Hanno ucciso l’Uomo Ragno?
La trilogia di Spiderman di Sam Raimi era incentrata su un ragazzo della classe operaia che lotta per la sua città e per pagare l'affitto. Ora, con la Disney, Peter Parker è protetto da ricchi mecenati che ridefiniscono l'identità del supereroe
Nel 2019, a un decennio dalla prima uscita in sala, il Marvel Cinematic Universe (Mcu) ha raggiunto nuove vette di successo al botteghino con l’uscita di Avengers: Endgame, secondo film con il maggior incasso di tutti i tempi. Guadagnando poco meno di 2,8 miliardi di dollari a livello globale, non sorprende che Disney (la casa del Mcu) e Sony Pictures (che detiene i diritti cinematografici di Spiderman) abbiano deciso di unire le forze per pianificare un altro evento culturale del genere.
Con Spiderman: No Way Home, Tom Holland dirige il suo terzo film autoconclusivo del lancia-ragnatele, ma questa volta i realizzatori hanno coinvolto i personaggi dei due precedenti Spiderman della Sony, quelli in cui Tobey Maguire e Andrew Garfield indossavano l’iconico completo rosso e blu. La trama consente all’Uomo Ragno di Holland di guadagnare la necessaria distanza dagli Avengers – sebbene Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) svolga un ruolo di supporto – e offre l’opportunità di confrontare la sua versione del personaggio con le rappresentazioni del passato.
Un eroe della working class
All’inizio di Spiderman del regista Sam Raimi del 2002, zio Ben e zia May sono nella cucina della loro casa popolare nel Queens a discutere delle loro finanze. Dopo trentacinque anni, Ben è stato licenziato dal suo lavoro di elettricista veterano perché, dice, «l’azienda sta riducendo i posti di lavoro e aumentando i profitti». May gli ricorda che anche in passato è accaduto che avessero avuto problemi finanziari e che ce la faranno anche questa volta.
Tramire questa scena la storia di Spiderman viene inserita nel contesto di una famiglia della classe operaia, facendone caratteristica costante nella sua vita e nella vita di quelli a cui vuole bene. Il Peter Parker di Maguire fa ogni genere di lavoro per guadagnare un po’ di soldi, come partecipare a un incontro di wrestling, vendere foto di se stesso come Spiderman e persino, nel secondo film, consegnare pizze. Nel frattempo, la vicina di casa (per la quale ha una cotta di lunga data) Mary Jane Watson (Kirsten Dunst) si ritrova a servire ai tavoli di un ristoranre mentre cerca di diventare un’attrice teatrale.
Non sono ricchi e le loro disponibilità economiche svolgono un ruolo in tutta la trilogia di Raimi. Raimi ci mostra come l’editore del Daily Bugle J. Jonah Jameson costringe Peter ad accettare una magra paga per le sue foto di Spiderman mentre il capo di Mary Jane la rimprovera a fine turno. Il padrone di casa strappa di mano a Peter i 20 dollari che sua zia gli ha dato per il suo compleanno, rivendicando l’affitto arretrato, mentre la banca si rifiuta di aiutare la zia May con un finanziamento per la casa, costringendola a trasferirsi. Mentre i personaggi buoni subiscono i capitalisti, lo stesso non si può dire per il primo villain, il cattivo della trilogia di Raimi.
Norman Osborn (Willem Dafoe) è un uomo incredibilmente ricco che gestisce la Oscorp, un’azienda chimica che ha appalti dall’esercito. È anche il padre del migliore amico di Peter, Harry, e mentre inizialmente sembra qualcuno di cui Peter possa fidarsi, si trasforma nel principale avversario di Spiderman quando inala una sostanza chimica che migliora le prestazioni e diventa Goblin. Dopo aver tentato di uccidere Peter e aver minacciato la vita di Mary Jane e zia May, Osborn alla fine si suicida dopo aver fallito un attacco a Spiderman.
Nella trilogia originale di Raimi, il ricco Ceo non è un eroe e Peter paga un prezzo pesante per la sua vicinanza al miliardario Osborn. È molto diverso da come Kevin Feige della Marvel inquadra la storia di Spiderman di Holland e del suo mentore, il carismatico miliardario supereroe Tony Stark (alias Iron Man).
L’apprendista miliardario
Quando il primo film di Spidey del Mcu, Spiderman: Homecoming (2017), introduce il suo protagonista, al pubblico per una volta non viene raccontata una storia di origine per il personaggio. Invece, un video che ci aggiorna sugli eventi di Captain America: Civil War (2016), dove Spiderman appare in una battaglia a Berlino dopo essere stato reclutato da Tony Stark (Robert Downey Jr). Questa introduzione limita la capacità dell’Uomo Ragno di Holland di sviluppare la propria identità non-Avenger, specialmente se abbinata all’influenza che Stark ha nel plasmare il corso degli eventi.
Quando non è vestito come Iron Man, Tony Stark interpreta vari ruoli in Stark Industries, un produttore di armi che vengono utilizzate per seminare il caos in tutto il mondo, rendendo lo stesso Stark incredibilmente ricco. Nello Spiderman di Raimi, l’uomo ricco è il cattivo, ma in Homecoming e nei film che seguono, è l’eroe che Peter ammira. L’associazione di Peter a Stark allevia anche le sue preoccupazioni finanziarie, al punto che se commenta di non avere molti soldi, è difficile che il pubblico lo prenda sul serio.
Per illustrare questo contrasto, il cattivo di Homecoming è l’avvoltoio, noto anche come Adrian Toomes (Michael Keaton). Toomes non è un playboy miliardario; gestisce un’attività di salvataggio che lavora alla pulizia di New York dopo che è stata distrutta in The Avengers (2012). Nonostante gli investimenti necessari per adempiere a un contratto di salvataggio, il progetto viene rilevato dal Dipartimento per il controllo dei danni, un’iniziativa congiunta tra Stark Industries e il governo degli Stati uniti, e l’attività di Toomes fallisce. Quando il suo sostentamento gli viene tolto dallo stesso miliardario che ha contribuito a distruggere la sua città, si rivolge al traffico di armi per provvedere alla sua famiglia e mantenere occupata la sua squadra.
Invece dei capitalisti che opprimono Peter e coloro a cui tiene, come nella prima trilogia di Spiderman di Sony, nell’Mcu, un miliardario deve essere adorato, mentre le persone a cui ha fatto del male sono i nemici. Nel secondo film, Spiderman: Far From Home (2019), il cattivo e la sua squadra sono ancora una volta persone maltrattate da Stark e dalla sua compagnia, mentre vengono eretti murales per onorare il defunto Iron Man. A differenza della trilogia di Raimi, in cui i cattivi sono figure inquiete che passano dal bene al male, Feige non associa agli avversari di Spiderman la stessa sfumatura, nonostante le loro legittime rimostranze.
La forza corruttrice della tecnologia
Nell’Mcu della Disney, la ricchezza non è l’unico concetto la cui rappresentazione è ridefinita per combarciare con idee che servono interessi potenti: anche i costumi dalla fibra sintetica dozzinale passano a qualcosa che ricorda una collezione di Northrop Grumman.
Prendi Tony Stark, un miliardario che non ha un superpotere tutto suo. Ma ha dei gadget ultracostosi integrati nella sua tuta di Iron Man, tecnologia che cede all’Uomo Ragno di Holland. Di conseguenza, al pubblico viene data un’immagine molto diversa della tecnologia, delle sue conseguenze e delle sue applicazioni militari rispetto ai film di Raimi.
In Homecoming, la tuta di Spiderman dispone di una vertiginosa collezione di armi avanzate integrate, insieme a un assistente AI e una connessione alla rete di sorveglianza militare di Stark Industries. Una volta fugati i dubbi, Spiderman ha accesso al riconoscimento facciale, alle capacità di tracciamento, ai taser e a molte altre opzioni invasive e mortali. In Far From Home, queste capacità migliorano quando Stark gli cede degli occhiali da sole tecnologici. Nel mondo della sorveglianza della Nsa e guerra con i droni, i supereroi acquisiscono quelle capacità – nel caso di Spiderman, spesso con effetti comici – per normalizzare le azioni delle forze armate statunitensi. (Il Pentagono ha dato forma alla rappresentazione dei militari nel Mcu della Disney, inclusi i film di Iron Man).
Al contrario, la trilogia di Raimi adotta un approccio molto più critico alla tecnologia. E quando arrivano i militari, accade con Oscorp e non con Spiderman. In quei film, i poteri di Spiderman sono biologici, al punto che il suo corpo produce le ragnatele (lo Spiderman di Holland usa ragnatele a cartuccia) In Spiderman 2 di Raimi (2004), il dottor Otto Octavius (Alfred Molina) vuole creare un mini-sole per alimentare il mondo e costruisce una serie di bracci meccanici dotati di intelligenza artificiale che contribuiscono a controllare la reazione di fusione.
Ma quando perde il controllo dell’energia, frigge il chip che lo tiene al comando delle braccia e l’intelligenza artificiale lo trasforma nel Dottor Octopus, un criminale spinto a completare il progetto ad ogni costo. Queste tecnologie, proprio come la slitta e la tuta di Green Goblin in Spiderman del 2002, sono fonte di corruzione per i personaggi, non occasione di miglioramento. Eppure per Amy Pascal, la produttrice che supervisiona Spiderman alla Sony, un eroe collegato a Iron Man e «più radicato nell’innovazione tecnologica» sembrava «molto più moderno», anche se ciò avrebbe privato il personaggio della sua anima.
Quale futuro per Spiderman?
In quanto parte del Mcu, Spiderman di Holland ha poco tempo per la gente di New York. Viaggia in tutto il mondo e persino nello spazio per adempiere ai suoi doveri. E quando è a New York, rappresenta più un fastidio che un aiuto.
Ma lo Spiderman della classe operaia di Raimi è radicato nella sua città. In Spiderman 2, dopo una sequenza iconica in cui Spiderman impedisce a un treno della metropolitana di uscire dai binari, i passeggeri lo afferrano mentre cade, quindi lo trascinano sul treno e promettono di mantenere segreta la sua identità quando si risveglia. Per loro, Spiderman non è un supereroe, è uno di loro, un newyorkese della working class.
In quel film, zia May spiega che «c’è un eroe in tutti noi». Non sta cercando di dire che tutti possono essere Avengers, ma che in ognuno di noi c’è una parte che si sforza di fare la cosa giusta, allo stesso modo in cui ogni singolo giorno i genitori si sacrificano per i loro figli e i residenti lavorano per migliorare le loro comunità. Sono quelle azioni che permettono alle persone di «morire con orgoglio, anche se a volte dobbiamo essere fermi e rinunciare alla cosa che desideriamo di più, anche ai nostri sogni». Il Peter Parker di Maguire non è un anomalia; lo sta facendo a modo suo, riflettendo le proprie circostanze.
In quanto Avenger, l’Uomo Ragno di Holland è troppo impegnato a cercare di essere all’altezza di Iron Man per ambientarsi nel ruolo di un amichevole eroe di quartiere, ma No Way Home lascia la porta aperta a una nuova vita per il personaggio. Per rimandare gli eroi e i cattivi dei precedenti film della serie di Spiderman alle loro linee temporali – attenzione: spoiler – Peter di Holland deve fare un sacrificio tutto suo: tutti quelli che lo hanno conosciuto devono dimenticare chi è. Dopo che Doctor Strange ha lanciato l’incantesimo, il film si conclude con Peter che si trasferisce in un monolocale datato senza amici, senza Avengers e senza soldi. È finalmente in grado di marcare il proprio percorso.
No Way Home ha avuto il terzo weekend di diffusione globale più grande di sempre, guadagnando oltre 600 milioni di dollari anche senza essere distribuito Cina, quindi non sorprende che Sony e Disney vogliano proseguire nella loro redditizia partnership. Holland tornerà con un’altra trilogia di film di Spiderman, ma non è chiaro quale direzione prenderà la storia.
Gli studi potrebbero imboccare la strada più facile e fargli trovare il modo di riportare tutto alla normalità, quindi metterlo nei panni di Iron Man e esercitare la sua impressionante gamma di tecnologie militari. Ma potrebbero anche adottare un approccio più audace.
Ripristinando le relazioni di Peter, una versione più matura del personaggio di Holland potrebbe tornare alle sue radici e diventare l’amichevole Uomo Ragno di quartiere che doveva essere. Sarebbe ancora più cruciale se riconsiderasse la sua relazione con Tony Stark, riconoscendo che il produttore di armi miliardario che ha arruolato un adolescente in una forza paramilitare forse è satto un cattivo per tutto il tempo. Sarebbe una trama avvincente e che sfiderebbe la devota fan base del Mcu.
Ma lasciare spazio alla riflessione critica potrebbe anche mettere a repentaglio lo status di Iron Man come affidabile vacca da mungere. Dal momento che la Disney ha guidato la carica per riorientare il cinema intorno a blockbuster blandi e pieni di azione, la scelta tra correre un rischio su un bene redditizio o continuare a fare affidamento sulla una formula di successo è facile. La Disney sceglierà i soldi.
*Paris Marx è il conduttore del podcast Tech Won’t Save Us. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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