
Lo spettro degli antifa
Quando Trump minaccia di inserire i movimenti antifascisti nell'elenco delle organizzazioni terroriste mente: la Casa bianca non ha questo potere. Ma le sue parole sono pericolose perché sono un segnale per le forze dell'ordine
Per quasi vent’anni, il governo degli Stati uniti ha ingaggiato quella che chiama «guerra al terrorismo». Negli ultimi giorni, il paese è travolto da un’ondata di terrore. Ma a causarla non sono al-Qaeda, Isis o qualsiasi altro nemico straniero: il terrore proviene dalle forze dell’ordine nazionali.
Dopo che la polizia ha assassinato George Floyd in pieno giorno il 25 maggio – l’ultimo di una lunga lista di omicidi di polizia di persone di colore, da Philando Castile ed Eric Garner a Tamir Rice e Breona Taylor – la polizia e la Guardia nazionale si sono scatenate, utilizzando modi brutali che non fanno che confermare le ragioni dei manifestanti su quanto siano fuori controllo le forze di polizia. A Minneapolis, la Guardia nazionale ha sparato proiettili di gomma contro cittadini che stavano nella veranda di casa, mentre il Dipartimento di pubblica sicurezza ha intimato via tweet di prepararsi alla «guerra urbana». Sono spuntati filmati terrificanti degli ufficiali del dipartimento di polizia di New York che dirigono i loro veicoli in mezzo ai manifestanti. A Louisville, nel Kentucky, David McAtee, proprietario di un ristorante con barbecue – che spesso forniva pasti gratuiti alle forze dell’ordine – è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia e dalla Guardia nazionale, che ha lasciato il suo corpo per strada per dodici ore. Altrove in tutta la nazione, la polizia ha attaccato manifestanti, giornalisti e astanti con una serie di armi, tra cui manganelli, gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate esplosive.
Donald Trump e il suo procuratore generale William Barr hanno deciso di ignorare questa vera e propria ondata di violenza poliziesca, la radice della rabbia che spazza la nazione, insistendo ancora di più sulle teorie del complotto che giustificano le loro richieste di aumentare la repressione: la più assurda e anche la più pericolosa riguarda il loro attacco violento agli «antifa».
Il complotto degli antifa
Secondo la narrazione di Trump e Barr, gli eventi che si sono svolti nelle città di tutto il paese non sono ribellioni o rivolte radicate nella legittima rabbia popolare. Non rappresentano, come diceva Martin Luther King, «la lingua degli inascoltati». Sono violenze attentamente pianificate da una congregazione affiatata, parte di un sinistro piano generale.
Sabato scorso, rivolgendosi alla nazione, Barr ha annunciato che «agitatori e radicali esterni stanno sfruttando la situazione». Secondo Barr, «in molti posti sembra che la violenza sia pianificata, organizzata e guidata da gruppi estremisti anarchici e di sinistra, gruppi radicali della sinistra estrema che usano tattiche di tipo antifa». Barr ha quindi ricordato che per la legge federale attraversare i confini statali con l’intento di incitare alla rivolta rappresenta un reato e che il Dipartimento di giustizia è pronto a perseguire crimini del genere.
Trump, ha ribadito questi concetti su Twitter. Ha erroneamente affermato che «l’80% dei rioter di Minneapolis la scorsa notte provenivano da un altro stato», riferendosi a una dichiarazione sugli stati d’origine degli arrestati inizialmente fatta dal sindaco di St. Paul, quasi immediatamente smentita. Trump stava anche attingendo all’immagine degli «agitatori esterni» che è stata sempre impiegata per delegittimare il movimento per i diritti civili e ogni altro movimento di massa nella storia statunitense. Ha fatto riferimento a proteste gestite professionalmente e ha dato la colpa della violenza «agli anarchici della sinistra radicale», agli «antifa guidati da anarchici» e agli «antifa e alla sinistra radicale». Alla fine, il 31 maggio, Trump ha twittato minacciosamente:
Gli Stati uniti d’America classificheranno gli antifa come organizzazione terroristica.
Qui bisognerebbe precisare alcuni fatti. Donald Trump poteva twittare che stava per separare in due il Mar Rosso, che vuole abolire la forza di gravità o resuscitare i morti dalle tombe, e gran parte dei media statunitensi avrebbe dedicato del tempo a discutere sul significato per gli Stati uniti, come se questi annunci costituissero una possibilità seria. Ma non lo sono.
Lo stesso vale per queste parole. Mentre il Segretario di stato può classificare i gruppi come «organizzazioni terroristiche straniere», la parola chiave qui è «straniere». Quando l’amministrazione Obama ha dovuto fare i conti con la richiesta da parte dei reazionari di dichiarare Black Lives Matter un’organizzazione terroristica, ha risposto dicendo: «La Casa Bianca non ha alcun ruolo nella designazione delle organizzazioni terroristiche domestiche. La Casa Bianca non ha avuto alcun ruolo nella designazione delle organizzazioni terroristiche nazionali. Il governo degli Stati uniti non compila alcun elenco di organizzazioni terroristiche nazionali».
Quelli della destra che avevano l’acquolina in bocca al pensiero di arresti sommari di massa nei confronti di persone di sinistra rimarranno delusi, perché il governo non può vietare un’organizzazione politica interna. Anche nell’epoca della paura rossa durante la Guerra fredda, la Corte suprema ha chiarito che il governo non poteva criminalizzare l’adesione a un’organizzazione con scopi sia leciti che illegali, a meno che un individuo non si unisca a tale organizzazione con l’intento specifico di promuovere quelle rivendicazioni illegali. Quanto alle organizzazioni terroristiche straniere, la Corte suprema ha formulato una fattispecie estremamente ampia di sostegno materiale che essenzialmente consente al governo di criminalizzare i discorsi politici. Tuttavia, la Corte ha dichiarato che la legge statunitense non «proibisce la difesa indipendente [di] o l’adesione a tale organizzazione».
Inoltre, è importante stabilire cosa è e cosa non è l’antifa. Antifa è l’abbreviazione di antifascista. Non si riferisce a nessuna singola organizzazione, ma a un’ampia ideologia (di opposizione al fascismo). Naturalmente, non si può dichiarare una vasta ideologia o affinità politica un’«organizzazione terroristica»: «antifa» non può essere bandito più di quanto si possa fare con il «femminismo» o il «neoliberismo». Quando Donald Trump o i commentatori di destra parlano di antifa, non si riferiscono a una filosofia politica esistente. Stanno costruendo una teoria della cospirazione di estrema destra. Nella mente di alcuni, l’antifa non è solo un’organizzazione politica, è la mano nascosta dietro un’intera trafila di presunti atti negativi.
In questo senso, antifa occupa lo stesso spazio nell’immaginario della destra che occuparono i comunisti a metà del secolo scorso. Mentre alcuni di destra associano antifa agli anarchici, altri spesso li etichettano come comunisti o marxisti, evidenziando la continuità con la paura rossa del passato. La destra non distingue molto tra le diverse tendenze della sinistra, considerandole tutte come un nemico in uniforme. Oltre giocare sulla paura rossa, la fissazione della destra per gli antifa è l’estensione di un’altra teoria della cospirazione: il mito dei manifestanti pagati e dei rivoltosi professionisti. Queste affermazioni sono state spesso ripetute come una cantilena durante le proteste di Occupy Wall Street e Black Lives Matter, ma ora sono drammaticamente aumentate con il presidente, i principali funzionari eletti e le parti meno marginali dei media di destra, che fanno da cassa di risonanza a questo argomento che spesso si sovrappone alle teorie del complotto antisemite che riguardano il ruolo di George Soros.
Le proteste in tutta la nazione sono sfoghi di indignazione per i continui omicidi di neri disarmati da parte della polizia. Affrontando le proteste con la violenza, la polizia sta scegliendo di intensificarle. Tutto ciò non funziona per le narrazioni che Trump vorrebbe rifilarci, dunque sceglie di solleticare l’identità della destra agitando un oscuro cattivo di sinistra.
Un messaggio alle forze dell’ordine
Tuttavia, anche in assenza di poteri effettivi per dichiarare antifa un gruppo terroristico interno, le dichiarazioni di Trump sono agghiaccianti. Potrebbe non esserci un elenco formale di organizzazioni terroristiche interne, ma l’Fbi ha indagato più volte su attivisti e organizzazioni non violenti utilizzando i poteri antiterrorismo. E in questo momento, le linee guida dell’Fbi consentono di aprire le indagini utilizzando tecniche estremamente invasive senza alcun dato concreto che suggerisca che il soggetto è impegnato in attività criminali o che minacciano la sicurezza nazionale.
Sappiamo che l’Fbi sta già lavorando in questo senso. Nel novembre 2017, il direttore dell’Fbi Christopher Wray, ha dichiarato al Congresso che antifa non è un’organizzazione, ma che comunque erano in corso alcune «indagini su estremisti anarchici» sul terrorismo interno, attraverso il controllo di persone «animate dall’ideologia antifa» (nel settembre 2017, ho presentato una richiesta sulla base del Freedom information act all’Fbi in cerca di tutti i dossier relativi agli antifa. Devo ancora ricevere i file richiesti).
Inoltre, la polizia locale riceverà il messaggio che antifa è sinonimo di terrorismo interno, influenzando il modo in cui trattano con gli antirazzisti, le organizzazioni contro gli abusi delle forze dell’ordine o qualsiasi manifestazione di sinistra che ritengono correlata agli antifa. Al di là delle questioni di legalità, etichettare antifa come un’organizzazione terroristica nel discorso pubblico spiana la strada a molte altre proposte repressive. In risposta al tweet di Trump, abbiamo visto non solo i commentatori di destra, ma i membri del Congresso discutere di atti estremi come schierare i militari contro gli antifa o detenere membri degli antifa nel campo di prigionia militare statunitense nella baia di Guantánamo, a Cuba.
Trump ha invocato gli antifa in un discorso agghiacciante e fascistoide in cui si è impegnato a usare i militari contro le proteste, etichettando antifa come uno dei «principali istigatori di questa violenza». La polizia locale è nota anche per essere intrisa di teorie della cospirazione di destra. Il presidente del sindacato di polizia di Minneapolis Bob Kroll, che attualmente sostiene che gli assassini di Floyd siano stati licenziati senza un giusto processo, in passato ha fatto pressioni per la legislazione anti-protesta. Quando In These Times gliene ha chiesto conto ha detto: «George Soros… È un grande finanziatore di cose del genere».
Le paranoie anticomuniste non sono mai innocue. Durante il periodo successivo alla Prima guerra mondiale, il Bureau of Investigation creò una «Divisione radicale» (in seguito denominata Divisione di intelligence generale). Sotto la guida di J. Edgar Hoover, vennero compilati dossier sui radicali che vennero usati per arrestare diecimila persone durante i Palmer Raid. Come capo dell’Fbi, Hoover ha proseguito l’opera creando la Lista di sicurezza, un elenco di sovversivi da arrestare in massa senza processo in caso di emergenza. Al suo apice, questo elenco conteneva 26.174 nomi. Oltre agli elenchi dell’Fbi, durante la Guerra fredda, il procuratore generale creò un elenco di «organizzazioni sovversive». Molte delle azioni repressive che si stanno fantasticando in questo momento in relazione all’antifa erano realmente praticate nello stato di sicurezza della Guerra fredda.
Trump potrebbe non essere in grado di bandire ufficialmente gli antifa, ma con la sua retorica esplosiva, sta dando il via libera a un’ulteriore stretta repressiva. Le forze dell’ordine e i legislatori leggeranno questo come un incoraggiamento ai loro attacchi al dissenso. E il fatto che il presidente etichetti una particolare ideologia come «terrorismo» avrà effetti spaventosi, qualunque sia la complessità della giurisprudenza del Primo emendamento. Molte persone che ascoltano questi discorsi si chiederanno se impegnarsi nell’attivismo significherà essere sottoposti a rappresaglie statali.
Ironia della sorte, molte teorie della cospirazione che la destra diffonde a proposito degli antifa hanno accumulato armi mentre questi ultimi lanciavano l’allarme sui campi di sterminio della Fema [L’ente federale per la gestione delle emergenze, Ndt], sulla legge marziale e sulle erosioni delle libertà costituzionali. Ma come abbiamo visto durante le precedenti proteste di Black Lives Matter e stiamo rivedendo ora, molti di questi individui si schierano dalla parte della polizia militarizzata che sta schiacciando le proteste. Usando la logica contorta dei cospirazionisti, ora sono la polizia e i militari a prevenire la tirannia e le loro vittime sono in realtà gli istigatori della legge marziale.
È qui l’errore. Le forze dell’ordine hanno la colpa degli eventi che si stanno verificando in tutta la nazione. La continua violenza della polizia, in particolare la violenza razzista della polizia, ha prodotto la rabbia di massa. Quando le persone si uniscono alle manifestazioni contro questa violenza, la polizia prova a provocarle e ad aumentare le tensioni attaccando le proteste.
Trump e altri all’estrema destra, ovviamente, lo ignorano. Si aggrappano a una vecchia teoria della cospirazione di destra, che trova forze esterne e aliene come la vera causa di tutto il malcontento sociale. Trump sta tentando di usare lo spettro antifa per reprimere il dissenso. Sta bluffando, in larga misura, e non possiamo lasciarci intimorire. Ma il clima politico pericoloso che sta cercando di alimentare non può essere ignorato.
*Chip Gibbons è un giornalista, ha scritto su In These Times e TheNation. È anche il direttore di Defending Rights and Dissent, per cui ha scritto il rapporto Still Spying on Dissent: The Enduring Problem of Fbi First Amendment Abuse. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.
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