Il paziente zero si chiama austerity
In Gran Bretagna i conservatori hanno perseguito ideologicamente l'austerità. Ora milioni di persone rischiano di perdere il lavoro o la casa a causa del virus ma senza garanzie cercheranno di lavorare anche una volta contagiati
La famigerata Typhoid Mary divenne un personaggio pubblico quando un investigatore privato che cercava di rintracciare la fonte di molteplici focolai di febbre tifoide scoprì che una cuoca irlandese aveva lavorato per diverse famiglie nell’arco di cinque anni, lasciando il suo impiego quando queste si ammalavano e trovando nuovi posti altrove. Mary Mallon non era disposta a rimanere in isolamento e perdere il lavoro, ma era finita in quarantena forzata dal 1907 al 1910 in quanto portatrice asintomatica dei batteri. Era stata poi rilasciata dopo aver firmato una dichiarazione giurata con la quale si impegnava a non lavorare mai più come cuoca. Dunque. Mallon aveva lavorato come lavandaia ma percepiva una paga più bassa rispetto a quando era cuoca. Per questo aveva cambiato nome e rinnegato la sua promessa, infettando almeno altre venticinque persone e uccidendone due. Nel 1915, fu nuovamente arrestata e imprigionata in un ospedale fino alla sua morte, dopo aver generato un altro focolaio.
Nel tentativo di prevenire le morti per Coronavirus le autorità del Regno Unito oggi stanno affrontando enigmi simili a quelli affrontati da Mallon a New York, un secolo prima. Come si fa a impedire alle persone di andare al lavoro quando potrebbero essere malate, se per loro è finanziariamente proibitivo? Nel Regno Unito, la retribuzione obbligatoria per malattia viene versata dopo tre giorni di congedo non retribuito e spesso richiede un certificato medico. Immediatamente dopo l’annuncio del Consiglio di sanità pubblica che esortava le persone a mettersi in quarantena per due settimane dopo essere entrati in contatto con un Coronavirus o averne manifestato sintomi, ai governanti è stato chiesto come si aspettavano che le persone seguissero un consiglio che per molti di loro avrebbe avuto un effetto enorme sulle esigenze familiari e sulla possibilità di far fronte all’affitto, di portare il cibo a tavola e di pagare le bollette più elementari.
Ho parlato con diverse persone che lavorano nei palazzi del parlamento e del governo. I lavoratori impiegati in società di outsourcing mi hanno detto tutti che se avessero avuto i sintomi e se questi fossero stati lievi, sarebbero comunque andati a lavoro. Se avessero incontrato un vettore e il loro datore di lavoro non lo fosse venuto a sapere, non avrebbero accettato di mettersi da soli in isolamento. Un addetto alle pulizie del parlamento mi ha detto: «Se sono malato, dovrò andare a lavorare o la compagnia taglierà i miei turni. Le persone sono davvero spaventate. Nessuno sa se avranno un lavoro a cui tornare se si ammalano solo per uno giorno o due giorni ed è davvero grave se l’assenza arriva fino a due settimane. Farò finta di stare bene, prenderò il paracetamolo e continuerò a lavorare». Un altro lavoratore esternalizzato a contratto in un dipartimento ministeriale ha affermato: «Il governo non ci ha aiutato. Impediranno alle aziende per cui lavoriamo di punirci se prendiamo il Coronavirus? Dicono solo che verremo pagati ma se non so se avrò un lavoro tra un mese o due, non correrò il rischio (di auto-isolarmi) a meno che non debba andare in ospedale».
Poco dopo Boris Johnson ha annunciato che il governo avrebbe eliminato il periodo di tre giorni di congedo per malattia non retribuito per le persone in quarantena per il Coronavirus. Tornando alle stesse persone, ho ricevuto reazioni analoghe a quelle di prima: il denaro è parte del problema, sì, ma i loro contratti dicono chiaramente che possono essere facilmente licenziati, poiché ogni ora e ogni giorno di lavoro è consentito dall’azienda, e prendersi del tempo libero per malattia spesso porta alla sostituzione delle persone.
Il Coronavirus minaccia di avere l’effetto di un mattone rimosso dalle fondamenta di una torre mal costruita. Finora la struttura è rimasta in piedi, ma se la precarietà è integrata in ogni strato dell’infrastruttura, tutto può crollare con facilità e con un impatto inaspettato. Ridurre i diritti dei lavoratori e legiferare per annullare l’organizzazione sindacale comporta che milioni di persone non se la sentono di rischiare di prendere del tempo per ammalarsi, comprese le persone che puliscono gli edifici in cui lavorano i politici ogni giorno.
I tagli al National Health Service (Nhs) producono un sistema già in difficoltà con i tempi di attesa, con medici e infermieri oberati di lavoro e sfiniti e un fallimento nel reclutare nuovo personale, che adesso dovrebbe essere in grado di assorbire un enorme afflusso di pazienti con una malattia di cui sappiamo ancora poco. Il piano di emergenza dei conservatori per il Coronavirus, che il Chief Medical Officer in Inghilterra prevede riguarderà un lavoratore su cinque, consiste nel costringere i medici e gli infermieri in pensione a tornare temporaneamente al lavoro, il che richiede l’impiego di medici molto anziani reduci da una lunga assenza sul campo ma al tempo stesso aumenta il rischio di esposizione per persone di una fascia di età particolarmente vulnerabili quando contraggono il virus.
Inoltre, la quarantena è quasi impossibile per molte persone: il vasto numero di alloggi condivisi, sia da giovani che non possono permettersi una casa sia da chi vive in alloggi temporanei perché sfrattato, faranno fatica a isolarsi adeguatamente con cucine e bagni condivisi. Quelli per strada sono spesso così malati da non percepire i primi segni del virus o da non accorgersene del tutto, ed è difficile immaginare chi dorme per strada, molti dei quali con problemi di abuso di sostanze, seguire le indicazioni del governo sul lavaggio delle mani e sulla quarantena. In passato, la tubercolosi e il tifo si sono diffusi rapidamente attraverso gli accampamenti dei senzatetto a Los Angeles: molte grandi città del Regno Unito hanno una miriade di piccoli accampamenti creati da senzatetto nei posti più riparati. Anche per migliaia di «senzatetto nascosti», quelli che si accontentano di un divano o che vivono in ricoveri di fortuna, sarà impossibile isolarsi e la mancanza di una strategia per consentire a tutti i senzatetto di accedere a ripari sicuri se si ammalano sarà un disastro per la salute pubblica.
Se anche le scuole chiuderanno, i problemi saranno dei genitori: se costretti a prendersi due settimane di ferie per stare a casa con i propri figli, se in seguito colpiti dal virus o in contatto con il contagio, molte persone con contratti insicuri non saranno in grado di far fronte a un mese di indennità di malattia obbligatoria e avranno maggiori probabilità di spedire almeno un genitore al lavoro o di lasciare i propri figli con familiari. Inoltre, i più poveri perderanno anche i pasti scolastici gratuiti alla mensa per i loro bambini e, per molti, i circuiti per la colazione istituiti per combattere la povertà alimentare tra i bambini dai tre ai diciotto anni.
Per un decennio, i conservatori hanno perseguito ideologicamente l’austerità, impegnandosi a sventrare l’infrastruttura dei servizi pubblici, spendendo il minimo indispensabile per mantenere i servizi operativi. Hanno permesso alle aziende di sfruttare i lavoratori e ridurre gli standard di vita, quindi milioni di famiglie sono in povertà o riescono appena a gestire la situazione. Hanno consentito al capitale di trarre profitto lasciando i lavoratori in situazioni che rasentano il disastro personale, dall’ammalarsi alla perdita di turni, lasciandoli senzatetto e senza soldi. Gli inglesi hanno la fortuna di avere un Servizio sanitario nazionale che assicura l’accesso all’assistenza sanitaria; ma il modo in cui l’Nhs è stato gestito per un decennio ci dice che era al collasso già prima che il Coronavirus colpisse. Ora, milioni di persone stanno affrontando la possibilità di perdere il lavoro o la casa a causa della malattia e cercheranno di lavorare anche una volta contagiati.
I conservatori hanno ripetutamente cercato di mandare messaggi tranquillizzanti e convincere la gente che la salute pubblica non è a rischio. Ma ottenere servizi vitali e abbandonare milioni di persone alla speculazione finanziaria ha creato una società precaria, socialmente ed economicamente. E il Coronavirus sembra destinato a far spezzare i sottili fili che tengono insieme tutto.
Lunedì, in una trasmissione televisiva del mattino, Boris Johnson ha affermato che «una delle teorie è che potresti forse prendere il [coronavirus], prenderlo tutto in una volta e consentire alla malattia di contagiare la popolazione senza prendere misure draconiane. Penso che dobbiamo trovare un equilibrio». Questa risposta non è quella di un primo ministro che cerca di calmare la popolazione; avrebbe potuto farlo affermando che sono pronti piani di sanità pubblica pensati su base scientifica e che è felice di finanziarli. Invece ha scelto chiaramente di provare a limitare le aspettative, dire al pubblico che il governo non avrebbe adottato molte delle misure seguite da Cina e Italia, perché l’interesse delle aziende ha più valore della vita delle persone.
Quelli più a rischio rimangono i più vulnerabili: le persone anziane e quelle con condizioni di salute gravi preesistenti. Ma anche i più poveri, i senzatetto, le persone che stanno già lottando con la salute, le difficoltà finanziarie e gli alloggi: il governo ha già reso le loro esistenze terribilmente complicate, e ora le loro vite andranno perse a causa di un decennio di austerità.
*Dawn Foster, staff writer di Jacobin, è anche editorialista per il Guardian. Ha scritto Lean Out. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.
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