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La storia bipartisan della detenzione di massa
Un libro uscito negli Usa racconta che Reagan spalancò le carceri strumentalizzando alcuni casi di sparizione di minori. E di come Clinton proseguì quella storia. Il punto di congiunzione tra i due è stato Joe Biden
La paranoia del bambino scomparso cominciò con Etan Patz. Molti bambini erano scomparsi prima di lui, ma il caso di Etan sembrava pensato a tavolino per provocare un’isteria di massa. Nel 1979, la madre del bambino di sei anni lo lasciò incamminare da solo verso la fermata dello scuolabus. Lo vide allontanarsi dalla sua scala antincendio di Manhattan. Un’altra madre lo stava aspettando a due isolati di distanza da un appartamento che affacciava sulla fermata dell’autobus, ma Etan non ci arrivò mai.
La tragedia è stata e resta ancora impossibile da comprendere. La sua prima volta a piedi alla fermata dell’autobus? A due isolati di distanza? Con gli adulti che lo cercano? Significava qualcosa. Esistevano forze potenti capaci di una violenza insondabile – forze precedentemente non individuate, che magari avanzavano rapidamente, può essere che fossero già ovunque – da cui nessuno era al sicuro.
Fotografie di alta qualità di Etan scattate da suo padre, un fotografo professionista, ricoprirono per mesi la città e i media nazionali, e la cosa andò avanti per anni. La paura cominciò a crescere e alla fine tutti ebbero paura. I volti dei bambini, compreso quello di Etan, iniziarono ad apparire sui cartoni del latte. Nel 1982, la Cbs Evening News informava adulti assorti e terrorizzati che ogni anno fino a cinquantamila bambini statunitensi venivano rapiti da estranei.
«Questi dati sono stati gonfiati a dismisura, come giornalisti, scienziati sociali e funzionari del governo hanno chiarito alla metà degli anni Ottanta», scrive Paul Renfro nel suo nuovo libro Stranger Danger: Family Values, Childhood e the American Carceral State. Ma non importava. Il panico aveva stretto la psiche della nazione e la sua morsa andava stringendosi.
Renfro lega la risposta alla scomparsa di Etan Patz al contesto della New York degli anni Settanta. Mentre «la deindustrializzazione ha colpito New York City con un’intensità ostinata» e «circa due milioni di newyorkesi bianchi sono scappati verso i sobborghi», la città è in crisi. Il caos sociale che ne risultò – che venne enfatizzato, come sottolinea Renfro, ma comunque contemplava l’aumento del crimine – richiedeva una risposta di qualche tipo. Quella risposta avrebbe potuto essere un welfare state ampliato. Invece, è consistita in austerità e in un apparato di polizia e di detenzione di massa.
Non è un caso che il panico del «bambino della nazione scomparso» o quello del «pericolo straniero» abbiano avuto origine in una città che gran parte della nazione era già arrivata a considerare l’epicentro del «pericolo stranieri», e che aveva già iniziato a gettare le basi per reagire con più polizia e carceri. Il legame tra incarcerazione di massa e violenza contro i bambini era lì fin dall’inizio del panico per il «pericolo straniero», prefigurando ciò che sarebbe accaduto nei decenni a venire.
Una storia bipartisan
Il libro di Renfro investe gran parte della questione, compreso, in modo interessante, il modo in cui l’omofobia si è combinata con il panico del «pericolo straniero». Per decenni si presumeva che i rapitori di Patz fossero associati alla Nambla, la North American Man/Boy Love Association, un gruppo marginale che divenne fonte di fascinazione perversa, specialmente tra i conservatori che dichiararono la sua esistenza una conseguenza naturale dell’estensione dei diritti alle persone Lgbt.
Nel 2017, un uomo di nome Pedro Hernandez è stato condannato per l’omicidio di Etan. Aveva una storia di malattia mentale che causava allucinazioni. Non aveva niente a che fare con la Nambla e nella sua confessione sosteneva che il movente non era sessuale. Ma erano già passati decenni durante i quali la scomparsa di Etan Patz, l’avanzata dei diritti degli omosessuali e la minaccia della pedofilia si erano trasformati in un unico grande fenomeno indistinguibile per milioni di spettatori.
La tesi più importante di Renfro in Stranger Danger, tuttavia, è che i bambini scomparsi nel panico degli anni Ottanta e Novanta abbiano giocato un ruolo politico importante nell’incremento della detenzione di massa. I nomi e le immagini dei singoli bambini scomparsi e assassinati – sempre bianchi, provenienti dal ceto medio – sono stati usati per giustificare la legislazione contro la criminalità presentata da repubblicani e democratici e a proteggere queste scelte politiche di fronte alle critiche.
L’amministrazione Reagan, che aveva posto i valori della famiglia e di «legge e ordine» come due temi centrali, scoprì che il panico per il «pericolo straniero» li combinava alla perfezione.
In risposta alla scomparsa di Etan, Reagan riunì una task force sui bambini scomparsi e sfruttati. La task force si occupò di formulare raccomandazioni incentrate soprattutto sul ripristino delle famiglie tradizionali, in modo che i bambini fossero al sicuro nelle loro case, con entrambi i genitori, lontano da estranei. Non importa se l’agenda reaganiana di privatizzazione e austerità stava allontanando i sogni di una vita familiare più lontani dalla portata di molte persone della classe operaia, per non parlare della crescente carcerazione. E non importa che la maggior parte degli abusi fisici e sessuali sui bambini siano perpetrati dai loro familiari o da adulti ben noti.
L’amministrazione Reagan è divenuta famosa per aver sostenuto provvedimenti legislativi che aumenterebbero le sanzioni penali per coloro che molestano i bambini. Data la diffusa isteria all’epoca in cui il rapimento di minori da parte di estranei era un fenomeno di massa, queste misure conferivano un’aura di indiscutibile eroismo a difesa del Partito repubblicano che dall’altra parte inaspriva le pene, ponendo le basi per la detenzione di massa.
Reagan dedicò molti dei suoi discorsi a rafforzare l’idea che il caos sociale stava minacciando tutto ciò che ci è caro e promettendo di fermare le forze dell’oscurità con la legge e l’ordine. Ciò che la maggior parte della gente vide fu Reagan celebrare la Giornata nazionale dei bambini scomparsi il 25 maggio in onore di Etan Patz, ma ciò che accadde in realtà fu che la popolazione carceraria conobbe un balzo durante la sua presidenza. Nell’arco dello stesso periodo, lo stesso processo si è verificato a livello statale.
Questo momento storico coincise con la brusca svolta a destra dei democratici; durante l’amministrazione Reagan, l’allora senatore Joe Biden fu autore della legislazione sulla criminalità per droga con il segregazionista Strom Thurmond. Così, invece di rifiutare l’uso disonesto che fece Reagan dei bambini scomparsi e morti per giustificare le pene più severe ed espandere il sistema carcerario, i vertici democratici lo studiarono per imitarlo con grande efficacia.
Nel 1993, la dodicenne Polly Klaas venne rapita e assassinata da uno sconosciuto in California. «Mentre gli statunitensi sono meno esposti alle minacce all’estero, sappiamo tutti che in molti modi siamo meno sicuri rispetto ai pericoli di casa nostra – affermò Bill Clinton nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 1994 – Ogni giorno la pace nazionale è sconvolta dal crimine. A Petaluma, in California, un innocente pigiama party è diventato una tragedia angosciante per la famiglia di Polly Klaas».
Poi disse: «A coloro che commettono più volte crimini violenti dovrebbe essere detto: ‘Quando commetti un terzo crimine violento, verrai rinchiuso per sempre». Stava usando il nome di Polly Klaas per difendere la legge sul crimine del 1994, che ha esteso l’incarcerazione di massa come nessun’altra legislazione federale nella storia statunitense aveva mai fatto.
«Dal dicembre 1993 alla campagna di rielezione del 1996, Clinton menzionò il caso Klaas in almeno sedici discorsi pubblici separati», annota Renfro. Il padre di Polly si unì a Clinton mentre faceva una campagna per il disegno di legge del crimine. Un promemoria del febbraio 1994 scritto da un consulente politico di Clinton afferma che «il sostegno di Klaas agli sforzi anti-criminali dell’amministrazione per noi è inestimabile, non solo nelle prossime settimane in cui premiamo per approvare la legge sul crimine, ma nel lungo periodo quando bisognerà dimostrare che i democratici non sono deboli sulla sicurezza». Il disegno di legge sul crimine del 1994 venne intitolato a Polly Klaas.
Le leggi intitolate alle vittime
Quel periodo ha visto una proliferazione di queste «leggi commemorative», interventi legislativi dal pugno di ferro con enormi implicazioni intitolate a un bambino morto.
Nel pacchetto sul crimine di Clinton c’era il Wetterling Act, dal nome dell’undicenne Jacob Wetterling che era stato rapito e assassinato nel 1989 in Minnesota. Pochi mesi prima dell’approvazione del disegno di legge, Megan Kanka di sette anni fu assassinato da un vicino di casa nel New Jersey. Nel 1996, un emendamento fu aggiunto al Wetterling Act del 1994, e venne chiamato Megan’s Law. Il Wetterling Act ha contribuito a creare un registro nazionale degli autori di reati sessuali e la legge intitolata a Megan prevedeva che le informazioni in esso contenute fossero divulgate pubblicamente in senso preventivo.
L’American civil liberties union e altri hanno espresso preoccupazione per il fatto che alcune leggi di queste leggi «in memoria di» erano troppo vaghe e avevano implicazioni che non erano state discusse in modo approfondito, incluso il potenziale aumento della probabilità che un trasgressore, ora che veniva esposto a una forma di «morte sociale» senza alcuna speranza di reintegrazione in società normale, avrebbe avuto poche ragioni per trattenersi dal divenire recidivo. Alcuni hanno anche sottolineato che l’enfasi era tutta sbagliata: la maggior parte dei bambini viene molestata da persone che conoscono, non da estranei. Ma i nomi e le immagini dei bambini assassinati erano uno scudo contro ogni critica. Coloro che hanno segnalato problemi con le leggi hanno trovato poco seguito.
Le leggi commemorative furono approvate, e così pure il disegno di legge sul crimine, trascinato dal fatto che comprendesse la legislazione che pretendeva di proteggere i bambini e dall’annesso Violence Against Women Act. Se non hai sostenuto quel disegno di legge, era automatico affermare che hai sostenuto la violenza contro donne e bambini. «L’immagine dell’infanzia in via di estinzione si è rivelata vitale in questo contesto di forte coinvolgimento securitario», scrive Renfro. In altre parole, tragedie come gli omicidi di Jacob Wetterling, Polly Klaas e Megan Kanka hanno contribuito a vendere una legislazione contro la criminalità che avrebbe avuto conseguenze che andavano ben oltre la protezione dei bambini da pericolosi estranei.
Come Marc Klaas, la madre di Wetterling fu inizialmente coinvolta nella crociata a favore della legislazione intitolata a suo figlio. Ma dopo due decenni di attivismo contro lo sfruttamento sessuale dei minori, ha cambiato idea, arrivando alla conclusione che il sistema di registro dei responsabili di reati sessuali non ha reso i bambini o gli adulti più sicuri dalla predazione sessuale. La maggior parte degli studi oggi dimostra che semplicemente non funziona: i registri generali non riducono la recidiva del crimine sessuale. «Ciò che vogliamo davvero è che non ci siano più vittime – dice Patty Wetterling – Che non accada ancora. Quindi, come possiamo arrivarci? Bloccarli per sempre, etichettarli e non consentire loro il supporto della comunità non funziona. Ho cambiato idea».
La logica si estende al resto della legislazione sul crimine. Dovrebbe ormai essere ovvio che sanzioni più severe non fungono da deterrente per il crimine. Invece la carcerazione di massa che ne risulta destabilizza le vite individuali e intere comunità, senza fare nulla per ridurre il crimine, anzi lo incoraggia.
Prima che Etan Patz scomparisse, si era a un bivio. Al crimine urbano si poteva rispondere in due modi: uno positivo, caratterizzato da autentici investimenti pubblici per il benessere di tutte le persone, o uno punitivo, caratterizzato da leggi più severe e più polizia e carceri. Il paese scelse quest’ultima, e le immagini di bambini tragicamente rapiti, maltrattati e assassinati da estranei aiutarono a propagandare quella scelta.
È impossibile annullare gli errori dell’ultimo mezzo secolo. Tuttavia, come Patty Wetterling possiamo fare inversione a U, e scegliere una risposta che ha la possibilità concreta di promuovere la sicurezza e il benessere di bambini e adulti, a partire da oggi.
*Meagan Day è staff writer di Jacobin Magazine, dove è uscito questo articolo. La traduzione è di Giuliano Santoro.
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