
Trump taglia tutto, tranne le armi
L’analisi del piano di bilancio Usa mostra chiaramente come il Pentagono si prepari a una grande abbuffata di nuovi finanziamenti. A soffrire saranno le spese sociali, ridotte anche in nome della «guerra culturale»
All’inizio del mese di maggio, il presidente Donald Trump ha pubblicato il suo progetto di bilancio federale per il 2026. Le seguenti cifre danno un’idea generale delle proposte dell’amministrazione:
- Finanziamento discrezionale totale richiesto: 1,69 trilioni di dollari
- Spesa militare: 1,01 trilioni di dollari
- Quota di spesa militare sul totale: 60%
- Spesa militare in percentuale sul totale dell’anno fiscale 2025 (a titolo di confronto): 49%
- Spesa non militare: 679 miliardi di dollari
- Spesa non militare in percentuale sul totale: 40%
- Quota di spesa «non militare» per i dipartimenti di Sicurezza Nazionale, Giustizia e Affari dei Veterani: 40%
- Finanziamenti per i dipartimenti il cui scopo principale non è militare, adiacente all’esercito o di polizia: 412 miliardi di dollari
- Quota del finanziamento totale richiesto per tali dipartimenti: 24%
Oltre il 75% del bilancio di Trump è destinato a esercito e polizia. Questo grafico arancione a ciambella mostra una ripartizione della richiesta di bilancio di 1,69 trilioni di dollari. Esercito (Pentagono/Dipartimento dell’Energia, armi nucleari): 1,01 trilioni di dollari; Esercito adiacente (VA): 134,6 miliardi di dollari; Polizia (DHS, DOJ): 132,38 miliardi di dollari. Altro: 412,22 miliardi di dollari.
Uno sguardo più da vicino
La Figura 2 qui sotto confronta la richiesta di finanziamento di Trump per il 2026 con i livelli stabiliti per il 2025 per i 15 dipartimenti del gabinetto esecutivo, ordinati in base alla differenza tra tali importi. Da un lato, si trova il maggiore aumento proposto (+113 miliardi di dollari per il Pentagono); dall’altro, il maggiore taglio proposto (-49 miliardi di dollari per il Dipartimento di Stato e i programmi internazionali). Tuttavia, le ripartizioni a livello di dipartimento sottostimano l’entità effettiva della spesa militare, e quanto effettivamente non lo sia la spesa non militare. Ad esempio, la Figura 2 elenca 962 miliardi di dollari per il Pentagono, ma tale cifra esclude la spesa militare destinata ad altri dipartimenti. Considerando questi importi, si ottiene il bilancio militare di 1,01 trilioni di dollari mostrato a pagina 43 della proposta della Casa Bianca e nella Figura 1 sopra.
Ad esempio, il Dipartimento dell’Energia (Doe) ottiene un aumento di un miliardo di dollari con il bilancio di Trump. Non male, vero? Ma 30 miliardi di dollari dei suoi 51 miliardi di dollari di bilancio sono destinati ad armi nucleari e ad altri programmi militari nell’ambito della National Nuclear Security Administration. Senza questi finanziamenti, il bilancio del Dipartimento dell’Energia in realtà diminuisce di 5 miliardi di dollari, passando da 26 miliardi di dollari nel 2025 a 21 miliardi di dollari nel 2026.
Ciò è in linea con le intenzioni dell’amministrazione. Il resoconto ufficiale della Casa Bianca decanta gli «aumenti senza precedenti per la difesa e la sicurezza dei confini» previsti dalla proposta, insieme a un drastico taglio alla spesa non militare, che viene «ridotta di 163 miliardi di dollari, pari al 22,6%». L’amministrazione Trump è irremovibile sul mantenimento di questi tagli, promettendo di «non essere ostaggio dei Democratici per gli aumenti sprecati della spesa non militare». I programmi che non finanziano le attività militari, non coprono i costi delle guerre passate e non espandono la polizia federale, rischiano di essere tagliati.
Cosa viene tagliato
Il bilancio riassuntivo di Trump afferma che «i risparmi si ottengono riducendo o eliminando i programmi considerati ‘woke’ e scagliati contro i comuni lavoratori americani, uno spreco e la cui gestione è meglio lasciare agli Stati e alle comunità locali». Di conseguenza, la Casa Bianca ha pubblicato una nota informativa intitolata «Tagli ai programmi woke». Il termine woke compare 12 volte nella richiesta di bilancio; Dei (diversità, equità e inclusione) è menzionato 31 volte.
L’intento è presumibilmente quello di pubblicizzare i tagli alla spesa pubblica come parte di una guerra culturale. In assenza di questa inquadratura, i tagli potrebbero apparire agli elettori molto più simili a una lotta di classe.
Ad esempio, nell’ambito della proposta di riduzione di 33 miliardi di dollari al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (Hhs), l’amministrazione richiede un taglio di 18 miliardi di dollari ai noNational Institutes of Health (Nih) ed elenca specifiche riduzioni programmatiche mirate a «ricerche sui cambiamenti climatici, sull’ideologia di genere radicale e sul razzismo divisivo», presumibilmente dispendiose: un insieme di parole d’ordine che hanno attirato l’attenzione di molti elettori Repubblicani. Ma le riduzioni dettagliate ammontano a meno del 6% del taglio di 18 miliardi di dollari. Non vengono forniti dettagli sulla provenienza degli altri 17 miliardi di dollari di tagli o su come influenzerebbero le infrastrutture sanitarie pubbliche o la ricerca medica condotta nell’interesse pubblico.
Insieme all’Hhs, in fondo al bilancio ci sono i dipartimenti di Housing and Urban Development (Hud), con -34 miliardi di dollari, e di Stato con -49 miliardi di dollari. Nell’ambito della riduzione del bilancio dell’Hud, 27 miliardi di dollari verrebbero tagliati dagli aiuti per l’affitto e dal sostegno abitativo per anziani e persone con disabilità. In base alla proposta, i programmi di aiuti militari del Dipartimento di Stato – che erogano 3,3 miliardi di dollari all’anno a Israele e diversi miliardi in più ad altri paesi – saranno risparmiati. Gli aiuti non militari non lo saranno. Tra questi, assistenza allo sviluppo, aiuti umanitari e contributi a organizzazioni internazionali come l’Organizzazione mondiale della Sanità. Questi tagli proposti a sanità e sviluppo contribuiranno a finanziare un maggiore controllo militare in patria e un’escalation militare all’estero.
Cosa viene finanziato
Lo scopo dichiarato dell’aumento di personale del Dipartimento per la Sicurezza Interna (Dhs) è quello di «effettuare detenzioni di massa e allontanamenti» di immigrati che l’Immigration and Customs Enforcement (Ice) ritiene criminali. Il finanziamento aggiuntivo del Pentagono presumibilmente «rivitalizza le nostre forze armate», ma a giudicare da ciò che quel denaro effettivamente compra – come un fantomatico scudo missilistico, armi nucleari ridondanti e pericolose e sussidi senza vincoli per l’industria bellica – si tratta fondamentalmente di una somma forfettaria a 12 cifre che viene buttata nel proverbiale water (che immagino abbia un sedile da 10.000 dollari, come quelli che compra il Pentagono).
Lo scudo missilistico fantascientifico è il «Golden Dome for America», lo Scudo proposto da Trump, che è essenzialmente una riedizione della fallimentare Strategic Defense Initiative/Star Wars di Ronald Reagan. Arrotondando al numero intero più vicino, direi che c’è il 100% di probabilità che anche il Golden Dome finisca per essere un fallimento. Ed è lo scenario migliore: nell’improbabile caso in cui il sistema di difesa missilistica funzioni e sia in grado di abbattere qualsiasi missile lanciato da un avversario straniero, i rivali statunitensi investirebbero immediatamente miliardi di dollari nello sviluppo di nuove armi nucleari in grado di sconfiggerlo. Il Golden Dome si tradurrà o in un benessere aziendale per gli appaltatori militari, o in un benessere aziendale più una corsa agli armamenti nucleari.
Le fonti giornalistiche riportano che il Golden Dome costerebbe 25 miliardi di dollari, il che è già di per sé un prezzo elevato. Ma questa cifra infastidisce per un altro motivo: non è il costo finale. La richiesta di bilancio di Trump la descrive come «un acconto per lo sviluppo e l’installazione di un Golden Dome per l’America». Questi 25 miliardi di dollari sono solo il primo di una serie di pagamenti da parte dei cittadini al Pentagono, gran parte dei quali si prevede andranno a SpaceX di Elon Musk, favorita per la costruzione del fantomatico scudo missilistico di Trump.
La proposta riflette ciò che l’amministrazione Trump e i leader Repubblicani considerano spesa pubblica legittima. La loro apparente visione del bilancio discrezionale – il bilancio che il Congresso approva ogni anno per finanziare le agenzie federali – è che funzioni più o meno come il bilancio per l’esercito e le forze di polizia federali, sempre più militarizzate, del paese. Questa trasformazione allontana ulteriormente il governo federale dal servire gli interessi della gente comune e lo rende sempre più uno strumento per convogliare fondi pubblici verso gli oligarchi.
*Stephen Semler è cofondatore del Security Policy Reform Institute, un think tank statunitense di politica estera finanziato da organizzazioni non governative, e ricercatore senior presso il Center for International Policy. Questo articolo è uscito su Jacobin Mag. La traduzione è a cura della redazione.
La rivoluzione non si fa a parole. Serve la partecipazione collettiva. Anche la tua.