i grandi partner dell’Unione europea, Polonia (2015) e Italia (2019), hanno aderito alla Bri; diciassette paesi dell’Europa centrale e orientale hanno firmato il progetto Bri.
L’integrazione dell’Europa nell’Eurasia ha aperto la porta alla sua indipendenza in politica estera. Ma questo non era permesso. Tutta le pretese della Nato globale facevano parte della prevenzione di questo sviluppo.
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Gli Usa si affermano
Temendo i grandi cambiamenti che stanno avvenendo in Eurasia, gli Stati uniti hanno guidato una politica sia sul fronte commerciale che su quello diplomatico/militare. Commercialmente, hanno cercato di sostituire la dipendenza europea dal gas naturale russo promettendo di fornire all’Europa gas naturale liquefatto (Lng) sia dai fornitori statunitensi che dagli stati arabi del Golfo. Dato che il Gnl è molto più costoso, non è stato un accordo commerciale significativo. Le sfide ai progressi cinesi nell’alta tecnologia, in particolare nelle telecomunicazioni, nella robotica e nell’energia verde, non potevano essere sostenute dalle imprese della Silicon Valley. Questo è il motivo per cui gli Stati uniti hanno intensificato l’altro loro strumento di forza, vale a dire il tentativo di usare la retorica della guerra al terrorismo per bandire le imprese cinesi (a causa di rivendicazioni di sicurezza e privacy) e di usare i loro mezzi diplomatici e militari per sfidare il senso di stabilità russo.
Era chiaro ai paesi europei che non c’era un sostituto efficace sia per l’energia russa che per gli investimenti cinesi. Vietare il 5G a Huawei e impedire la certificazione di NordStream 2 avrebbe solo danneggiato la popolazione europea. Questo era chiaro. Ma quello che non era così chiaro era che in questo stesso momento, gli Stati uniti hanno iniziato a smantellare l’architettura che teneva in piedi la fiducia che nessun paese avrebbe iniziato una guerra nucleare. Nel 2002, gli Stati uniti hanno abbandonato unilateralmente il trattato sui missili anti-balistici (Abm) e nel 2018-19 hanno abbandonato unilateralmente il trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (Inf). I paesi europei hanno giocato un ruolo chiave nello stabilire il trattato Inf nel 1987 attraverso il movimento del «congelamento nucleare»; ma nel 2018-19, l’abbandono del trattato è stato accolto con un relativo silenzio da parte del popolo europeo. Allo stesso tempo, i paesi europei – attraverso la Nato – hanno iniziato a partecipare a esercitazioni di «libertà di navigazione» nel Mar Baltico, nel Mare Artico e nel Mar Cinese meridionale – inviando messaggi minacciosi alla Cina e alla Russia. Queste mosse hanno effettivamente portato la Cina e la Russia ad avvicinarsi.
La Russia ha indicato in diverse occasioni che vedeva ciò che veniva fatto e avrebbe difeso i suoi confini e la sua regione con la forza. Quando gli Stati uniti sono intervenuti in Siria nel 2012 e in Ucraina nel 2014, queste mosse hanno minacciato la Russia di perdere i suoi due principali porti di acqua calda (a Latakia, Siria, e a Sebastopoli, Crimea). Questo è il motivo per cui la Russia è intervenuta per annettere la Crimea nel 2014 e per intervenire militarmente in Siria nel 2015. Queste indicazioni suggerivano che la Russia avrebbe usato i suoi militari per proteggere quelli che considera i suoi interessi nazionali. Il governo dell’Ucraina ha chiuso il canale della Crimea settentrionale che portava alla penisola l’85% della sua acqua, costringendo la Russia a rifornire la regione di acqua attraverso il ponte di Kerch costruito a costi enormi tra il 2016 e il 2019. I discorsi russi sulle «garanzie di sicurezza» non si riferivano all’Ucraina, e nemmeno alla Nato, ma agli Stati uniti. A Mosca si temeva che gli Stati uniti avrebbero piazzato missili nucleari a raggio intermedio intorno alla Russia.
La contesa sull’Europa – che si manifesta ora nella guerra sull’Ucraina – è decisiva per il nostro mondo di oggi. Le sanzioni statunitensi sulla Russia avranno certamente un impatto sul popolo russo, ma avranno gravi effetti di ritorno di fiamma sull’economia mondiale, poiché i prezzi del cibo e del carburante saliranno sempre più in alto. Senza dubbio il governo russo ha violato il diritto internazionale invadendo l’Ucraina. Ma questa non è una guerra che riguarda solo la Russia e l’Ucraina. È una guerra che è guidata dal tentativo dei fragili Stati uniti di mantenere la propria posizione di supremazia nel mondo. La guerra deve finire, come tutte le guerre. I negoziati devono essere sviluppati ulteriormente, ma non solo tra Russia e Ucraina. Abbiamo bisogno di una discussione seria nel mondo sull’instabilità guidata dalla guerra imposta dagli Stati uniti in Eurasia.
*Vijay Prashad è uno storico, editore e giornalista indiano. Professore di studi internazionali, è autore di oltre venti libri. Scrive regolarmente per Frontline (India), The Hindu (India), BirGün (Turchia) e Alternet (Usa) e appare regolarmente su The Real News Network e Democracy Now. È l’editore capo di LeftWord Books e il direttore di Tricontinental: Institute for Social Research. È un senior fellow non residente presso il Chongyang Institute for Financial Studies, Renmin University of China. Il suo ultimo libro è The Withdrawal: Iraq, Libya, Afghanistan, and the Fragility of U.S. Power, curato insieme a Noam Chomsky con una introduzione di Angela Davis.
Questo articolo è uscito su Peoples Democracy. La traduzione è di Francesca Coin.
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