La crisi Coronavirus irrompe nel duello Biden-Sanders
L'epidemia piomba nel dibattito Usa. Ed evidenzia come le proposte di Bernie siano più efficaci nell'arginare il contagio e i suoi effetti sui più deboli rispetto a quelle del candidato dell'establishment
Mentre gli statunitensi finalmente iniziano a rendersi conto delle gravi implicazioni dell’epidemia di Coronavirus, Joe Biden e Bernie Sanders hanno dato prospettiva nazionale alla questione. Entrambi attaccano Trump: Biden si limita a ribadire i problemi posti dalla pandemia, Sanders esorta a formulare misure specifiche e un appello alla solidarietà di fronte al pericolo.
La grande differenza tra le risposte dei due candidati presidenziali democratici ci interroga: Biden rappresenta davvero la scelta sicura e Sanders un rischio, come suggerisce la vulgata prevalente, o è il contrario?
Il discorso di Biden di giovedì pomeriggio è stato presentato come la sua grande possibilità di vantare una leadership stabile di fronte alla gestione incompetente della salute dell’amministrazione Trump e all’incombente crisi economica. Però gli spettatori che si sono sintonizzati all’ora programmata sono stati intrattenuti per una mezz’ora da tecnici con gli occhi sbarrati che cercavano di risolvere i problemi in modo che Biden potesse salire sul pulpito.
Trenta minuti più tardi, un sobrio e sommesso Biden ha pronunciato un discorso che il team della sua campagna sperava potesse fornire al proprio candidato l’aura presidenziale che lo ponesse in diretto in contrasto con Trump. Sottolineando la necessità di «una risposta nazionale», Biden ha sciorinato temi familiari a chiunque abbia seguito la sua campagna, criticando la xenofobia di Trump, i tagli alle agenzie federali, l’indebolimento della fiducia nel governo e denunciando la crisi di «credibilità» degli Stati uniti sulla scena mondiale.
Tuttavia, quando si trattava di delineare le misure specifiche per affrontare la crisi in corso, Biden è rimasto stranamente vago. Il suo discorso era disseminato di affermazioni come «Dobbiamo metterci subito al lavoro per venire fuori da questo vicolo cieco» e «Dobbiamo resistere alla tempesta e riportare le persone e questa economia al massimo delle forze il più presto possibile». Non meno di dodici volte, Biden ha detto agli spettatori «Abbiamo bisogno» di «aumentare la nostra capacità», di «porre l’attenzione su coloro che stanno lottando per cavarsela», «dare loro sollievo», «fornire loro cibo», dargli una «una guida intelligente, audace e compassionevole».
Nella maggior parte dei casi Biden ha evitato di svelare i dettagli, ha iniziato il suo discorso invitando gli statunitensi a visitare il sito web della sua campagna se volevano vedere i particolari del suo programma. Ha fatto eccezione la sua richiesta di riconoscere il congedo per malattia retribuito in caso di emergenza, misura volta a rendere più facile per le persone astenersi dal lavoro nelle prossime settimane e mesi e prevenire l’infezione o un’ulteriore diffusione del virus senza perdere la propria stabilità economica. Su questo, Biden è stato più specifico, ma stava anche seguendo l’esempio dei Democratici del Congresso che hanno già presentato una legge di congedo per malattia pagata in caso di emergenza. Oltre ai congedi per malattia retribuiti, le uniche proposte specifiche di Biden per affrontare la crisi ruotavano principalmente attorno al comportamento personale. Ha esortato il pubblico a lavarsi le mani, a stare a casa e a evitare abbracci e strette di mano. Ha chiesto test Covid-19 gratuiti; affinché il governo misuri e riferisca ogni giorno quanti ne sono stati disposti, completati e risultati positivi.
Ha anche chiesto alla Fema (l’Ente federale per la gestione delle emergenze) e al Pentagono di pianificare e prepararsi alla mobilitazione e al governo di garantire a tutti gli statunitensi informazioni sufficienti per «prendere una decisione informata» su quando sottoporsi al test, all’auto-quarantena o alla ricerca di assistenza medica. Tutte cose sensate, ma non particolarmente incisive.
Alla fine, il discorso di Biden ha raggiunto l’impresa di essere al tempo stesso tecnocratico e superficiale sulle questioni tecniche. Mentre dava un’immagine dei settori in cui sarebbe necessario fare qualcosa, era avaro di dettagli. Soprattutto, a parte il congedo per malattia retribuito, non ha proposto misure concrete per proteggere la working class dalle ricadute economiche che la pandemia potrebbe causare.
Il momento della solidarietà
A cento miglia di distanza, quando Biden aveva appena aveva finito di parlare, Sanders pronunciava un discorso parallelo ma molto diverso. Ha aperto con uno stile insolitamente emotivo, sia sobrio che rassicurante. «Prima di tutto, dobbiamo ricordare che siamo coinvolti tutti insieme in questa vicenda», ha detto. Sarebbe «un tragico e pericoloso errore», «credere che ognuno debba badare solo a sé stesso». Ha sollecitato il riconoscimento della reciproca dipendenza, vulnerabilità e responsabilità.
«Questo è il momento della solidarietà», ha detto. Il suo discorso ha evocato la solidarietà non come un ideale ma come pratica, non come espressione dell’altruismo personale ma come atto di autoconservazione collettiva. Consideriamo il reciproco benessere non solo perché è la cosa giusta da fare, ma perché più persone agiscono in quello spirito, più è probabile che ognuno di noi veda soddisfatti i propri interessi. È una lezione appresa attraverso molti decenni di lotta di classe, in particolare le esperienze del movimento operaio.
Sanders è quindi passato a progetti concreti per affrontare la crisi. Su alcuni di questi, il suo approccio si sovrapponeva a quello di Biden. Entrambi hanno polemizzato per la mancanza di trasparenza e incompetenza generale dell’amministrazione, hanno sollecitato ulteriori tamponi e hanno chiesto di coinvolgere nella gestione dell’emergenza i professionisti della sanità pubblica. Quando si è trattato di specifiche politiche, Sanders, come Biden, ha richiesto che un eventuale vaccino sia reso disponibile gratuitamente, ha chiesto finanziamenti di emergenza per ferie retribuite dal lavoro e per valutare lo stato dei test e delle sperimentazioni del governo.
Ma a differenza di Biden, che ha semplicemente invitato gli spettatori a leggere un piano lungo quasi 7.000 parole, Sanders ha delineato numerose proposte specifiche per affrontare la crisi ora e dopo. Ha chiesto un’espansione immediata dei centri sanitari di comunità e, piuttosto che chiedere semplicemente ai cittadini di «rafforzare la capacità» di affrontare il virus come fatto da Biden, ha chiesto al governo di mobilitare i medici in servizio, i professionisti in pensione e tutto il personale della sanità per far fronte a questa crisi. Oltre a sollecitare le autorità a «garantire» in modo nebuloso che gli statunitensi vengano informati, Sanders ha chiesto la creazione di linee verdi nazionali e statali ben equipaggiate. Ha richiesto assistenza di emergenza in caso di disoccupazione a chiunque perda il lavoro, la garanzia del 100% del salario precedente con un limite di 1.150 dollari a settimana o 60 mila all’anno. Ha precisato che dovrebbero averne diritto i lavoratori della gig-economy, i para-subordinati, i lavoratori domestici e – a causa dell’impatto della crisi sul settore della ristorazione – tutti i camerieri. Ha chiesto che i pranzi scolastici e servizi mensa siano ampliati, assicurando che le persone bloccate a casa possano essere ben nutrite. Sanders ha affermato che devono essere costruiti rifugi per homeless di emergenza per garantire che senzatetto, vittime di violenza domestica e studenti universitari messi in quarantena fuori dal campus possano ricevere riparo e alimentazione. Ha anche chiesto prestiti di emergenza alle piccole e medie imprese, in parte per finanziare la costruzione di impianti di produzione e la fabbricazione di forniture come le macchine per la ventilazione assistita, delle quali ha denunciato la penuria negli ospedali.
Forse la richiesta più significativa di Sanders è quella per una «moratoria immediata» di sfratti, pignoramenti e chiusure di utenze, una misura intesa sia ad alleviare che i cittadini paghino quella che sembra essere una prolungata crisi sanitaria ed economica, sia a impedire agli statunitensi di diffondere il virus avventurandosi al lavoro a causa della disperazione finanziaria (al contrario, il sito web di Biden menziona semplicemente «agevolazioni per mutui e affitti», che implica la disponibilità di fondi federali ricavati da un fondo generale per sindaci e governatori al fine di fornire assistenza in modo non specificato). Tali misure sono giustificate, Sanders ha chiarito, perché l’epidemia è paragonabile come scala alla Seconda guerra mondiale e perché potrebbe finire per fare più vittime di quella conflagrazione globale.
Oltre a ciò, Sanders ha lavorato diligentemente sui suoi soliti temi, con rinnovata risonanza nel mezzo della crisi. Ha sottolineato l’importanza di Medicare for All non solo come questione di giustizia economica, ma di praticità, osservando che molti statunitensi evitano di farsi visitare per mancanza di denaro, aggravando la situazione. E ha chiesto che le società farmaceutiche vengano informate «senza mezzi termini» che non ci dovrà essere alcuna speculazione sui prezzi dei medicinali.
Contrariamente alla narrazione dominante che circonda entrambi i candidati, per gli spettatori che hanno guardato i due comizi era Biden a sembrare impreparato e privo di dettagli, e Sanders il realista e competente, in grado di rassicurare il pubblico e di dire cosa avrebbe fatto precisamente una volta eletto.
Per molti aspetti, Bernie Sanders pare l’uomo perfetto per un momento come questo. Comprende i problemi che lavoratori e lavoratrici devono affrontare nella vita di tutti i giorni: assicurazione e sotto-assicurazione mediche, orari di lavoro non flessibili o inaffidabili, mancanza di assistenza all’infanzia, insicurezza alimentare, minacce di sfratto, assenza di fondi di emergenza. Parla di queste realtà, perché sono parte integrante del modo in cui immagina la trama della vita e di ciò che ritiene debba essere risolto. Non è difficile per lui ricordare e spiegare queste situazioni in un momento di crisi.
E non è un esordiente nel discutere di importanti interventi pubblici per fermare e prevenire la devastazione diffusa, indipendentemente dalle implicazioni per i profitti aziendali. In effetti, le richieste centrali che lo hanno spinto dai margini del mainstream – Medicare for All, college senza rette e cancellazione del debito degli studenti, un Green New Deal, ingenti investimenti in case popolari e una garanzia per le case – sono esattamente di questo genere. Le misure che questo momento richiede urgentemente risuonano con le riforme socialiste per le quali Sanders ha lavorato anni o, in alcuni casi, decenni.
Una crisi di salute pubblica di questa portata è come una cartina di tornasole che rivela le fratture del sistema. Non è mai stato più evidente che l’assistenza sanitaria in questo paese è inadeguata e barbaricamente diseguale, e che decine di milioni di persone vivono al limite del tracollo finanziario. Non è mai stato più chiaro il motivo per cui la nazione ha bisogno di una rivoluzione politica come quella sostenuta da Sanders. Un titolo recente dell’Independent diceva: «Per ironia della sorte, le politiche di Bernie Sanders avrebbero potuto salvarci dal Coronavirus». Ma non deve essere ironico, si può ancora fare. Se andrà tutto bene, questa crisi aiuterà milioni di persone a capire che l’ostilità di Biden per la creazione di un vero stato sociale è irragionevole e letteralmente mortale.
Per quanto disastroso possa sembrare Covid-19, la crisi offre a Sanders un’impareggiabile opportunità di rilanciare la sua campagna. Secondo i sondaggi, la grande maggioranza degli elettori nel Michigan e nel Missouri si è affidata a Biden per gestire una grave crisi. Il dibattito di ieri, il primo e forse l’ultimo match-to-one tra i due candidati, ha offerto a Sanders la possibilità di invertire questa percezione e dimostrare quanto Biden sia impreparato, azzardato e generalmente inadatto a dirigere.
Nel 2016, discutendo in un faccia a faccia con Hillary Clinton a Flint, nel Michigan, prima di ottenere una vittoria a sorpresa nello stato del Midwest, Sanders è stato in grado di utilizzare il format, così come il conservatorismo di Clinton, per apparire lungimirante e decisivo e a far sembrare Clinton indecisa, sfacciata e eccessivamente cauta in un momento di crisi. Mentre Clinton aveva ricevuto gli applausi per la sua risposta a una domanda sul ripristino della fiducia nel governo, Sanders aveva incassato quattro serie separate di applausi del pubblico per una risposta della metà della lunghezza.
In altre parole, quel dibattito ricorda le conferenze stampa sul Coronavirus di Biden e Sanders. La reticenza di Clinton nel chiedere un’azione pubblica audace – prodotto dello stesso approccio politico introdotto da Biden negli anni Ottanta – aveva funzionato contro di lei in un momento di crisi, mentre le richieste più ambiziose di Sanders si adattano perfettamente al momento. Adesso l’avversario di Sanders è un democratico altrettanto conservatore e allergico all’azione di governo, uno che una volta ammonì l’anziano statista democratico Hubert Humphrey per il fatto di non essere «a conoscenza della capacità limitata del governo nell’affrontare i problemi delle persone». Questa volta, Sanders deve sfidare un rivale che non solo ha l’abitudine di dimenticare il nome del suo migliore amico e per quale carica si sta candidando, ma che tende a dare risposte incoerenti e sconclusionate quando viene privato di un tele-suggeritorie. E questa volta, la crisi non sta colpendo una sola città, ma l’intero globo e la sua economia. C’è la possibilità di ridefinire la corsa. Ma Sanders deve togliersi i guanti. Dopotutto, in questa elezione sono in gioco cose più grandi della sua amicizia con Joe Biden.
* Meagan Day e Branko Marcetic sono entrambi staff writer di Jacobin Usa. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.
La rivoluzione non si fa a parole. Serve la partecipazione collettiva. Anche la tua.