Il cinismo elettorale di Sahra Wagenknecht
Il nuovo partito nato da una scissione di Die Linke propone di tagliare i sussidi ai richiedenti asilo, assecondando gli umori della peggiore destra e accettandone la logica anti-welfare di fondo
Senza dubbio, il nuovo partito di Sahra Wagenknecht colma una lacuna nello spettro politico dei partiti tedeschi. Il suo credo: i ricchi dovrebbero pagare più tasse e i lavoratori dovrebbero guadagnare di più, ma socialmente tutto dovrebbe rimanere più o meno lo stesso, o tornare come prima. Il suo partito Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw, letteralmente Alleanza Sahra Wagenknecht) è un mix tra sinistra tradizionale e ala operaia della democrazia cristiana. Ha una ragion d’essere? Sì. Si potrebbe persino sostenere che il Bsw rafforza la democrazia, se i non votanti o gli elettori frustrati se ne sentono rappresentati.
Tuttavia, l’attuale panorama politico comporta che Wagenknecht deve cercare di conquistare non solo gli ex socialdemocratici frustrati, ma anche i potenziali elettori dell’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD). In fondo, vuole che il suo Bsw prenda il posto dell’AfD come partito di protesta, e da lì continui ad affermarsi come partito mainstream di centro.
La sua strategia: il populismo. A volte populismo di sinistra, a volte populismo di destra. A volte inveisce contro i ricchi, a volte si unisce agli attacchi contro i disoccupati e i rifugiati. Vuole mangiare anche lei la sua fetta di torta. Lo si vede anche nella scelta dei candidati: a volte persone come Fabio De Masi – ex deputato europeo per il partito di sinistra Die Linke e critico della finanza europea – a volte persone come Thomas Geisel, responsabile della privatizzazione dei media nell’ex Germania dell’Est.
Potremmo dire che Wagenknecht cammina su un crinale sottile. Eppure va pericolosamente fuori rotta, legittimando i temi della destra, copiandoli e gonfiandoli.
Niente più soldi per i richiedenti asilo respinti
Wagenknecht ha recentemente fornito un altro perfetto esempio parlando di accoglienza ai migranti. Tutti in Germania sanno che ha una posizione conservatrice su questo tema. Era noto già prima che lasciasse Die Linke e fondasse la Bsw. Quindi, si poteva pensare che non avrebbe ancora bisogno di farsi un nome su questo fronte. Eppure lo ha fatto, con una acutezza senza precedenti, radicalizzando la sua immagine.
Wagenknecht ha chiesto che alle persone la cui domanda di asilo è stata respinta vengano tagliati i sussidi. «Il fatto che lo Stato continui a pagare le stesse prestazioni dopo un rifiuto è inspiegabile per il contribuente – ha detto all’agenzia di stampa Dpa – Dopo un periodo transitorio, le prestazioni in denaro dovrebbero essere sospese se non esiste uno status protetto».
Ciò riguarderebbe non solo coloro che effettivamente devono lasciare il paese entro trenta giorni e possono essere espulsi con legittimità legale, ma anche tutte le persone «tollerate» a rimanere in Germania: coloro che non hanno i requisiti per ottenere lo status protetto, ma hanno una forma di permesso di soggiorno temporaneo. Per fare i numeri: sono circa quindicimila i richiedenti asilo respinti senza status che devono lasciare il Paese o possono essere deportati legalmente, ma sono più di centomila quelli con status «tollerato».
Eppure Wagenknecht non riconosce tale distinzione. Li raggruppa tutti insieme, mettendo implicitamente in discussione la giustificazione dello status transitorio. Invece una serie di ragioni legittimano questa «tolleranza». Ai richiedenti asilo viene concesso questo status se non hanno i requisiti per chiedere asilo, ma è comunque troppo pericoloso per loro tornare nel loro paese d’origine, ad esempio a causa della guerra civile che infuria in Siria o perché i talebani governano col terrore in Afghanistan.
Ci sono anche persone che hanno iniziato un apprendistato, che sono gravemente malate, che hanno un figlio con permesso di soggiorno o che sono strettamente imparentate con una persona con status tollerato. Infine, ci sono alcuni che non hanno i documenti necessari per essere ripresi nel paese di origine.
Wagenknecht vuole tagliare tutti i sussidi a questa gente, e dunque esercitare pressioni economiche su di loro affinché lascino il paese, anche se hanno un permesso di soggiorno. In parole povere: Wagenknecht vuole ricattare queste persone tagliando il loro reddito. Che dovranno abbandonare gli studi, lasciare i parenti o addirittura tornare nella terra dei talebani, è irrilevante, a patto che lascino la Germania. Ciò può sembrare duro, persino anti-umano e spietato, ma è la logica conseguenza di queste richieste.
Tuttavia, chiunque creda sinceramente che i richiedenti asilo si permetterebbero di essere costretti a tornare nel loro paese d’origine, dove le condizioni sono intollerabili, è ingenuo. In realtà, è molto più probabile che, se vengono derubati del loro ultimo euro di aiuti, finiranno semplicemente nel mercato nero e nel mondo criminale. Questo è irresponsabile.
Wagenknecht si fa beffe della Costituzione
Ma grazie alla nostra buona stella per la Costituzione tedesca! Perché ciò che Wagenknecht chiede è, di fatto, incostituzionale. La Corte costituzionale federale ha già stabilito con diverse sentenze il diritto fondamentale ad un livello minimo di sussistenza dignitoso ai sensi dell’articolo 20 della Legge fondamentale della Repubblica federale di Germania. Ciò include rifugiati e richiedenti asilo: «I cittadini tedeschi e stranieri che risiedono nella Repubblica federale tedesca hanno ugualmente accesso a questo diritto fondamentale», si legge in una sentenza del 2012.
Dieci anni dopo, nel 2022, la Corte è andata ancora oltre e ha chiarito che la somma di denaro a cui hanno diritto i richiedenti asilo non dovrebbe dipendere da «considerazioni di politica migratoria». La Corte ha affermato che «considerazioni di politica migratoria volte a mantenere bassi i benefici pagati ai richiedenti asilo e ai rifugiati per evitare incentivi alla migrazione, se i benefici fossero elevati rispetto agli standard internazionali, potrebbero generalmente non giustificare alcuna riduzione dei benefici al di sotto dei limiti esistenziali fisici e socio-culturali». La dignità umana garantita dall’articolo 1 della Legge fondamentale non può essere minimizzata o relativizzata per adattarsi all’agenda di una politica migratoria punitiva. Neppure quella di Sahra Wagenknecht.
Nel frattempo l’AfD e l’ala destra dei cristiano-democratici sono entusiasti delle dichiarazioni di Wagenknecht. Il ministro degli Interni bavarese, Joachim Herrmann si è immediatamente espresso pubblicamente a sostegno dell’iniziativa. La richiesta porta acqua al mulino della destra in diversi modi.
In primo luogo perché i richiedenti asilo respinti vengono descritti come un problema significativo e come parassiti sociali. Ma la verità è che anche se domani venissero deportate tutte le persone che potrebbero essere deportate legalmente – cioè circa quindicimila – gli enti locali sarebbero comunque sovraccarichi. Cosa li aiuterebbe davvero a liberarsi dai pesi? Un modo potrebbe essere quello di chiedere più soldi agli enti locali. Eppure Wagenknecht non lo ha fatto. Né ha chiesto un massiccio aumento dei finanziamenti per l’edilizia sociale, o una campagna di reclutamento per insegnanti ed educatori nelle scuole sovraccariche, o per più dipendenti nelle autorità di immigrazione impantanate.
Invece, Wagenknecht offre una falsa soluzione che stigmatizza i richiedenti asilo al fine di guadagnare punti nell’area di AfD. In altre parole, si sta impegnando per aumentare il profilo del suo partito senza offrire alcuna soluzione reale ai problemi che sta evidenziando. Se dovessero essere messe in pratica, le sue proposte creerebbero sicuramente nuovi problemi per i richiedenti asilo: più degrado, stigmatizzazione, difficoltà finanziarie, fame e paura esistenziale come mai prima d’ora. E tutto questo per membri della società che spesso sono già condannati a lottare per accedere al livello più infimo dell’economia moderna: i lavori peggiori, gli alloggi peggiori e così via.
In secondo luogo, Wagenknecht sta solo alimentando il fuoco della destra perché ha adottato in massa le loro metafore economiche di «buon senso».
Secondo Wagenknecht, il denaro per i richiedenti asilo respinti «non è più giustificabile per i contribuenti». Dipinge un quadro della società in cui il laborioso tedesco Hermann non vuole più utilizzare le tasse guadagnate con fatica per finanziare i richiedenti asilo illegali. E poiché lo Stato dispone solo del denaro che riceve dai contribuenti, il denaro scarseggia. Tutto il denaro che ricevono i richiedenti asilo è denaro che manca dalle tasche dei pensionati tedeschi e dalle strade tedesche.
Lei stessa non lo spiega così chiaramente, ma è chiaramente così che viene recepito. I più deboli si contrappongono ai più poveri e la popolazione più ampia viene portata in delirio nella speranza che la prossima volta voterà per Bsw.
Nessun aiuto per i pensionati
Non c’è nulla di nuovo in questo modo di raccontare le cose, e gli esponenti della destra l’hanno sempre amato. Chiunque visiti il museo Topografia del Terrore di Berlino – una grande mostra sull’era nazista – troverà numerosi esempi simili. Ne citeremo solo uno, un manifesto pubblicitario del 1938 per la rivista mensile Neues Volk dell’Ufficio per la politica razziale del partito nazista. L’immagine mostra un medico in piedi dietro un uomo evidentemente malato, con lo slogan: «Questo paziente ereditario costerà 60 mila marchi per tutta la vita alla comunità nazionale. Camerata tedesco [Volksgenosse], anche questi sono soldi tuoi!». Questo esempio mostra quanto possa essere distruttiva la logica di questo tipo di inquadramento.
Vale anche la pena sottolineare che, a livello economico fondamentale, non ha senso. Il denaro non è scarso. La moneta nazionale non viene creata perché Hermann il tedesco paga le tasse, ma perché lo stato (in questo caso, la Banca centrale europea) la crea. La manodopera può essere scarsa, le risorse possono essere scarse, ma il denaro no. Inoltre, i pensionati tedeschi non hanno pensioni insufficienti perché ai richiedenti asilo respinti viene garantito un livello minimo di sussistenza, ma perché i recenti governi hanno attuato politiche dannose per i pensionati. È qui che Wagenknecht dovrebbe concentrare la sua ira populista, invece di fare dei richiedenti asilo dei capri espiatori.
L’idea che i soldi delle tasse siano scarsi non è un’invenzione di Wagenknecht. Certo, praticamente tutti i politici dell’establishment – anche alcuni di Die Linke, dei Verdi e dei socialdemocratici – lo danno per scontato. Si è affermata, anche se è economicamente infondata e socialmente distruttivo. L’esempio del museo chiaramente non intende implicare che Wagenknecht sia vicina ai nazisti. Tuttavia, è responsabile delle conseguenze delle sue parole.
In generale, Wagenknecht non usa la retorica populista di destra perché lei stessa è di destra (come spesso viene accusata), ma perché la sua strategia elettorale lo richiede. È disposta a gettare i richiedenti asilo sotto l’autobus come una sorta di danno collaterale calcolato. Questo brutto calcolo ci lascia con due domande. Una domanda è strategica: tutto ciò porterà lei e la Bsw ad affermarsi? Solo le prossime elezioni ce lo diranno. E una è domanda etica: il fine giustifica mezzi del genere? Non ci pare proprio.
*Maurice Höfgen è assistente ricercatore in politica finanziaria presso il Bundestag tedesco e autore del libro Mythos Geldknappheit. Gestisce il canale YouTube Geld für die Welt. Julia Damphouse è coordinatrice dei gruppi di lettura di Jacobin e studentessa di storia presso l’Università Humboldt di Berlino. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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