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La potenza filo-israeliana contro i progressisti Usa
Jamaal Bowman, deputato uscente filo-palestinese, perde le primarie nel distretto del Bronx. Contro di lui una montagna di milioni di dollari delle organizzazioni filo-israeliane, dei milionari e di una parte del Partito repubblicano
La più attesa e preoccupante nottata elettorale delle primarie democratiche, quella del sedicesimo distretto di New York, per l’annuncio del vincitore tra l’incumbent socialista democratico ex-insegnante ed ex-preside di una scuola pubblica del Bronx Jamaal Bowman e il moderato, sebbene autodefinitosi progressista, funzionario esecutivo della Contea di Westchester George Latimer, si è conclusa con la vittoria di quest’ultimo con un punteggio ancora provvisorio di 58,4 contro 41,6%.
Unico componente maschile della Squad – il team di deputati e deputate socialiste al Congresso tra cui la più nota è Alexandria Ocasio Ortez – e tra i primi congressmen a parlare della complicità statunitense nel genocidio palestinese, a chiedere un immediato cessate il fuoco e la sospensione dell’invio di armi statunitensi a Israele, Jamaal Bowman è stato fortemente penalizzato dalle sue posizioni pro-palestinesi. Il suo avversario George Latimer, reclutato nel dicembre scorso dall’American Israel Public Affairs Committee (Aipac) – la lobby pro-Israele finanziata da mega-donatori repubblicani che aveva da tempo programmato di spendere 100 milioni di dollari per sconfiggere in particolare i membri della Squad – non ha esitato a strumentalizzare le posizioni di Bowman.
Considerato dall’establishment un pericolosissimo membro del Congresso, ma definito da Bernie Sanders «una delle migliori persone» dell’organo legislativo americano, Bowman è andato incontro quindi a una sfida entrata nel guinness dei primati per i soldi investiti sul candidato, George Latimer, di una primaria congressuale: oltre 23 milioni di dollari provenienti per più della metà dall’Aipac che, come sua abitudine, ha provveduto a diffondere spot denigratori sull’avversario. In questo caso il lavaggio del cervello ha coinvolto in particolare il presunto antisemitismo e razzismo di Jamaal Bowman e, incisivo soprattutto per la componente bianca e benestante di una vasta parte del distretto quale ad esempio la Westchester County, il fatto che Bowman fosse interessato esclusivamente al beneficio delle comunità afro-americane.
Per l’enormità della cifra la competizione Bowman-Latimer si è configurata immediatamente come l’emblema della guerra civile che, da quando Bernie Sanders si è affacciato sulla scena politica nazionale nel 2015-16, è l’aspetto dominante del Partito democratico.
A un evento pro-Bowman tenutosi la domenica precedente il giorno elettorale nel St. Mary Park del Bronks, un luogo altamente simbolico per la comunità multietnica che vive lì, Bernie Sanders, che ha preso la parola tra ovazioni e cori dopo una scatenatissima Alexandria Ocasio Cortez e un altrettanto scatenato Jamaal Bowman, ha detto:
Questa elezione è una delle più importanti della storia moderna dell’America. Questa elezione non è tra Jamaal e il signor Latimer. Questa elezione deciderà se la classe miliardaria e gli oligarchi controlleranno o no il governo degli Stati uniti […] La sua importanza ha un significato nazionale perché se riusciranno a sconfiggere Jamaal, allora qualunque membro del congresso cui verrà chiesto di opporre resistenza alle compagnie assicurative e dei farmaci e dell’industria fossile si guarderà intorno chiedendosi: ‘I miliardari spenderanno milioni di dollari contro di me nella mia prossima campagna?’ E sapete che cosa faranno? Cederanno ricordando quello che hanno fatto a Jamaal Bowman nel Bronks.
In effetti quello che hanno fatto a Jamaal Bowman e ad altri incorruttibili prima di lui, a Bernie in primis, o a Nina Turner nel 2021-22, o a Sushila Jayapal quest’anno, temutissima sorella maggiore della deputata Pramila Jayapal, ma anche al deputato ebreo ex-presidente di una sinagoga Andy Levin, non appartenente al gruppo dei democratici socialisti, che nel 2022 ha perso il seggio solo perché pro-palestinese, fa effettivamente parte della guerra civile che, eliminato Sanders dalle presidenziali, si concentra sulle primarie democratiche, in particolare in quelle che si svolgono in zone decisamente blu, ossia dove i repubblicani non vincono mai.
Prossimi campi di battaglia dunque altre due primarie democratiche che si svolgeranno il 6 e il 13 agosto in Missouri e in Minnesota, dove Cori Bush e Ilhan Omar sono altamente a rischio per due seggi che, se persi, potrebbero portare da sette a quattro i componenti della Squad.
Vincitrice della sua quarta corsa elettorale nella stessa notte della sconfitta di Bowman è stata invece ancora una volta Alexandria Ocasio Cortez, troppo «star» per essere oggetto di un efficace investimento multimilionario da parte del combinato disposto di establishment, corporation e Aipac. Un combinato disposto che si avvale di eccezionali contributi di soldi, molto spesso sporchi, di mega-finanziatori repubblicani investiti in candidati democratici perfettamente consapevoli della provenienza di quei fondi ma disposti ad accettare di tutto in nome del potere conferito da una carica. Una carica sostanzialmente comprata ma che viene poi ipocritamente definita come risultato della «democrazia» del voto popolare. È quanto ha avuto il coraggio di affermare George Latimer all’inizio del suo discorso di vittoria, a dispetto di una campagna finanziata, come ha dichiarato il portavoce di Bowman lo scorso dicembre, «dagli stessi mega donatori che danno miloni di dollari a quei repubblicani negazionisti del risultato elettorale del 2020 tra cui Donald Trump e Ted Cruz».
Tra i molti dati oggettivi che si potrebbero elencare citiamo quello pubblicato da The Intercept nel dicembre 2023 dopo la scoperta della diffusione di un appello lanciato via email per chiedere agli elettori iscritti nelle liste repubblicane del 16° distretto di New York di iscriversi temporaneamente nelle liste democratiche in modo da poter sconfiggere Jamaal Bowman.
*Elisabetta Raimondi è stata docente di inglese nella scuola pubblica. È attiva in ambito teatrale ed artistico, redattrice della rivista Vorrei.org per la quale segue dal 2016 la Political Revolution di Bernie Sanders.
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