
Cosa significa l’exploit di Bernie in Nevada
Sanders ha vinto ancora. Questa ennesima affermazione ha una composizione sociale e produttiva che porta alla nomination e che potrebbe condurre fino alla Casa Bianca
La schiacciante vittoria di Bernie Sanders nei caucus del Nevada rappresenta molto più di un salto da gigante verso la nomination del Partito democratico.
Sanders è, ovviamente, il favorito per vincere alla convention di Milwaukee. Ma uno sguardo più attento ai numeri e ai dati demografici dello «Stato d’argento» rivela molte più cose: i germogli di un nuovo elettorato in crescita e un fondamentale riallineamento nella politica statinitense. Un nuovo partito, immerso nella working class e impegnato nella politica egualitaria, sta sbocciando rapidamente dal guscio di quello vecchio.
Anche se recenti sondaggi mostrano che Trump si rafforza nella Rust Belt, la vittoria di Sanders in Nevada disegna a una nuova mappa elettorale che potrebbe essere la chiave non solo per sconfiggere Trump a novembre ma per ricostruire un movimento operaio negli Stati Uniti.
Il Nevada, a differenza dello Iowa e del New Hampshire, non è dominato da un elettorato anziano, ricco e bianco. Anche se è uno stato in cui prevale il lavoro garantito come gran parte della Sun Belt, è una roccaforte del lavoro con una densità sindacale superiore alla media grazie in gran parte alla potente Culinary Workers Union che rappresenta sessantamila membri e che garantisce una forma di mobilità sociale della classe operaia quasi sparita nel resto degli Stati Uniti.
Ma dopo il crollo economico del 2007-2008, il Nevada è stato lo stato più colpito dai pignoramenti e da allora ha visto una crescita dei salari inferiore rispetto al resto paese. In molti modi, rappresenta perfettamente il dinamismo sociale contrastato della coalizione di Sanders. A differenza delle ricche regioni metropolitane che trovano conforto nelle assurde banalità o nella sprezzante disprezzo dei sindaci Pete e Mike, rispettivamente, il Nevada è immune dall’incantesimo anti-Sanders lanciato dall’élite del Partito democratico. La necessità di un’insurrezione di sinistra all’interno del Partito democratico nello Silver state è nettamente ambivalente, ma è entrata nel senso comune.
Con gli elettori latinoamericani che costituiscono un quinto dell’elettorato del Nevada, lo stato ospita anche una vasta popolazione immigrata della classe operaia concentrata nel settore dei servizi. Bernie che ha ottenuto i voti di questi elettori (in modo spettacolare) e ha dimostrato di essere l’unico candidato in grado di ricostruire una maggioranza democratica in un contesto di elettorale liquido. Come la coalizione del New Deal prima di lui, il successo di Sanders si è basato in gran parte sulla sua capacità di attrarre molti lavoratori immigrati, che spesso sono nuovi elettori. E questi elettori sembrano sempre più fedeli alla sua rivoluzione politica.
In effetti, da molti punti di vista il Nevada assomiglia molto più a un microcosmo degli Stati Uniti rispetto alle sfide finora disputatesi. Non solo in termini di razza e demografia etnica, ma in termini di composizione politica.
Bisogna poi considerare che il Silver state conta un gran numero di elettori che mostravano disaffezione verso il Partito Democratico. Solo nell’ultimo decennio il numero di sedicenti non votanti – che non significa né repubblicani né democratici – era cresciuto dell’89%, costituendo oltre il 20% dell’elettorato totale del Nevada. Qui i non schierati non possono votare nel sistema di caucus chiuso del Nevada, riflettono una tendenza più ampia di elettori disgustati da entrambi i principali partiti ma attratti da candidati esterni (come Sanders).
E come il paese in generale – ma a differenza dei ricchi sobborghi intorno a Washington e New York – gli elettori del Nevada reclamano grandi cambiamenti. In un sondaggio della Suffolk University di gennaio, il 58% dei potenziali caucus del Partito democratico aveva valutato il supporto per Medicare for All come molto importante, il 52% aveva considerato allo stesso modo le tasse universitarie gratuite e un 61% desiderava che il candidato democratico rilanciasse sulle tassazione ai ricchi. Queste forti maggioranze sono esattamente il motivo per cui il «Presidente Bernie Sanders» sembra essere così attraente.
La forza di Trump nel Midwest è innegabile, ma se il Nevada rappresenta il presagio di un nuovo elettorato della working class, stiamo iniziando a vedere come il percorso di Sanders alla Casa Bianca potrebbe distinguersi dai suoi rivali come la sua politica: il Sun Belt, con Bernie sul biglietto, potrebbe essere in gioco come mai da decenni.
Il New Deal fu reso possibile da un nuovo elettorato. Come l’ingresso di massa nella politica degli immigrati dell’Europa orientale di prima e seconda generazione ha portato Roosevelt (e il Cio) al potere, i latinoamericani – che sono solidamente accanto a Sanders – potrebbero essere la forza che introduce negli Stati Uniti il socialismo democratico.
Il forte appello alle risorse esterne e indipendenti di Bernie e la sua piattaforma focalizzata sulle questioni dei lavoratori sta conquistando elettori, nuovi, non schierati finora, giovani e migranti della working class. Non è solo una coalizione adatta a vincere i caucus del Nevada: indica la strada a Bernie Sanders per diventare presidente.
Ammettilo, establishment democratico: ora è il suo partito.
* Dustin Guastella è dirigente del Local 623 dei Teamsters di Philadelphia. Connor Kilpatrick è story editor per Jacobin. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano Santoro.
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