
La controrivoluzione pentecostale
Crescita e radici sociali di una religione che deriva dal cristianesimo, che appoggia le destre populiste e neoliberali e che nel 2050 raggiungerà il suo primo miliardo di adepti
Nel 2019, il pastore sudafricano Alph Lukau si è guadagnato la riprovazione di tutto il mondo con un video divenuto virale in cui aveva «resuscitato» un uomo chiaramente già vivo. L’acrobazia da cartone animato ha rappresentato l’apice di una corsa agli armamenti spirituale: un gruppo di giovani predicatori del paese aveva imbracciato pratiche sempre più estreme nelle loro attività di culto per sfruttare la rabbia e la disperazione di una generazione.
Il «professore» Lesego Daniel sosteneva di avere il dono di trasformare «la benzina in ananas», incoraggiando la sua congregazione a bere gas come una specie di comunione. Uno dei suoi protetti, il pastore Lethebo Rabalago, è stato soprannominato il «Profeta della sventura» per aver spruzzato ai fedeli una marca di insetticida per aiutare a scacciare i demoni dell’Aids. Nel frattempo, il profeta Penuel Mnguni calpestava fedeli seminudi e faceva loro mangiare serpenti vivi mentre li liberava dal male.
Gli osservatori esterni potrebbero aspettarsi il Kool-Aid avvelenato [il riferimento è al suicidio di massa tramite bevanda avvelenata da parte di oltre novecento persone nella comunità del reverendo Jim Jones, in Guyana, nel 1978, Ndt], ma questa non è una religione da giorno del giudizio. È un’espressione sudafricana moderna, estrema, del cristianesimo pentecostale, una fede che, almeno quanto a conversioni, è quella con la più rapida crescita sulla terra, con oltre 600 milioni di seguaci.
Quella che Mnguni ha definito la sua «Chiesa dell’orrore» potrebbe sembrare un mondo lontano dal cristianesimo che molti conoscono, ma è proprio questo il punto. I giovani predicatori più beceri, più popolari e più ricchi dell’Africa meridionale rompono le regole e le loro congregazioni li adorano per questo. Il nuovo pentecostalismo è un dito medio rivolto a tutte le istituzioni che le hanno deluse. È la fede dei lavoratori poveri del mondo.
Salute e ricchezza
Dei circa 2 miliardi di cristiani in tutto il mondo, oltre un quarto sono pentecostali, il 6% in più rispetto al 1980. Si prevede che entro il 2050 un miliardo di persone – una su dieci – farà parte di questa chiesa. Non è male per un movimento iniziato a Los Angeles nel 1906 da un discendente di schiavi liberati, a lungo considerato il figlio bastardo della cristianità.
Il pentecostalismo è un ramo del cristianesimo evangelico. I suoi aderenti sono prima rinati, accettando Gesù come loro Signore e Salvatore, e poi investiti dallo Spirito Santo, ricevendo doni che includono miracoli, profezia e parlare in lingue. Molti pentecostali non adottano questa etichetta, ma la loro pratica guidata dallo spirito o carismatica, anche se varia notevolmente nel mondo, è inconfondibile.
Il pentecostalismo ha attratto fin dall’inizio donne, migranti, afroamericani e poveri. Il suo caratterizzarsi come fede d’elezione per i lavoratori poveri del mondo è in gran parte dovuto all’approccio della sua dottrina verso «salute e ricchezza»: esperienza diretta e interazione personale con la presenza di Dio e i suoi miracoli, che porta al successo in questioni di mente, corpo, spirito e portafoglio.
Ho trascorso gli ultimi due anni viaggiando per il mondo per capire la notevole crescita del movimento. Negli Stati uniti, si è portati a considerare gli evangelici come dei Maga bianchi, ma il pentecostale medio è una giovane donna dell’Africa subsahariana o dell’America Latina. Cui si aggiungono disertori nordcoreani che lottano per sopravvivere a Seoul, zingari britannici e rom continentali che sono stati a lungo gli emarginati dell’Europa e popolazioni indigene che fanno i conti con guerre sporche e disastri in America centrale. La maggior parte di questi gruppi che si sono convertiti dagli anni Ottanta ci dicono molto sul mondo moderno.
I giovani predicatori sudafricani con camicie colorate e abiti eleganti hanno trovato un pubblico disponibile tra i millennial, cresciuti nel bagliore dell’ottimismo post-apartheid e poi terribilmente delusi. Gli era stato promesso tutto e invece si sono trovati nella società più disuguale del mondo, con il 75% di disoccupazione giovanile, oltre l’80% del paese privo di assicurazione medica e un sistema educativo in crisi.
I problemi del Sudafrica possono essere estremi, ma questo schema si sta ripetendo in quasi ogni angolo del globo. La gente, in particolare dentro e intorno alle grandi città, si rivolge alle chiese pentecostali perché sono gli unici luoghi che soddisfano i loro bisogni sia spirituali che materiali.
Con la crescita di questo movimento, le chiese stanno diventando stati all’interno degli stati, dove esiste anche una forma di tassazione. Qui ricevono assistenza sanitaria – miracolosa e clinica – oltre ad assistenza all’infanzia e supporto sociale. In un momento in cui gli stati, spesso in modo intenzionale, non riescono a fornire programmi sociali e uno standard di vita dignitoso che possa sostenere individui e comunità, i lavoratori poveri stanno trovando alternative.
Prosperità e populismo
La maggior parte delle chiese pentecostali non pratica la fede come fanno i giovani predicatori showmen sudafricani, ma alcune pratiche non sembrano differenti. Per vedere in prima persona la rivoluzione in atto in America Latina, mi sono recato nel sobborgo operaio di Brás a San Paolo. In Brasile, i pentecostali sono passati dal 3% della popolazione brasiliana nel 1980 a oltre il 30%, ribaltando cinquecento anni di egemonia cattolica in pochi decenni.
Era lunedì mattina e il sole stava ancora lottando per sorgere sulla sommità del Tempio di Salomone, il santuario di 180 piedi e 300 milioni di dollari al dio della salute e della ricchezza e quartier generale della Chiesa universale del Regno di Dio (Uckg). Alla cerimonia delle 7 del mattino, un uomo di fronte a me ha aperto un’enorme Bibbia sbrindellata e ci ha messo sopra il portafoglio, alzandolo al cielo. Si dice che i pentecostali preghino per il lunedì, non per la domenica, ed è stata questa conoscenza che ha trasformato l’Uckg in una delle principali chiese del Vangelo della prosperità del mondo.
I parrocchiani dell’Uckg sono noti per donare le loro auto e le loro case nei momenti di estasi. Il fondatore della chiesa Edir Macedo, che ha fatto più di chiunque altro per rendere popolare il pentecostalismo in Brasile, ora è un magnate miliardario: una volta era un povero ragazzo delle favelas, uno dei sette di diciassette fratelli sopravvissuti all’infanzia.
La grande innovazione di Macedo è stata aprire le chiese prima al mattino e poi alla sera, i momenti in cui le persone che lavorano nelle fabbriche o come cameriere vanno e vengono dal loro lavoro. Secondo Macedo, un predicatore pentecostale cercava un seguito, non un’istruzione, e autorizzava la gente comune a creare chiese a propria immagine.
Nelle favelas e nei villaggi poveri ai margini dell’Amazzonia, i pastori pentecostali appaiono e sembrano come la popolazione locale. Sono cresciuti navigando per le stesse strade e sono saliti nei ranghi sociali fino a posizioni di status superiore, proprio come aspirano a fare i loro vicini di casa. Per quelle strade sentono parlare della madre malata di qualcuno e si danno da fare per darle conforto. Si comportano come mentori per la loro congregazione, incoraggiando i parrocchiani ad avviare piccole attività di vendita ambulante e sfuggire ai loro terribili capi. Se il marito idiota di una donna sta bevendo e facendo di nuovo il donnaiolo, si fermano per parlargli.
Certo, fanno pressioni sul loro gregge affinché gli conceda almeno il 10% del suo sudato denaro, ma ci troviamo in un sistema in cui una cosa vale se bisogna pagarla. In questo senso, il vangelo della prosperità è una risposta scomoda a un mondo che adora il denaro ogni giorno, solo che di solito avviene senza cerimonia. Rappresenta una fortificazione allo stesso tempo contro e dentro il mondo materiale.
Non solo, c’è un crescente corpo di prove che il vangelo della prosperità effettivamente offre. La ricerca ha scoperto che le persone che provengono dalla povertà, o da cicli di violenza e dipendenza, hanno maggiori possibilità di fuggire da quel mondo se si uniscono a una chiesa evangelica: la cosiddetta «profezia che si autoavvera» del favore di Dio si realizza nel benessere materiale.
Il vangelo della prosperità non ha successo solo dove gli stati falliscono, ma li incoraggia al fallimento. Per ogni riduzione dell’1% del Pil di un paese, i ricercatori brasiliani hanno riscontrato un aumento dello 0,8% del numero di evangelici, poiché le chiese offrono alle popolazioni vulnerabili una rete di solidarietà che lo stato non è riuscito a fornire.
Il pentecostalismo di oggi ha molto in comune con lo spostamento politico globale verso un populismo di destra che si scaglia contro l’ordine mondiale liberale, inclusi globalizzazione, femminismo, migrazione di massa e scienza tradizionale. Non è un caso che la popolarità della fede abbia coinciso con un marcato cambiamento nelle prospettive politiche, sociali ed economiche in tutti gli angoli del mondo. Più direttamente, il pentecostalismo ha svolto un ruolo fondamentale nel far emergere un nuovo tipo di leader populisti di destra tra cui Donald Trump, Jair Bolsonaro, Viktor Orbán e Rodrigo Duterte.
Pentecostalismo e populismo di destra intonano gli stessi cori religiosi. Ma questo movimento è più grande della politica. La fede segue i modelli migratori globali e per molti che si trasferiscono in grandi città come Johannesburg, San Paolo, Londra e Los Angeles per lavoro, è l’unica forma di comunità.
Il pentecostalismo offre un accesso diretto al nutrimento spirituale, sociale e materiale in un mondo che li nega ai poveri del mondo. Naturalmente, c’è un numero crescente di chiese pentecostali che si rivolgono anche ai ceti ricchi e medi. Dopotutto, sanno che la mobilità verso l’alto è fragilissima e che chiunque riesca ad avanzare ha bisogno di un miracolo per rimanere al suo posto.
*Elle Hardy è una giornalista. Ha scritto Beyond Belief: How Pentecostal Christianity Is Taking Over the World. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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