Ombre nere su Firenze
Matteo Salvini chiama a raccolta quattordici partiti ultranazionalisti europei, con l'intento evidente di spostare a destra gli equilibri Ue e sfidare Meloni sul terreno reazionario. Previste mobilitazioni antifasciste
Domenica 3 dicembre marciano su Firenze quattordici delegazioni di partiti ultranazionalisti dell’estrema destra europea. Hanno risposto all’invito del leader della Lega, Matteo Salvini, per un raduno toscano del gruppo Identità e Democrazia del parlamento europeo.
Oltre ai nove partiti che compongono ufficialmente il raggruppamento sono attese rappresentanze anche da Bulgaria, Polonia, Romania, Danimarca, Estonia, Repubblica Ceca, Fiandre belga e Austria, un’estensione delle partecipazioni da subito sbandierata come successo del ministro-mattatore italiano.
Eppure nei giorni immediatamente precedenti sono arrivati segnali non certo euforici proprio dalle figure di spicco dei sovranisti europei, come il capo del Pvv (Partij voor de Vrijheid, il Partito per la Libertà) olandese, Geert Wilders, premier in pectore dopo la recente vittoria alle elezioni politiche nei Paesi Bassi; e la referente del Rassemblement National francese, Marine Le Pen, entrambi assenti ufficialmente per impegni altrove e disposti a inviare solo un video-messaggio.
Così, nel tentativo di non smorzare troppo l’entusiasmo, gli organizzatori hanno cercato di minimizzare le disdette, puntando i riflettori sulla co-presidente del raggruppamento xenofobo tedesco Alternative fur Deutschland (AfD), Alice Weidel.
L’adunata apre di fatto la campagna elettorale in vista delle elezioni europee del prossimo anno, ma dalle dichiarazioni che hanno accompagnato la presentazione ufficiale è evidente quanto questa abbia soprattutto un peso per gli equilibri interni alle destre continentali e a quelle di vari governi, come quello italiano.
Da programma, le questioni al centro dell’appuntamento riguardano «l’ambiente, la libertà d’espressione e la sicurezza», declinati naturalmente in chiave reazionaria e ultraconservatrice, per «superare l’ideologia green, occuparsi di sicurezza con la compresenza del fanatismo islamico», come ha dichiarato Salvini.
È evidente come il negazionismo del cambiamento climatico e l’opposizione alla riconversione ecologica abbiano scalato l’agenda dei sovranisti europei, a difesa tanto dei sistemi produttivi, quanto delle identità tradizionali. Un corporativismo fossile suggellato dal ritorno della retorica da «scontro di (in)civiltà» di matrice islamofoba, tanto cara alla destra europea, con il pretesto della lotta al terrorismo, dopo l’ultima escalation del conflitto in Palestina, fra Hamas e governo israeliano di Nethanyahu.
Lungi dal condannare i rigurgiti antisemiti – a cui del resto appartiene anche la stessa vulgata islamofoba – e le intimidazioni perpetrate da gruppi d’ispirazione neofascista, soprattutto in Francia e Germania, ai danni delle comunità ebraiche; l’estrema destra europea prova a riproporre lo spauracchio del fondamentalismo religioso, per soffiare sulle paure e aizzare il proprio elettorato.
Poco importa se da esponenti di questa «internazionale nera» come lo stesso portavoce dei falchi olandesi, Wilders, non siano mancati attacchi all’Italia qualche anno fa con la richiesta all’Europa di non concedere «neanche un euro» al Belpaese. Impossibile per Salvini, che in un primo momento ha cercato di sviare paragonando simili posizioni a quelle del presidente ungherese Viktor Orbán, amico di Giorgia Meloni, minimizzare invece la mozione proposta dal partito di estrema destra portoghese, Chega (Arriva), che nel suo ultimo congresso ha votato una mozione per la rimozione delle ovaie alle donne che abortiscono.
Difficile capire come simili derive oscurantiste possano conciliarsi con la «culla del Rinascimento», scelta da cornice per la kermesse e più volte tirata in ballo come componente valoriale fondante del percorso comunitario, in modo ambivalente: tanto dagli stessi euroscettici quanto da liberali come Macron – che nel 2019 lanciava un appello al rilancio dell’Unione – o Renzi, che addirittura aveva esteso l’epiteto all’opera del sultano Bin Salman durante un’intervista a pagamento nel 2021.
Il termine per l’estrema destra europea rimanda però anche a un passaggio del 2021 con l’incontro a Budapest fra lo stesso Salvini, il presidente polacco Mateusz Morawiecki e Orbán, animato dall’enfasi di un «Rinascimento conservatore» nel tentativo di riunire le due fazioni sovraniste di Identità e Democrazia da un lato e Conservatori e Riformisti Europei dall’altro.
Tralasciando lo stupore per l’uso disinvolto di termini antitetici, soprattutto se identificato in politiche tutt’altro che democratiche o riformiste; la questione dirimente riguarda proprio i rapporti fra i raggruppamenti nazionalisti anche rispetto al Partito popolare europeo.
Negli ultimi anni non sono mancati slanci alla ricerca di una riunificazione delle tre anime della destra europea, soprattutto da parte delle frange più estremiste e per questo emarginate dai centri decisionali europei, in evidente contrasto con la rimonta delle stesse a livello nazionale, in paesi come l’Italia, dove appunto siedono sugli scranni di governo.
Con l’approssimarsi della scadenza elettorale europea del giugno 2024 la partita infatti sembra rimettere la palla al centro con il progressivo accreditamento dell’ipotesi di un secondo mandato della larga coalizione della «maggioranza Ursula», sostenuta da socialdemocratici, liberali e popolari.
Alcuni recenti sondaggi sembrano aver confortato i sovranisti di Identità e Democrazia su un possibile sorpasso dei camerati Conservatori e Riformisti nelle intenzioni di voto, tanto più dopo le recenti batoste elettorali dei partiti polacchi e spagnoli alleati di Fratelli d’Italia. E mentre questi ultimi potrebbero rientrare nel perimetro politico dei popolari, sulla base di uno schieramento valoriale in favore di Nato, guerra in Ucraina e sostegno a Israele e allo stato di diritto; lo stesso Weber in recenti interviste dice di considerare «l’estrema destra» come avversaria del Ppe, escludendo categoricamente alleanze con Le Pen, considerata impresentabile al pari di AfD.
Su questo tasto dolente ha insistito lo stesso Salvini alla vigilia dell’evento fiorentino, ribadendo l’intento di essere «determinanti per mettere in minoranza la sinistra» superando «anche i veti che arrivano dal centrodestra, che inspiegabilmente preferisce i socialisti a noi». Sotto molti aspetti sembra di rivedere un approccio analogo ai posizionamenti sulla ratifica italiana del Mes, con la contrarietà della Lega, ostinata a mettere in difficoltà l’alleata Meloni sul piano internazionale.
Per questo l’appuntamento toscano, più che un tentativo di fare breccia in un territorio ostinatamente antifascista e antagonista alla deriva sovranista, sembra proprio una sfida diretta tanto al leader del Ppe, Weber, quanto sul piano interno alla presidente del consiglio, Meloni, nella speranza di impedire il coinvolgimento di altre componenti euroscettiche nella formazione della nuova Commissione.
Sulla scena locale non sono mancate le polemiche fra le opposizioni di destra e l’amministrazione comunale di Firenze a guida Partito democratico, con il sindaco Dario Nardella che ha chiamato alla mobilitazione contro il «cantiere nero» in arrivo in città, per una «bella iniziativa per l’Europa, la pace e la democrazia […] in un’unica ‘giornata europea’». Nei fatti la risposta della Rete democratica fiorentina a trazione Anpi, Arci, sindacati confederali e realtà locali si è limitata ad alcuni flash-mob mattutini in luoghi simbolici dei crimini fascisti e razzisti.
Così, mentre si sono moltiplicate le schermaglie degli esponenti Pd, con l’assessore Funaro che dichiara: «Qui non c’è spazio per l’odio e l’intolleranza», i collettivi e i movimenti della Firenze Antifascista nell’appello a una manifestazione di piazza per il pomeriggio di domenica, non hanno tralasciato di denunciare l’indignazione manierista di certe istituzioni come Comune di Firenze e Regione Toscana, che sono fra gli azionisti di maggioranza della società Firenze Fiere guidata dall’ex parlamentare dem, Lorenzo Becattini, che ospiterà presso la Fortezza da Basso il raduno sovranista, senza averlo di fatto impedito o intralciato.
L’appello antifascista richiama alla contestazione di un «governo di guerra e repressione, di cementificazione e grandi opere, di una finanziaria lacrime e sangue che toglie a scuola, sanità e trasporti per dare alle industrie di armi», senza trascurare i recenti dissidi fra il ministro dei trasporti e i lavoratori in sciopero, fino alla precettazione di un diritto costituzionale, passando per la criminalizzazione dei migranti e della solidarietà, attraverso centri di detenzione e respingimenti illegali.
*Tommaso Chiti, attivista e coordinatore regionale del progetto Antifascist Europe della fondazione Rosa Luxemburg, è laureato in Studi europei alla facoltà Cesare Alfieri dell’università di Firenze.
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