Uscire dalla solitudine
Nel 2016, quando Trump vinse le elezioni presidenziali per la prima volta, gli psicologi diagnosticarono una specifica forma di stress in parte della popolazione. Per stare meglio, e combattere il tycoon, bisogna curare sé stessi e le proprie relazioni sociali
Nella primavera del 2017, ho detto a un caro amico che ero preoccupata per quasi tutti quelli che conoscevamo. Chiunque fosse politicamente di sinistra sembrava ansioso, depresso, afflitto da tutto ciò che era negativo e non aveva nessuna aspirazione.
«È Trump – disse il mio amico, tracannando il suo terzo Bloody Mary prima di pranzo – Siamo tutti a pezzi».
Non eravamo soli. La prima amministrazione Trump ha causato un profondo disagio mentale tra i liberal, i progressisti e tra molte persone apolitiche ma con un forte senso della decenza umana. Il problema è stato talvolta definito con disprezzo «sindrome da disturbo di Trump», ma esisteva davvero. L’American Psychological Association ha scoperto che l’esito delle elezioni del 2016 ha causato un picco drammatico nei livelli di stress. Gli strizzacervelli hanno segnalato un aumento di pazienti gravemente angosciati dalla politica; all’epoca, ricordo che uno psicoterapeuta mi disse che per alcuni giorni i suoi pazienti non parlavano d’altro. Quello stress psichico ha avuto un impatto fisico, con un aumento dei disturbi correlati, dai mal di testa alle aritmie cardiache. Anche le chiamate alle linee di assistenza per il suicidio aumentarono.
Questa volta, c’è molto di cui preoccuparsi mentre ci prepariamo per il Trump 2.0: deportazioni di massa, aumento della violenza politica, scelte che esacerberanno disastri aggravati dal cambiamento climatico come gli incendi che ora stanno consumando Los Angeles. Gli incubi diventeranno reali. Poi ci sono i pericoli che non ci hanno mai tenuti svegli la notte solo perché non avevamo abbastanza immaginazione per temerli, come una guerra per la Groenlandia. E allora come ora, molti si preoccuperanno della propria sicurezza e del proprio futuro economico; la disuguaglianza è già catastrofica sotto Trump può solo aumentare.
Allora come oggi, la presidenza di Trump è un pericolo per la nostra salute mentale perché è alienante e divisiva, le sue politiche di estrema destra ci causano ansia e lui è un maestro nel restare al centro dell’attenzione. Per chiunque sia mai stato vittima di un bullo o di un uomo narcisista, Trump è quasi insopportabilmente evocativo.
Mentre torna nello Studio Ovale, dobbiamo trovare un modo per non impazzire.
Molto di ciò che si dice sulla «cura di sé» fa storcere il naso, ma in parte è vero. Ora più del solito, è una buona idea fare esercizio, ridurre l’alcol, uscire ogni giorno, limitare il tempo trascorso su Internet e dormire bene la notte. Personalmente, cerco di evitare di leggere le notizie dopo cena, provo a leggere romanzi prima di andare a letto invece di leggere altri testi che annunciano catastrofi politiche (un’abitudine che ho iniziato a metà del 2017 come risposta immediata ai sentimenti di sopraffazione da Trump) e di camminare al sole ogni giorno possibile. Alcuni di noi dovrebbero probabilmente andare in terapia, assumere meno droghe o di più (a seconda), apportare modifiche alla dieta, prendere un animale domestico e trascorrere più o meno tempo con le nostre famiglie (di nuovo, dipende).
Ma affrontarla da soli non è sufficiente. La cosa peggiore che possiamo fare adesso è ritirarci nella vita privata.
L’isolamento sociale sta raggiungendo livelli allarmanti. Dati approfonditi mostrano che gli statunitensi trascorrono molto più tempo da soli e molto meno tempo con gli amici e le comunità. The Anti-Social Century, un articolo potente e lungo uscito sull’Atlantic di questo mese, ha descritto la profondità del problema attraverso statistiche che fanno riflettere. Gli uomini che guardano la televisione passano sette ore davanti allo schermo per ogni ora che trascorrono con qualcuno fuori casa, mentre chi ha animali domestici trascorre più tempo ad accudirli che in contatto faccia a faccia con gli amici umani.
Questo isolamento sta danneggiando la nostra salute mentale, anche quando sembra una scelta. Ciò che è altrettanto grave è che sta danneggiando la società, rendendoci più concentrati interiormente, erodendo empatia e solidarietà e rendendoci più propensi a votare per qualcuno come Donald Trump.
Dobbiamo tirarci fuori da questa situazione. Le soluzioni sono basilari ma essenziali: invitare gente. Organizzare una partita di basket. E possiamo fare un ulteriore passo avanti: costruire comunità più resilienti e nutrienti e avviare o partecipare a cooperative alimentari di quartiere, frigoriferi comunitari, associazioni di quartiere, chiese, squadre della Little League e pulizia delle spiagge. Può sembrare un consiglio politico sciocco, ma è così che sono fatte le comunità.
La comunità è essenziale per la nostra sopravvivenza psichica, ma dobbiamo anche organizzarci e combattere gli orrori politici che ci attendono. Il modo migliore per affrontare il disagio politico è trovare modi efficaci e collettivi per combattere i nostri nemici e migliorare le cose. Lo stare tra compagni e compagne e la sensazione di contribuire a riparare il mondo sono tra le migliori forme di conforto, gli unici veri antidoti alla disperazione. Sono attiva nel mio sindacato e nei Democratic Socialists of America. Probabilmente intensificherò questi impegni nel corso dell’amministrazione Trump. Raccomando a tutti di farlo. Questa raccomandazione è condivisa dalla maggior parte degli psicologi: dobbiamo contrastare questi sentimenti di impotenza e, per questo, la solidarietà e l’azione sono la migliore medicina.
Dobbiamo anche concentrarci sulle vittorie, che possono arrivare inaspettatamente. Nelle settimane che hanno preceduto l’insediamento, tra devastanti promemoria dei nostri fallimenti e delle nostre sconfitte, abbiamo comunque ottenuto alcune vittorie, per quanto parziali. Joe Biden, in risposta a una campagna organizzata, ha rimosso la designazione di Cuba come Stato terrorista. C’è un cessate il fuoco a Gaza. New York City ha un pedaggio anti-congestione. Tutti questi progressi hanno ovviamente delle enormi riserve. Ma essere aperti ai modi imprevisti in cui potremmo vincere è politicamente intelligente, ed essenziale per la nostra sanità mentale.
L’America ha bisogno di aiuto, e così noi. Supereremo questa situazione, ma solo insieme.
*Liza Featherstone è editorialista per Jacobin, giornalista freelance. Ha scritto, tra le altre cose, Selling Women Short: The Landmark Battle for Workers’ Rights at Wal-Mart (Basic Books, 2002) e Divining Desire: Focus Groups and the Culture of Consultation (Or, 2017). Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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