
Un Trump brasiliano? No, molto peggio
Il neoeletto ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro criminalizza le sinistre e marchia come “terroristi” i movimenti sociali. Davanti ad un massacro storico, non lasciamoli soli
La quarta democrazia del mondo e la più grande economia dell’America Latina ha mandato al potere un fascista che promette di imprigionare o bandire i suoi nemici. Il neoeletto Jair Bolsonaro ha espresso chiaramente la sua volontà di mettere in atto dopo il suo insediamento una storica «pulizia» della sinistra. Il 28 ottobre il candidato di estrema destra ha preso il 55% dei voti nel ballottaggio contro il candidato del Partido dos Trabalhadores (Partito dei Lavoratori, Pt) Fernando Haddad. Bolsonaro non è mai stato un normale candidato presidente. È apertamente ostile alla democrazia ed è probabilmente il leader eletto più estremo al mondo.
Bolsonaro non è, come i suoi sostenitori affermano, «l’uomo del popolo che dice come stanno le cose». Al contrario, è l’incarnazione della fazione più dura della dittatura militare che governò il Brasile per ventuno anni (dal 1964 al 1985). Esprime ancora oggi la sua fedeltà agli uomini del regime, il suo eroe è il colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, che hanno sostenuto l’utilizzo di torture, omicidi e stupri quali strumenti necessari nella lotta al comunismo.
Bolsonaro, un ex capitano dell’esercito diventato politico (è deputato sin dal 1991), ha saputo incanalare a destra un sentimento antisistema derivante dalla crisi economica e politica brasiliana. L’insoddisfazione per una classe politica corrotta, abbinata a un odio di classe (espresso dai più ricchi) è stata trasformata in un sentimento anti-sinistra generalizzato in cui il Pt è ritenuto responsabile di tutti i problemi del paese, dalla disoccupazione ai elevati tassi di criminalità.
Anti-petismo
Questo sentimento anti-Pt (il cosiddetto anti-petismo) è stato canalizzato durante la campagna elettorale attraverso una sofisticata operazione WhatsApp: la divulgazione di notizie false è stata finanziata illegalmente da uomini d’affari brasiliani. Dunque, una parte sostanziale della popolazione è stata indotta a vedere il Pt come una specie di combinazione tra il Cartello di Sinaloa e l’Unione Sovietica di Stalin (nonostante che il Pt sia stato al potere dal 2003 al 2016). Una percentuale considerevole di brasiliani pensa che il Pt stia cercando di costruire una dittatura comunista che avrebbe trasformato i propri bambini in transessuali. Il Brasile ha problemi reali, ma Bolsonaro non propone una via d’uscita dalla crisi che non siano un bagno di sangue.
La base di Bolsonaro è più forte tra la classe medio-alta – che dopo aver votato tradizionalmente per i partiti di centro-destra, si è radicalizzata in massa negli ultimi anni – e il potente blocco evangelico che ha messo il suo enorme numero e risorse dietro Bolsonaro.
È vero anche che nel contesto dei crescenti livelli di violenza, una minoranza importante della classe operaia, dei neri e delle donne – le categorie che Bolsonaro ha messo nel mirino – è pronta a sostenere l’uso di metodi “forti” per reprimere i “criminali”. Tuttavia, vale la pena notare che in generale il sostegno a Bolsonaro è più basso nelle zone più violente del paese, nonché in quelle più povere.
Bagno di sangue
In generale, le elezioni del 28 ottobre scorso hanno segnato un balzo in avanti per il Partito sociale-liberale (Psl) di Bolsonaro. Da un giorno all’altro è passato dall’irrilevanza fino a diventare la seconda forza politica del paese. Una schiera di cialtroni tra cui i figli di Bolsonaro, un ex attore porno e un ufficiale di polizia che ha raggiunto la fama dopo aver ucciso un sospetto davanti alla telecamera, sono stati eletti per il solo fatto di essere associati al presidente designato.
Ora che hanno vinto le elezioni, quali orrori hanno in mente? Quando Bolsonaro dice che farà qualcosa, è perché ha davvero intenzione di farla. Vuole dichiarare organizzazioni “terroristiche” movimenti sociali come il Movimento dei lavoratori senza terra (Mst) e il Movimento dei lavoratori senza tetto (Mtst). Nel momento in cui annuncia la missione di fare tutto il possibile per avviare la distruzione (letteralmente) sanguinosa della sinistra parlamentare e di quella extraparlamentare gode del sostegno di gran parte delle élite politiche ed economiche del paese
Il suo programma economico non fa che proporre regalie alle grandi aziende, la svendita di imprese statali e la soppressione di ciò che rimane dei diritti sociali. Bolsonaro ha promesso di dare alla polizia licenza di uccidere. I brasiliani saranno massacrati con la scusa di renderli più sicuri. Solo che i bersagli privilegiati sono i militanti di sinistra e gli attivisti dei movimenti indigeni che lottano per proteggere le loro comunità dai proprietari terrieri. In seguito al voto, i giornalisti e gli intellettuali che hanno assunto posizioni critiche nei confronti di Bolsonaro sono già stati presi di mira non solo dai fan rancorosi del neo-presidente, ma anche dalla polizia.
I suoi seguaci hanno già iniziato il loro sporco lavoro. La sua elezione ha segnalato agli elementi più rabbiosi e reazionari nella società brasiliana che possono uccidere socialisti o donne trans e farla franca. La violenza pre-esistente nella società brasiliana ormai si addensa sotto un segno politico chiaro. Bolsonaro probabilmente scatenerà un massacro storico. In un paese in cui già ogni anno vengono uccise 63mila persone (5mila dei quali sono agenti di polizia), la polizia e l’esercito avranno carta bianca per uccidere la povera gioventù delle favelas. I gruppi paramilitari di destra potrebbero espandere e attuare la pulizia sociale nei territori che conquistano, dato il sostegno che riceveranno dallo stato in nome della “guerra contro il crimine”. Il crimine organizzato non sarà distrutto come promesso da Bolsonaro. Piuttosto, le fazioni legate alle forze armate o alla polizia si troveranno in una situazione di maggiore vantaggio.
Giudici
Sarebbe un errore pensare che le istituzioni del Brasile stiano funzionando comunque e riusciranno a controllare e limitare Bolsonaro. Semmai la magistratura del Brasile, sostenuta dalla stampa internazionale per i suoi sforzi “anti-corruzione”, ha sostenuto Bolsonaro nello scontro con il suo avversario elettorale Fernando Haddad. È significativo da questo punto di vista l’esempio del giudice Sergio Moro, protagonista di Lava Jato (la gigantesca indagine anti-corruzione che ha ingoiato la vita politica del paese negli ultimi anni, provocando l’incarcerazione dell’ex presidente petista Lula e il rovesciamento del suo successore Dilma Rousseff, anch’essa del Pt). La settimana prima del primo turno delle elezioni, Moro ha pubblicato la testimonianza compromettente di un ex alleato di Lula per minare la campagna di Haddad. Raccolta già sei mesi prima, l’informazione è stata divulgata appositamente per provocare il maggior danno possibile alle prospettive elettorali del Pt.
Non si tratta del caso di un unico giudice. Il tribunale elettorale brasiliano ha bandito un video della campagna Pt che includeva le testimonianze delle vittime della dittatura militare, mettendo in evidenza il sostegno spudorato e aperto di Bolsonaro alla tortura. Allo stesso tempo, ha permesso ai sostenitori di Bolsonaro di andare in giro tacciando Haddad di essere un pedofilo.
Anche se Bolsonaro si trovasse in difficolta nella confusione del Congresso brasiliano, noto per le sue molteplici fazioni e le sue alleanze instabili, potrebbe contare su un altro suo “elettorato” per ripristinare l’ordine e la governabilità: potrebbe cioè, chiedere l’intervento dell’esercito stesso. Ci sono buone probabilità che il Pt, che è ancora il più grande partito del Brasile, venga criminalizzato e che i suoi membri principali raggiungano Lula in prigione dopo essere stati riconosciuti colpevoli di “corruzione”.
Che lezioni trarre, al livello mondiale, da tutto ciò? L’élite brasiliana, di fronte alla scelta tra un partito socialdemocratico moderato e il fascismo, ha optato con entusiasmo per quest’ultimo. Sta diventando sempre più chiaro che nel momento in cui gli interessi del mercato vengono minacciati dall’instabilità, la democrazia in fondo può essere sacrificata. Ne deriva un disastro, non solo per il Brasile ma per il pianeta. Nel Brasile di Bolsonaro avrai il diritto di portare una rivoltella ma non quello di tenere per mano una persona del tuo stesso genere. Il Brasile troverà la sua via alla “modernizzazione” attraverso misure quali l’insegnamento delle teorie creazioniste nelle scuole.
Bolsonaro vuole allinearsi all’ondata della reazione di estrema destra che sta investendo il mondo. Vuole spostarsi il più vicino possibile a Trump, probabilmente ritraendo il paese dagli accordi di Parigi sul clima e aprendo una nuova ambasciata brasiliana a Gerusalemme per felicitarsi con Israele per la rimozione dei palestinesi. La sua vittoria segna una sconfitta grave per la civiltà stessa. Soprattutto, in questo momento oscuro, è necessaria e urgente una solidarietà internazionale per mostrare ai brasiliani nel mirino di Bolsonaro che non saranno mai da soli.
*Benjamin Fogel è un redattore di Jacobin Usa, attualmente vive in Brasile, a San Paolo. Tradotto da David Broder.
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