Storie operaie dalla Svezia
Quest'anno il Festival della letteratura working class (a Campi Bisenzio dal 5 al 7 aprile) ospiterà anche un focus sulla florida scena svedese. Due dei suoi autori anticipano alcuni dei contenuti
La Svezia è il paradiso della letteratura working class: l’idea di intrecciare letteratura e classe sociale è radicata nel canone della letteratura svedese tanto che la letteratura di classe operaia fa parte dei programmi scolastici del ministero e negli anni Settanta due autori working class hanno vinto il Nobel per la Letteratura. A questo scenario svedese sarà dato ampio spazio nel prossimo Festival di letteratura working class che sarà ospitato a Campi Bisenzio dal 5 al 7 aprile. Anticipiamo alcuni dei contenuti con i due articoli seguenti: il primo di Magnus Nilsson che riassume la storia della letteratura working class in Svezia mentre il secondo di Magnus Gustafson ricapitola la storia dell’Associazione degli scrittori e delle scrittrici working class della Svezia.
La storia della letteratura operaia in Svezia
La letteratura working class svedese è caratterizzata da tre elementi peculiari. Il primo è quello di avere alle proprie spalle una lunga e ampia tradizione, che include opere di tipo diverso scritte in periodi diversi. Il secondo elemento è il fatto che, al contrario di quello che avviene in altri paesi, la letteratura working class è riconosciuta come un filone centrale della letteratura nazionale svedese. La terza caratteristica è che, perlomeno in alcuni periodi, questa si è divisa in due correnti: una che scorre nella sfera della letteratura, l’altra che ha a che fare con il movimento operaio e sindacale.
Il punto di partenza per la tradizione della letteratura working class in Svezia può essere individuato all’interno del movimento operaio degli ultimi decenni del XIX secolo. Si trattava di una letteratura politica – composta soprattutto da poesie e canzoni – che si proponeva di promuovere la coscienza di classe e di diffondere gli ideali socialisti tra i lavoratori e le lavoratrici. Un noto esponente di questa fase della storia della letteratura working class svedese è K. J. Gabrielsson (1861–1901), che usava lo pseudonimo letterario di Karolus e venne definito il primo e più «autentico poeta proletario» del paese da Hjalmar Branting, il leader del partito socialdemocratico svedese.
All’inizio del XX secolo alcuni scrittori working class – tra cui Maria Sandel (1870–1927), Karl Östman (1876–1953) e Martin Koch (1882–1940) – cominciarono a conquistarsi dei lettori al di fuori del movimento operaio, soprattutto grazie a opere di narrativa in prosa sulla vita della classe operaia. Trovarono dei lettori sia nella borghesia – incuriosita dalla classe operaia e dal movimento operaio – che tra i lavoratori (tra quelli che avevano tempo per leggere e potevano permettersi di comprare libri).
Ma il momento fondamentale in cui la letteratura working class svedese irrompe sulla scena sono gli anni Trenta, con l’emergere di una nuova generazione di scrittori che diventano famosi con una serie di romanzi che raccontano storie di infanzia ambientate nel proletariato rurale. Alcuni di questi autori e autrici furono considerati per decenni come figure rilevanti della letteratura svedese. Tra di loro i più importanti furono Ivar Lo-Johansson (1901–1990), Jan Fridegård (1897–1968), Moa Martinson (1890–1964), Harry Martinson (1904–1978) e Eyvind Johnson (1900–1976).
Dopo la Seconda guerra mondiale la generazione del boom working class degli anni Trenta raggiunse un pubblico di massa, grazie soprattutto a edizioni economiche dei loro libri che furono vendute dai rappresentanti sindacali sui posti di lavoro (più di un milione di copie delle opere di Moa Martinson furono vendute in questo modo, in un paese che aveva solo sette milioni di abitanti). Intanto era emersa un’altra generazione di scrittori e scrittrici working class. I più importanti tra loro erano il poeta Stig Sjödin (1917–1993) e i romanzieri Folke Fridell (1904–1985) e Kurt Salomonsson (nato nel 1929), che scrissero sulla classe operaia industriale contemporanea, spesso criticando il sistema del welfare-state socialdemocratico da una prospettiva marxista.
Negli anni Settanta l’ascesa della Nuova sinistra portò a un aumentato interesse sia verso la vecchia che la nuova letteratura working class. Quest’ultima era molto diversa dalla prima e tra altre cose includeva anche la fiction realistica, il reportage e la sperimentazione modernista. Importanti scrittori e scrittrici di questo periodo sono Erik Johansson (1914–2013), Aino Trosell (nata nel 1949), Torgny Karnstedt (nato nel 1952) e Maja Ekelöf (1918–1989). Maja Ekelöf era una donna di mezz’età divorziata, madre di cinque figli, che lavorava come donna delle pulizie e divenne improvvisamente famosa dopo aver vinto un premio letterario con il suo romanzo autobiografico scritto in forma diaristica. In quegli stessi anni svariati intellettuali di sinistra cominciarono a scrivere sul tema della classe operaia. L’esempio fu famoso è quello di Göran Palm (1931–2016), un poeta e critico che cominciò a lavorare in fabbrica e pubblicò due libri su queste sue esperienze. In questo stesso periodo la letteratura working class svedese venne anche consacrata come parte importante dell’eredità letteraria nazionale con il Premio Nobel per la Letteratura assegnato a Harry Martinson e Eyvind Johnson in quanto rappresentanti «dei tanti scrittori proletari e dei poeti operai che, in ampia schiera, sono entrati nella letteratura […] per arricchirla», come ha dichiarato nel suo discorso per la cerimonia di assegnazione del Nobel Karl Ragnar Gierow, membro dell’Accademia di Svezia.
Negli anni Ottanta, tuttavia, molti critici e lettori persero interesse nella letteratura working class. In quegli anni emergevano pochi nuovi scrittori e scrittrici, così sembrò a molti che quella tradizione avesse raggiunto il capolinea. Ma all’inizio del nuovo millennio le cose cambiarono e cominciò una nuova onda di letteratura working class svedese. Un’opera importante di quegli anni è il romanzo autobiografico di Susanna Alakoski (nata nel 1962) Svinalängorna [La casa dei porci] (2006) in cui racconta gli anni della sua infanzia in una famiglia operaia finlandese nel sud della Svezia degli anni Sessanta e Settanta; un’altra opera di rilievo è Efter arbetsschema [Secondo il programma di lavoro] (2009) del poeta Johan Jönson che – tra altre cose – contiene un rapporto dialogico con alcune delle poesie di fabbrica di Sjödin degli anni Quaranta dello scorso secolo.
Da allora è comparso sulla scena un vasto numero di scrittori e scrittrici di classe lavoratrice che hanno prodotto un insieme di opere ricco e diversificato. Il romanzo realista continua a essere una forma importante ma la letteratura working class contemporanea frequenta molti altri generi, tra cui i graphic novel, la poesia e anche i romanzi horror.
Tra i più importanti scrittori working class svedesi contemporanei ci sono (oltre ai sopramenzionati Alakoski e Jönson) anche Daria Bogdanska (nata nel 1988 in Polonia ma ormai residente in Svezia), autrice del graphic novel autobiografico Wage Slaves (tradotto anche in inglese e in italiano col titolo di Nero vita), in cui l’autrice descrive la propria esperienza di sfruttamento nei ristoranti, assieme al tentativo di diventare un’attivista sindacale; la poetessa Jenny Wrangborg (nata nel 1984), le cui poesie sono molto popolari nel movimento operaio; Henrik Johansson (nato nel 1973), la cui opera comprende sia la poesia politica che un romanzo in cui degli operai creano un golem che uccide il loro padrone; David Ericsson (nato nel 1958), che spesso scrive sul suo lavoro di camionista; il poeta e sindacalista Emil Boss (nato nel 1979), che nella sua ultima opera racconta delle storie di lavoratori migranti; Pelle Sunvisson (nato nel 1980), che ha lavorato undercover, sotto una falsa identità, come lavoratore migrante, e ha scritto due romanzi su queste esperienze; Anders Teglund (nato nel 1983) che nel romanzo diaristico Cykelbudet [Il corriere in bicicletta] (2021) fornisce una descrizione dettagliata del cosiddetto precariato durante la crisi pandemica del covid.
In parallelo agli sviluppi descritti, esiste anche una tradizione di letteratura working class interna al movimento operaio. Fino agli anni Ottanta, ad esempio, molta letteratura di classe lavoratrice (soprattutto racconti brevi e poesie) erano pubblicati da riviste sindacali che raggiungevano in maniera capillare la quasi totalità della classe operaia svedese. Alcuni degli autori sopra menzionati erano attivi nel movimento operaio. Sjödin, ad esempio, pubblicò moltissimi testi nei periodici del movimento operaio. Ma ci sono stati anche autori che hanno pubblicato solo nei periodici sindacali del movimento operaio e molti di loro oggi sono perlopiù sconosciuti. La storia di questo filone di letteratura working class svedese deve ancora essere scritta.
Quando gli scrittori working class si autorganizzano
Negli ultimi due decenni, la letteratura working class in Svezia ha conosciuto un nuovo rinascimento e un nuovo impulso con l’arrivo di un vasto numero di giovani scrittori e scrittrici. Le questioni di classe a lungo sono state trascurate ma oggi risultano utili e importanti per l’analisi politica di una società sempre più diseguale. Il lavoro è cambiato e la working class oggi è composta da molti nuovi gruppi, in particolare da donne e immigrati impiegati nei settori dei servizi e dell’assistenza, con bassi salari e spesso dure condizioni di lavoro.
L’Associazione degli scrittori working class ha giocato un ruolo importante in questa nuova onda letteraria. Si tratta di un’associazione estesa sul territorio nazionale con circa 400 membri. Il suo scopo è sostenere e incoraggiare la scrittura di persone di classe lavoratrice. L’associazione si impegna anche a proteggere e ad alimentare la tradizione della letteratura working class.
L’associazione pubblica ogni due anni un’antologia con contributi dei propri membri, organizza incontri e dibattiti con reading e laboratori di scrittura e partecipata alle fiere e ai festival letterari. Ogni anno l’associazione attribuisce una borsa di cinquemila corone svedesi (circa 500 euro) al manoscritto inedito di un autore o autrice che non abbiano mai debuttato. Quasi tutti i membri dell’associazione sono scrittori, alcuni hanno una carriera consolidata, altri no.
A partire dal 2015 l’associazione pubblica la rivista Klass, che esce con quattro numeri all’anno. La rivista ha riscosso un grande successo e ha occupato uno spazio vuoto, dato che è la sola rivista in Svezia a concentrarsi sul rapporto tra classe e letteratura. Klass ha recensito le opere di letteratura working class più recenti e ha pubblicato delle interviste ad autori e autrici di classe lavoratrice. Oltre alle nuove opere, sono stati recensiti anche saggi su autori del passato come Gustav Hedenvind-Eriksson (1880–1967) o autrici come Maria Sandel (1870–1927).
A partire dal 2017 alla rivista Klass viene riconosciuto un sostegno economico annuale dallo Stato. Questo sostegno è un prerequisito fondamentale per poter pubblicare la rivista, che viene data alle stampe con una tiratura di circa 700 copie. I redattori e il tesoriere dell’associazione, che sono responsabili delle finanze della rivista, ricevono un compenso simbolico per il loro lavoro. La distribuzione della rivista, che si basa soprattutto su invii postali diretti dalla tipografia, è gestita da Arbetarnas Bildningsförbund (Abf), una Ong attiva nel campo dell’educazione, che contribuisce finanziariamente alla parte distributiva.
L’associazione degli scrittori working class, può essere considerata una forma relativamente autonoma di intervento letterario nella sfera pubblica della letteratura working class, col suo sistema di produzione (i laboratori di scrittura) e di distribuzione (la rivista e le antologie) e con una parte dedicata alla critica (gli studi accademici e critici, le recensioni di Klass). Alcuni dei membri della rivista fanno anche parte del sistema dell’industria culturale.
Le origini dell’Associazione risalgono alla Associazione degli scrittori working class del Nord, un’associazione che venne costiuita nel 1986. Bernt-Olov Andersson, membro della Norrländska författarsällskapet [the North Society of writers], un’associazione di scrittori del Nord della Svezia, si rese conto che all’interno di questa organizzazione gli scrittori con un background di classe operaia tendevano a cercarsi e a fare gruppo tra di loro. Questo dette origine all’idea di creare una società separata che si concentrasse sulla letteratura working class. Alla fine degli anni Ottanta l’associazione cominciò a crescere e questo portò alla decisione di cambiare il nome, da Associazione degli scrittori working class del Nord al nome attuale, aperto a scrittrici e scrittori svedesi, di ogni lato del paese.
Negli ultimi anni l’Associazione degli scrittori working class ha sviluppato il suo lavoro regionale impegnandosi in attività in svariate parti della Svezia. Sempre più membri si impegnano in iniziative locali col sostegno dell’Associazione, organizzando reading, presentazioni e laboratori di scrittura.
L’associazione partecipa anche a scambi internazionali con realtà simili in altri paesi. Nel 2018 tre rappresentanti dell’Associazione degli scrittori e delle scrittrici working class hanno partecipato al Jozi Book Fair di Johannesburg, in Sudafrica. Nell’aprile di questo anno due membri, parteciperanno al Festival di letteratura working class di Campi Bisenzio.
Il prossimo autunno verrà pubblicata la quattordicesima antologia dell’Associazione. Il lavoro sul libro è in corso d’opera e abbiamo ricevuto più di cento contributi. Purtroppo molte poesie e racconti, anche di qualità, non potranno essere incluse per questioni di spazio. I curatori dell’antologia ringraziano tutti quelli che hanno contribuito e invitano i membri dell’Associazione a continuare a scrivere. Keep writing, writing, writing!
*La traduzione è di Alberto Prunetti.
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